Vino, un bicchiere non fa male – Di Giuseppe Casagrande

Un consumo moderato, soprattutto nelle popolazioni mediterranee e nelle persone più anziane, è un fattore che diminuisce il rischio di malattie cardiovascolari

Le uve dei vini rossi sono ricche di polifenoli e antociani.

Ne abbiamo parlato più volte. Un consumo moderato di vino non fa male. Anzi un bicchiere di vino ai pasti, in particolare un bicchiere di vino rosso, può far bene al cuore soprattutto agli anziani. Lo dicono da tempo molte ricerche e lo conferma lo studio di un gruppo di ricercatori italiani pubblicato dalla rivista scientifica internazionale Nutriens dal titolo «Moderate Wine Consumption and Health: A Narrative Review».
 
Lo studio conferma che il vino, se consumato consapevolmente e in dosi moderate, non solo non aumenta il rischio di malattie cronico-degenerative, ma è anche associato a possibili benefici per la salute, soprattutto se inserito nel quadro di una Dieta mediterranea.
Il vino, grazie ai polifenoli e agli antiossidanti, contribuisce a diminuire il rischio legato alle malattie cardiovascolari, al diabete e ai disturbi neurologici. Ciò vale, in particolare, per chi beve un calice di vino ai pasti.
 
«L'alcol ha un effetto vasodilatatore - ha aggiunto il cardiologo prof. Hugo Saner professore emerito della facoltà di Medicina dell'Università di Berna - e può avere un impatto positivo sulla salute del cuore se consumato con moderazione».

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Un calice di vino rosso, durante i pasti, non fa male.

 
 Dalla Spagna un importante studio sul consumo moderato di vino 

Un'altra importante conferma sui benefici di un consumo moderato di vino che contribuirebbe a diminuire il rischio di malattie cardiovascolari arriva dalla Spagna.
Uno studio pubblicato dall'European Heart Journal ribadisce come un consumo da leggero a moderato di vino, misurato attraverso un biomarcatore urinario oggettivo, può diminuire il rischio di contrarre malattie cardiovascolari in particolare in una popolazione mediterranea più anziana.
Lo studio, guidato dalla dottoressa di ricerca in Cibo e Nutrizione all’Università di Barcellona, Inés Domínguez-López, ha analizzato l’associazione tra l’acido tartarico urinario, ritenuto «un biomarcatore oggettivo del consumo di vino», e il rischio di eventi cardiovascolari clinici.

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Il prof. Ramon Estruch del dipartimento Alimentazione e invecchiamento presso l’Università di Barcellona.
 
 La correlazione tra i livelli di acido tartarico urinario e il consumo di vino 

La ricerca ha coinvolto 1.232 partecipanti, di cui 685 con diagnosi di malattie cardiovascolari e un campione casuale di 625 individui, inclusi 78 casi sovrapposti.
I risultati hanno evidenziato una correlazione significativa tra i livelli di acido tartarico urinario e il consumo di vino auto-riferito, con uno standard di correlazione pari a 0,46.
Per affinare i modelli di rischio, i ricercatori hanno suddiviso i partecipanti in cinque categorie basate sull’escrezione urinaria di acido tartarico. Concentrazioni comprese tra 3 e 12 microgrammi per millilitro (equivalenti a circa 3-12 bicchieri di vino al mese) e tra 12 e 35 microgrammi per millilitro (circa 12-35 bicchieri/mese) sono risultate associate a un rischio cardiovascolare significativamente ridotto.

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 Le prospettive di un consumo responsabile all'interno della Dieta mediterranea 

«Questo studio esamina l’importanza del consumo moderato di vino all’interno di un modello alimentare sano, come la Dieta mediterranea. Finora credevamo che il 20% degli effetti benefici della Dieta mediterranea potessero essere attribuiti al consumo moderato di vino. Lo studio contribuisce a una comprensione più approfondita del ruolo del vino nella promozione della salute cardiovascolare, fornendo nuove prospettive sul consumo responsabile all’interno di un approccio alimentare equilibrato» ha concluso in una nota uno degli autori dello studio, il prof. Ramon Estruch del dipartimento «Alimentazione e invecchiamento» presso l’Università di Barcellona.

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Giuseppe Casagrande - [email protected]

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