Quella percezione… che ancora non c’è – Di Paolo Farinati
La sicurezza per l’essere umano è sinonimo di libertà e democrazia
Il tema della sicurezza ha accompagnato l’essere umano nei secoli e nei millenni, quantomeno da quando si è organizzato in una comunità e si è dato delle regole di convivenza.
Nel corso della sua vita, quindi, ogni essere umano cerca sicurezza, o meglio cerca una serie di sicurezze, al fine di rendere la sua esistenza serena il giusto.
Parlare di sicurezza oggi, quindi, non è una questione che ci pone nel deserto, non siamo nel nulla, ma abbiamo a disposizione leggi e soggetti che si prendono cura della nostra sicurezza.
La Costituzione italiana e le leggi ordinarie approvate via via dal Parlamento hanno dipinto un quadro assai preciso, dando i dovuti strumenti a coloro che della nostra sicurezza sono i custodi, ovvero le forze dell’ordine e la magistratura.
Certo, mettere a disposizione di questi soggetti maggiori risorse non sarebbe male nella nostra Italia.
Tutto questo, senza togliere ulteriori responsabilità a noi, quali membri di diritto e di dovere di una comunità.
L’argomento sicurezza lo troviamo in più capitoli della nostra vita. Ognuno di noi ricerca la sicurezza della propria salute, ad ogni età e in qualcuno luogo noi si viva. Cerchiamo la sicurezza di un’adeguata istruzione, per acquisire quella conoscenza che ci possa rendere più liberi.
Desideriamo la sicurezza di un lavoro, per conquistare una dignità innanzi a tutti e a tutto.
Pretendiamo la sicurezza della nostra incolumità fisica, per poter vivere ovunque, in città e nella natura, in serenità e senza alcuna paura.
Ricerchiamo la sicurezza di una vecchiaia in una solidale compagnia. E potremmo aggiungere altre ricerche di sicurezza, che ogni donna e ogni uomo desiderano nel corso della propria esistenza.
Spesso il parlare di sicurezza fa paura. Ma non deve essere così.
Diffondere insicurezza e paura ci porta spesso fuori strada, in particolare non ci rende buoni educatori verso i giovani.
Proprio perché l’ambire alla sicurezza significa porre forza e senso di responsabilità nella ricerca di una serie di diritti a cui l’uomo ha sempre aspirato.
E lo ha fatto e continua a farlo mediante la politica, quale governo di qualsiasi polis, grande o piccola che sia.
Il costruire una comunità sana ha bisogno di rispetto, di coraggio, di determinazione, di fermezza, non certo di panico ingiustificato.
E qui non bastano le forze dell’ordine e la magistratura, ci vuole l’impegno di ognuno di noi.
Quali cittadini siamo chiamati responsabilmente in causa, quale cellula fondamentale di quella stessa comunità.
Le cronache ci narrano ogni giorno di guerre, di omicidi, di criminalità, di violenza contro donne e bambini.
La società moderna nel nostro Mondo Occidentale ci ha dato molte opportunità, molte comodità impensabili fino a pochi anni fa, ha allungato la nostra speranza di vita, ma nel contempo ha creato diffuse fragilità e ha dato vita a nuove paure.
Una percezione di insicurezza e di inquietudine che in passato erano in gran parte sconosciute.
Nonostante le nostre comunità fossero mediamente più pericolose.
Ci affidiamo alla giustizia, la vogliamo celere e severa innanzi ad ogni fatto criminale che possa turbare la nostra vita.
Lo chiediamo come cittadini, che esigono e vogliono salvaguardare le molte sicurezze.
È un universale diritto di tutti, sono le fondamenta della nostra libertà e della democrazia.
È giusto rivendicare sicurezza, pretendere autorevole giustizia che condanni colui o coloro che hanno offeso la nostra sicurezza.
Ma questo va fatto senza speculazioni, men che meno politiche. Diffondere strumentalmente falso terrore è l’anticamera di ogni autoritarismo, la storia ce lo dovrebbe aver insegnato.
Tutte e tutti dobbiamo poter vivere in sicurezza. Abbiamo le leggi, le risorse e gli organismi preposti che devono garantircela.
L’imprevedibile è sempre dietro l’angolo, ma prevenire spesso si può.
Le forze dell’ordine e la magistratura hanno la precisa responsabilità di tutelare la legalità e la sicurezza di tutti.
Anche la pubblica amministrazione ha dei poteri – doveri in merito alla sicurezza dei propri cittadini, ne abbia cura.
Sono solo alcuni spunti. Ma devo appellarmi ad un altro soggetto determinante: la nostra comunità.
Certo, ognuno di noi è chiamato in causa, ognuno di noi deve sentirsi coinvolto.
Non bastano le telecamere e le pattuglie delle forze dell’ordine sulle strade e nelle piazze per garantirci una serena convivenza.
Ad ognuno di noi compete il dare uno sguardo anche al di fuori dei propri metri quadri più familiari.
Proprio perché facciamo parte di una comunità, la dobbiamo tutelare, anche segnalando fatti e comportamenti che offendono i valori condivisi.
Quando da bambini giocavamo in piazza e combinavamo una “marachella”, da una finestra partiva sempre una voce:| «Varda che gh’el digo a to mama!».
Bastava questo! Può sembrare un banale esempio, ma ci dà la conferma che vi era una comunità forse più viva.
Cerchiamo di far rivivere questi atteggiamenti. Sono il segno concreto della responsabilità che ognuno di noi deve riservare alla propria comunità, oltre che a sé stesso.
Impegniamoci tutti in questa direzione: cittadini, politici, forze dell’ordine, magistratura.
Ma senza gratuite speculazioni, senza chiusura di parchi, senza squadriglie notturne, bensì con la ferma applicazione della legge, col prevenire meglio, con il dovuto rispetto, con un più forte senso di responsabilità di tutti noi cittadini.
C’è bisogno di una vera educazione alla sicurezza.
Paolo Farinati