Storie di donne, letteratura di genere/ 569 – Di Luciana Grillo
Lucia Coppola, «Sono tornate le formiche ma tu non ci sei» – Il dolore raccontato con tenerezza, perché «l’amore è sempre per sempre»
Titolo: Sono tornate le formiche ma tu non ci sei.
Lettere da quaggiù
Autrice: Lucia Coppola
Editore: Independently published 2024
Pagine: 152, brossura
Prezzo di copertina: € 14,99
Un uomo molto amato che muore, una moglie devastata dal dolore, figli e nipoti disorientati… la moglie gli scrive lunghe lettere, dense di ricordi.
Potrebbe essere questa una sinossi di «Sono tornate le formiche ma tu non ci sei», ma non risponderebbe a verità perché questo libro – dedicato al marito Fausto da Lucia – è invece un testo che si legge semplicemente, come semplice e forte è stato il legame fra due persone che da giovanissime si sono incontrate, si sono innamorate, hanno costruito una famiglia sana e serena, pur fra immancabili difficoltà, sono rimaste insieme per più di cinquanta anni, crescendo all’unisono, rispettando fino in fondo il carattere, le esigenze, gli interessi dell’altro/altra, fino a una «appassionata maturità».
Lucia racconta che si scrivevano poesie, che se le raccontavano, che gioivano del sostegno che loro – poco più che adolescenti – ricevevano dai compagni del Movimento Studentesco, che curavano i loro bambini con infinita tenerezza, che si sostenevano a vicenda…
«Mi hai sempre incoraggiato, amore, nel mio lavoro di insegnante, in politica, nella scrittura. In tutte le mie molteplici attività e interessi che ogni tanto ti facevano esclamare: Non so come fai a vivere!. Ti dispiaceva che non mi risparmiassi, che non mi fermassi a riprendere fiato, che non fossi mai capace di dire qualche no, che mi riducessi uno straccio alla fine della settimana, che mi spendessi per tutti senza rendermi conto che gli anni passavano e che dovevo avere più cura di me».
Ora che Fausto non c’è più, Lucia ricorda i loro viaggi, i gesti di cura e l’amorevolezza, le liti stupide – quei «siparietti che i figli paragonavano a quelli fra Jack Lemmon e Walter Matthau» -– le riappacificazioni («Credo che la forza di questo nostro amore siano state la capacità di perdonarci, la compassione, un’amicizia profonda e la stima reciproca»), le vacanze con figli e nipoti.
Lucia, pur con fatica, vuole conservare le vecchie abitudini, prepara ogni sabato il pranzo per tutti e figli e nipoti occupano a turno il posto che a tavola occupava lui che, da ragazzo, andava a trovarla a Tremosine, dove la prozia Ida, vedendolo infreddolito e assonnato, gli offriva un buon caffè e poi chiamava Lucia dicendole:
«È rivà el todesc!» Per i ciociaro-lombardi Fausto, che arrivava dal Trentino, alto, biondo e con gli occhi azzurri era decisamente un tedesco!
Il racconto affettuoso di Lucia ci fa conoscere i gusti di Fausto, che amava la pastasciutta con pomodoro e basilico, le polpette e gli ossobuchi con i piselli, che indossava anche gli abiti smessi dai figli, che suonava il pianoforte, che era gentile e disponibile, che si perdeva nella natura, che amava la neve e il mare…
Per vivere nonostante tanto dolore, Lucia ha letto tutto quanto ha trovato sull’elaborazione del lutto; di grande aiuto sono stati i familiari e le amiche che, fin dai tempi della scuola, le hanno voluto bene.
E poi, i social, tanto spesso demonizzati, le hanno fatto ritrovare persone che non vedeva da tempo o nuove conoscenze che hanno trovato per lei le parole giuste.
Così la vita va avanti, per Lucia e per tutte le persone provate da una perdita grave. Lucia ha scritto con fatica, è riuscita a parlare del dolore con tenerezza, ha espresso nostalgia e rimpianto, ci ha detto che l’amore – come lo intendevano lei e Fausto – è sempre per sempre.
Luciana Grillo - [email protected]
(Recensioni precedenti)