Storie di donne, letteratura di genere/ 576 – Di Luciana Grillo

Daniela Gambaro, «Verdissime» – Una raccolta di racconti sull'infanzia e sull'adolescenza, sulla difficoltà di prendere posto nel caos della vita adulta

Titolo: Verdissime
Autrice: Daniela Gambaro
 
Editore: Nutrimenti, 2024
Genere: Racconti brevi
 
Pagine: 224, Brossura
Prezzo di copertina: € 18

 
Il titolo anticipa un aspetto comune alle protagoniste dei racconti: l’età. Sono bambine, adolescenti, giovani donne quelle di cui scrive Daniela Gambaro, con garbo, con attenzione, con un po’ di ironia e un sorriso leggero, con emozione…
Ogni racconto, una storia: la ricerca di una mamma perduta, il tentativo di rendere felici i genitori, il primo bacio, il rapporto fra sorelle, le amiche e tanto altro leggiamo di pagina in pagina, vediamo le piccole protagoniste diventare donne, ci inteneriamo pensando agli incontri con i compagni di classe, quando «passavamo le ore a raccontarci come funzionava a casa la tal questione o quell’altra, che regola vigesse in un caso e quale eccezione comportasse».
 
Silvia, nel racconto L’anno del bambino, mette a confronto la sua famiglia con quella di Lisa e Luca, «adoravo il coraggio di Lisa, che era consapevole delle conseguenze ma si concentrava sul divertimento che poteva trarre.
«A me era stata sempre insegnata la prudenza, quindi trovavo inebriante ogni occasione di ignorarla: mi terrorizzava e mi eccitava allo stesso tempo, attraendomi inesorabile.»
 
Silvia, abituata dai genitori alla compostezza, ad atteggiamenti quasi da adulta, quando «per colpa di Luca» si era fatta male, con conseguente cicatrice sulla fronte, l’aveva nascosta con una frangia per evitare che la mamma la vedesse: a lei «quella cicatrice piaceva, mi ricordava una giornata speciale, che raccontava esattamente quello che ero: una bambina che voleva smettere di avere paura di tutto, e che ogni tanto ci riusciva».
 
In un altro racconto, Primo bacio, le protagoniste sono due sorelle, Beatrice, la più grande che «deve avere tutto sotto controllo, per non perdersi la minima occasione di
divertimento», e Lea, docile e obbediente, che rimedia «una gomitata nelle costole» quando, a un invito di alcuni ragazzi un po’ più grandi di loro e appena conosciuti, dice «che avremmo chiesto ai nostri genitori…».
 
Su iniziativa di Beatrice, si allontanano dall’albergo dove soggiornano e in taxi raggiungono i ragazzi, senza aver detto nulla ai genitori.
Lea ha cercato di opporsi, ma Beatrice l’ha convinta. La serata è piuttosto avventurosa, Lea forse ha dato il suo primo bacio a Jochen, ma è preoccupata per Beatrice…
«Non avevo più ripensato a quel bacio, non ne avevo avuto il tempo… Conservavo qualche immagine di particolari ingranditi del viso di Jochen… sapevo che doveva esserci stato un bacio da qualche parte, tra la visione della sua narice vicinissima e il ritorno di Harald al bancone…».
 
Il racconto che dà il titolo al libro, Verdissime, è ambientato in una palestra, diretta da Daniela. Giuditta, «l’allieva più riottosa, si rintana difesa da una fortezza di spalliere…così da mantenere le distanze da tutti».
È scontrosa, sembra che non abbia voglia di fare gli esercizi, la guardano tutti con curiosità, finché una di loro non rivela il peso che grava sull’anima di Giuditta.
 
Tutti i racconti meriterebbero una citazione, ma lascio a chi leggerà il piacere di conoscere queste verdissime e chiudo con un breve cenno all’ultimo racconto – Quale mondo –  che ha come protagonisti giovani moldavi che cercano di raggiungere l’Italia: «Axenia imparò che oltre a Roma, dove lei era attesa, in Italia esistevano Cremona, Padova e Orvieto… Mihail, che sapeva molte cose dell’Italia, spiegò che gli uomini italiani erano fiacchi perché mangiavano solo insalata e non avevano più la forza per i lavori manuali, il che era un bene per loro che arrivavano e cercavano un mestiere.»
 
E poi, «se Axenia, Galina o Viorika avessero trovato lavoro come bambinaie, guai a baciare i bambini degli italiani, che erano gelosissimi ed erano capaci di licenziarti o di denunciarti alla polizia»…
Il viaggio è interminabile, si intrecciano amicizie e si raccontano vite e, a volte, si ritorna a casa.
 
Luciana Grillo - [email protected]

(Recensioni precedenti)

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