Storie di donne, letteratura di genere/ 582 – Di Luciana Grillo
Francesca Monaco, «Paolina Leopardi. All’ombra del poeta» – Mi è sembrato giusto dedicare la Giornata della Poesia 2025 a una donna vissuta all’ombra di Giacomo

Titolo: Paolina Leopardi. All'ombra del poeta
Autrice: Francesca Monaco
Editore: Morellini, 2025
Genere: Narrativa femminile di ambientazione storica
Pagine: 224, Brossura
Prezzo di copertina: € 20
Il 21 marzo si celebra la Giornata della Poesia ed io, piuttosto che parlare di Poesia tout court (con un giorno di anticipo) ho optato per la prosa… ma una prosa speciale, quella raccontata nella biografia di Paolina Leopardi, sorella di Giacomo, scritta con abilità da Francesca Monaco che coglie l’attimo, nelle prime pagine, in cui Paolina si chiede come possa vivere senza il suo amato fratello.
Il rapporto fra Giacomo e Paolina è stato intenso e affettuoso, reciprocamente protettivo, fatto non solo di affetto fraterno, ma di giochi, complicità infantile, tenerezza.
Il libro si apre con versi scherzosi dedicati da Giacomo a Paolina, a proposito dello studio del latino: «…la Grammatica Latina / molto incomodo a ognun dà, / e assai dura vi parrà…».
Qualche capitolo si apre con versi di Giacomo, quelli che hanno carattere privato, quelli che sono rivolti ai familiari, a Paolina, definita anche «signora contessa», a don Paolo Leopardi; e poi ci sono le lettere di Paolina a Giacomo, che lei chiama anche Muccio: «Giacomuccio mio,… è inutile dirti che io ti voglio sempre ben, che sempre mi pesa, e mi affligge la tua lontananza…» e quelle di Giacomo a Paolina: «…stammi più allegra che puoi, ed aspettami, ch’io ti consoli a voce…», «...si può ben credere che un giovane di talento… dopo essersi divertito assai… e dopo essersi annoiato della galanteria… senta il bisogno di una che lo ami da vero, e che unisca alla gioventù il buon cuore e la capacità del sentimento…».
Giacomo vuole che sua sorella sia felice, la invita a sposare il giovane Roccetti, con lei parla del contrastato matrimonio del loro fratello Carlo con la cugina Paolina, insieme riflettono sulle discussioni nate in famiglia: «È molto triste che il matrimonio sia solo una questione di interessi, di interminabili transazioni economiche sull’ammontare della dote, su garanzie e modalità di pagamento… Questo è il tempo in cui le donne contribuiscono alla formazione di piccoli o grandi patrimoni, attraverso le unioni coniugali», si chiedono dove sia finito l’amore…
E quanto al rapporto di Giacomo con Recanati, Paolina sa che le sue sono state delle fughe, «alla sua partenza nostro padre non ha avuto neanche il coraggio di assistere. Forse ci eravamo tutti illusi che stavolta sarebbe rimasto con noi, e invece…»
Giacomo ha bisogno di sentirsi libero, «non approva le idee di Monaldo,… le idee conservatrici e l’intransigenza cattolica», mentre in casa sente che gli manca l’aria.
Anche il fratello Pierfrancesco se ne va, quel figlio su cui Monaldo contava per l’avvenire.
Intanto la salute di Giacomo peggiora, la notizia della sua morte arriva tramite lo zio Carlo Antici: Paolina si sente morire.
Nella seconda parte del libro, la vita di Paolina sembra cambiare: indossa abiti che le piacciono, sopporta con coraggio il dolore della perdita di genitori, fratelli, cognate, nipotini, viaggia, si incanta davanti alla bellezza di Firenze, ritrova i luoghi decantati da Giacomo, approfondisce i legami di amicizia.
Sempre ricordando con rimpianto il caro «Muccio», come scrive all’amica Marianna Brighenti a due mesi dalla morte del fratello: «…io non mi trovo pace, né mi pare che mai troverolla… mi pare cosa impossibile che dopo aver passato sette anni nella speranza di rivedere in ognuno di essi il mio caro Muccio, non debba vederlo più, mai più a questo mondo!».
Rivedrà la tomba quando dopo trenta anni andrà a Napoli dall’amica Alfonsina e si recherà alla piccola chiesa di San Vitale a Posillipo, accompagnata da Giuseppe Ranieri, fratello di Antonio che era stato l’ultimo grande e sincero amico di Giacomo; ripercorrerà la via delle Rimembranze a Pisa, insieme a Felice Tribolati, intellettuale pisano «devoto fin dalla giovinezza alla memoria e alla poesia di Leopardi» e ritroverà Teresa Lucignani, ormai vecchia, ma con i «segni di un’antica bellezza» sul viso solcato da rughe profonde: con lei parla degli amici di Giacomo, delle sue abitudini alimentari, dei suoi occhi tristi…
A Firenze Paolina, raggiunta dall’amata cognata Teresa Teja, chiuderà gli occhi per sempre, mormorando in un sussurro: «…e il naufragar m’è dolce in questo mare».
A Paolina Leopardi vissuta all’ombra di Giacomo mi è sembrato giusto dedicare la Giornata della Poesia 2025.
Luciana Grillo - [email protected]
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