Storie di donne, letteratura di genere/ 577 – Di Luciana Grillo

Antonella Sbuelz, «Il movimento del volo» – Storie di donne dentro la Storia: quattro figure femminili che ci accompagnano lungo il Novecento

Titolo: Il movimento del volo
Autrice: Antonella Sbuelz
 
Editore: Vallecchi Firenze, 2025
Genere: Narrativa femminile contemporanea
 
Pagine: 290, Brossura
Prezzo di copertina: € 18

 
Questo romanzo intenso e avvincente è stato pubblicato nel 2007, ha ricevuto Premi importanti ed è stato più volte presentato dall’autrice nelle scuole e discusso con gli studenti.
Dopo parecchi anni, ecco una seconda edizione che evidentemente ha subito alcune modifiche e degli approfondimenti, ma in realtà la storia delle quattro donne intorno alle quali ruotano gli eventi della grande Storia è rimasta la stessa: Rachele, Livia, Anna ed Emma attraversano «il secolo breve» senza incontrarsi, eppure alla fine il cerchio si chiude, Livia ed Emma in qualche modo concludono la storia.
 
Rachele, perso il figlio tanto atteso, aspetta il ritorno di Dante in guerra sul Carso.
È il 1917, Dante «si è rivisto bambino, nella casa colonica dei nonni: l’intrico di rami di glicine in un pergolato che ripara, la fionda a sbucargli da una tasca, un grappolo di uva fra le mani a impiastricciare i polpastrelli e a spegnere in dolce la fame».
 
Ada – sempre nel 1917 – fugge in treno con i figli Bianca e Sandro. È incinta, il marito lontano, una gravidanza quasi al termine, Bianca Maria «otto anni appena compiuti – e si vede che è già una donna, nel sostegno e negli sguardi che offre in silenzio alla madre, quasi intuendone i bisogni e traducendoli in gesti di aiuto».
Dieci anni dopo, Livia, la bimba di Ada nata in treno, rivela un carattere forte e deciso, ama «scrivere, leggere, contare», e per solidarietà con la compagna di scuola Olga taglia le sue trecce «trinciate come ali di pollo, raccolte dentro quei due fiocchi rossi che sembrano straccetti per un toro».
 
Il maestro la punisce, ma «non è da trasgressioni senza peso che a volte il dissenso si scatena, che la disubbidienza prende forma per diventare aperta ribellione?».
Livia non può decidere della sua vita, il padre le impone di interrompere gli studi, Caterina – la nuova moglie del padre – è d’accordo, «con tutto quel lavoro, e in tempi di magra come questi…», ma Livia legge con passione, scopre Una donna di Sibilla Aleramo, si chiede «Come sarà una donna che scrive libri, che costruisce vite e personaggi, che fa quel lavoro da uomini e magari anche meglio di loro?... e si ritrova a pensare che quando si resta chiusi in casa si rischia di scambiarla per il mondo, ma appena fuori dalle proprie mura ci si accorge che la propria casa è il mondo».
 
Anna è la figlia di Teresa, che ha subito la violenza del padrone. Anche Anna aspetta un bimbo, questa volta però figlio di un vero amore, Luca che «per la prima volta nella vita, capisce esattamente cos’è il sacro. Cos’è, e dove si trova. Il sacro è lì, nascosto da un maglione, nella pancia che cresce di Anna, in quel lievitare di vita che è di natura e mistero e che dà un orizzonte tutto nuovo al tempo e allo spazio attorno a lui».
La bimba nasce, si chiama Emma, Luca muore, «ma nessun urlo, nessun cedimento. Nessun venir meno di coscienza. Anna resta immobile, in silenzio. Poi prende in braccio la bimba e la culla con un ritmo sussultato».
 
La storia di Emma si dipana fra l’aprile 1945 e il settembre 2003, il mondo cambia velocemente mentre Emma diventa donna: «è lì, in quel bar, rigida e in piedi, col gelato a limone e cioccolato che gocciola sul mio vestito a quadri, è in quell’esatto istante, a quindici anni, che qualche cosa smotta, dentro di me».
Studia, si laurea, si avvicina al terrorismo, ha un compagno – Lapo, figlio di Livia – e una bimba – Irene –, finisce in prigione, esce a pena scontata e Lapo è lì ad aspettarla, «ritto sul marciapiede, un po’ basito, stringeva in mano un rametto di mimosa… a casa, ad aspettarmi, tu e Livia…».
 
A Irene, Emma racconta la storia delle tre donne; a Irene, ricoverata nel centro psichiatrico di diagnosi e cura, a Irene che è «il mosaico finale».

Luciana Grillo - [email protected]
(Recensioni precedenti)

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