Riva del Garda, Chiesa Santa Maria Maddalena, XIII Secolo

L’antichissima chiesa è in stato di abbandono. L'appello di Elvio Pederzolli, presidente di Trentino Storia Territorio


A due passi da frotte di turisti che salgono al Bastione a farsi i selfie con l'ascensore (ma solo se funziona) un inquietante silenzio, che non è più devozione né rispetto, permea invece la zona di santa Maria Maddalena.
Qui, in rapida successione, troviamo l’antichissima chiesetta dedicata alla santa, lo sconosciuto eremo di San Brizio, il torrione trasformato in chiesetta dedicata a San Giovanni, e resti di antichi villaggi e ulteriori fortificazioni che si spingono sino alla roccia della Rocchettina e che vanno almeno dal tardo antico alla Prima Guerra mondiale.
 
Insomma, un vero e proprio patrimonio, con quella caratteristica, che poi è una costante dell'Alto Garda, di avere luoghi che raccontano più periodi e più racconti in simultanea.
Cosa che noi di Trentino Storia Territorio tentiamo da anni di far capire, accompagnando in primis i bambini delle scuole attraverso i molteplici «racconti» di questa meravigliosa Terra di Mezzo, dove ogni luogo svela vicende inaspettate che partono o portano a volte lontano.
È il caso anche della chiesetta di Santa Maria Maddalena, di cui abbiamo notizie nel Medioevo, ma la cui sacralità, e della intera zona, è ben più antica.

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Tre luoghi sacri e fortificazioni in stretta connessione, in uno spazio ristretto, evocano una «forza» e un interesse incredibile e secolare per questi luoghi. Che abbiamo dimenticato in pochi decenni.
Il vicino ex albergo, che forse nasce sui resti di un antico convento, tace. Ma in molti ancora si ricordano la sua piscina, o la teleferica che vi portava i rifornimenti da via Ardaro.
Ora è tutto silenzio, ma quel silenzio pericoloso, che sa solo di abbandono.
 
E la chiesetta è preda di vandali e ladri, gli antichissimi affreschi sempre più deteriorati.
Il luogo è privato, e da tanti anni ci risulta che la proprietà stia cercando una trattativa con il pubblico per far sì che questo patrimonio torni a risplendere. Noi di Trentino Storia Territorio abbiamo fatto alcuni eventi per raccontare questi luoghi, ci abbiamo condotto troupe televisive e accompagnato finanche Vittorio Sgarbi. Tutti, tutti quelli che hanno visto e potuto comprendere il fascino profondo di questa fascia di terreno attraversata dalla secolare strada della Pinza, ne sono tornati meravigliati e increduli sul come sia possibile che di questi tesori la nostra comunità si sia persa pure la mappa.

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E mentre si parla solo di Bike Festival e della nuova ciclabile, noi non possiamo che tornare a sottolineare la differenza nel muoversi, anche col turismo, tra panorama e territorio.
Le due cose non sono sinonimi. Vivere di soli panorami, per quanto bellissimi, vuol dire promuovere futilità, mentalità da mordi e fuggi, poca attenzione e poco rispetto.
Al contrario, raccontare i territori vuol dire valorizzare, coinvolgere, e inserire nel racconto non solo i panorami, ma luoghi e persone.
Intanto, a due passi dai selfie, il silenzio permea il tutto e chi sa ascoltarlo non potrà che sentire in realtà un profondo eco di dolore di questa terra che offre molto, ma molto di più di quanto siamo abituati a pensare.
 
Elvio Pederzolli, presidente di Trentino Storia Territorio

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