Storie di donne, letteratura di genere/ 571 – Di Luciana Grillo
Isabel Burton, «Verso l’India. 1879» – Benché scritto più di cento anni fa, questo diario di viaggio è estremamente interessante
Titolo: Verso l'India. 1879
Autrice: Isabel Burton
Traduttrice: Simona Bauzullo
Editore: Lorenzo de Medici Press, 2024
Pagine: 180, Brossura
Prezzo di copertina: € 18
Isabel Burton e suo marito Sir Richard Francis Burton il 5 dicembre 1875 partono per un lungo viaggio che li porterà in India, dove lo stesso Sir Richard Francis «aveva trascorso diciannove anni nell’esercito di Bombay, di cui otto in servizio attivo».
Non tutto è semplice, l’inizio del viaggio è accompagnato da una fitta nevicata, fino a Boulogne; poi con la Ligne du Nord la coppia si muove verso Parigi.
E qui Isabel Burton si rivela per noi degli anni 2000 di straordinaria attualità, quando scrive: «Possano non veder mai realizzata la loro follia coloro che propongono di scavare un tunnel sotto la Manica. Sarebbe molto meglio concedere a una donna anziana di soffrire di mal di mare per un paio d’ore, piuttosto che sprecare milioni per costruire qualcosa al cui ingresso dovremmo sempre richiedere un Woolwich Infant».
Una volta arrivati nella capitale francese, Isabel sottolinea «i cambiamenti radicali degli ultimi cinque anni… è impossibile passare un giorno a Parigi senza sentire e parlare di politica… i francesi sono sempre imbronciati, specialmente con la perfida Inghilterra che li aveva soppiantati in Egitto… Se fossi un uomo dovrei discutere una volta al giorno per le azioni del mio stesso partito, ma essendo una donna, posso solamente usare la mia lingua e gettare caustiche bollenti sull’infelice trasgressore che si spinge fin troppo a sperare che, essendo solo una donna, io non riesca a vedere in fondo al pozzo…».
Dopo la Francia, la coppia attraversa l’Italia, passando per Torino che «può vantarsi di essere tra le più importanti città italiane moderne», costeggiando il lago di Garda, sostando a Milano, «città più civile e gioiosa d’Italia», a Venezia, in cui si sentono odori assai sgradevoli e dove «c’è poca modernità», a Trieste che «ha tre città e tre razze… tre venti… principale porto austriaco… per quanto ricca, vuole ancora tutti i miglioramenti moderni… In due punti Trieste può vantare una preminenza. Il primo è la Borsa (Tergesteo)…, il secondo è il nuovo Palazzo Comunale… appartiene a quell’ordine che ho sentito chiamare niente di bastardo” Trieste è bellissima: non conosco panorama più affascinante di quello delle Alpi Carniche dalle rive di Trieste…».
Il viaggio prosegue verso Port Said a bordo della Calypso, è il I° gennaio 1976, Isabel cita la città di Brindisi, «le bianche scogliere e gli anfratti azzurri di Zante», Creta e Gavdo, i versi di Ovidio, non ci restava altro che il mare blu e l’aria azzurra.
Nel pomeriggio del settimo giorno, ecco Port Said, «due città adagiate su una distesa di sabbia, con in mezzo una sgradevole laguna stagnante», poi si riparte, si vede il golfo di Aqaba, il mar Rosso, il Monte Sinai, «la turbolenta e fanatica cittadina di Yanbu», il porto di Medina e Gedda, «la città più bella che abbia mai visto… le case sono talmente bianche e stravaganti da farla sembrare un antico modello scolpito in avorio antiquato…, le case sono fatte di corallina bianca… Vi sono tre Consoli…».
L’autrice descrive luoghi e persone, eventi epocali come la soppressione della tratta degli schiavi voluta dagli inglesi e il massacro di Gedda del 1858, il trasporto dei pellegrini al ritorno dalla Mecca, i cambiamenti metereologici «che potrebbero diventare deleteri se portati all’estremo» (altro argomento di attualità!).
Altra tappa è Aden, «un luogo selvaggio e desolato» dove la coppia incontra la signora Schneider, moglie del governatore, prima di ripartire e trovare tempo cattivo: «è molto spiacevole non essere in grado di rimanere in piedi o camminare, leggere o scrivere e barcollare ed essere sballottolati di qua e di là» mentre i pellegrini, ammassati in affollati «recinti da bestiame», sono amorevolmente curati da Isabel che anche di notte li assiste e li veglia.
Il 30 gennaio si approda a Bombay - «brutta copia di Rio de Janeiro» - il 2 febbraio si scende finalmente a terra, con tempo burrascoso e bandiera gialla issata sulla nave soltanto perché il comandante non capiva la lingua e aveva risposto «Sì» alla domanda del pilota indiano se a bordo ci fossero malattie.
Numerosi amici accolgono la coppia, mostrano a Isabel la città, i suoi poveri, le scuderie di Ali Abdullah, le grotte di Elephanta, le feste religiose, Kolaba e la foresta di palme.
Lo spettacolo forse più bello che Isabel abbia mai visto è il ricevimento di un matrimonio…e il soggiorno continua fra vaccinazioni contro il vaiolo e feste in giardino, balli e corse di cavalli, escursioni nella giungla e visite a chiese cattoliche e protestanti, come al convento di Gesù e Maria che ospitava donne indigenti e dove le suore aiutavano gli orfani a non vergognarsi di lavorare onestamente.
E il viaggio continua….
Benché scritto più di cento anni fa, questo diario di viaggio è estremamente interessante, attuale per certi versi, ricco di suggerimenti per chi voglia raggiungere l’India affascinante e lontana.
Luciana Grillo - [email protected]
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