Maso Martis sempre più green – Di Giuseppe Casagrande

La «maison» del Trentodoc, certificata biologica dal 2013, ha avviato una innovativa sperimentazione di agro-ecologia per ridurre del 50% i trattamenti fitosanitari

Maddalena Stelzer nel vigneto sperimentale di Maso Martis (foto Alice Russolo).

Sostenibilità ambientale. È la parola più usata (ed abusata) che ci accompagna dall'alba al tramonto e pure a notte fonda nei dibattiti televisivi, alla radio, sui giornali.
Spesso se ne parla anche a sproposito. Il termine indica tutti quei processi atti a salvaguardare il Pianeta con un «utilizzo virtuoso delle risorse attraverso una drastica riduzione delle emissioni inquinanti e uno sviluppo che riesca a soddisfare i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri» (parole della famosa ambientalista norvegese Gro Harlem Brundtland).

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 Le strategie per rendere il Pianeta più sostenibile dal punto di vista ambientale 

Per rendere il Pianeta più sostenibile dal punto di vista ambientale occorre mettere in pratica una serie di strategie, come ad esempio prevedere maggiori aree verdi e ottimizzare la viabilità all’interno degli spazi urbani, il ricorso ad un tipo di produzione industriale che abbia un impatto ambientale legato alle emissioni di CO2 sempre più basso, l'utilizzo di tecnologie «green» e di fonti di energia rinnovabili, oltre all'adozione di stili di vita individuali che prediligano il giusto utilizzo delle risorse a disposizione, minimizzino gli sprechi e prevedano il corretto smaltimento e il riciclo dei prodotti alimentari.

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Alcune fasi del lavoro di rigenerazione agro-ecologica nel vigneto di Martignano.

 
 Riciclo degli scarti alimentari e riutilizzo dei rifiuti come una risorsa 

Dicevamo: riciclo dei prodotti alimentari. È quanto sta facendo Maso Martis, la casa spumantistica di Martignano certificata biologica dal 2013, oggi guidata da due Donne del Vino, Maddalena Stelzer e la sorella maggiore Alessandra. La «maison» del Trentodoc nei vigneti di proprietà ha dato il via ad una innovativa sperimentazione di viticoltura rigenerativa.
Attualmente il test interessa otto filiari di Chardonnay e Pinot Meunier: sono circa 2.000 metri quadrati di vigneto.
Questo approccio rigenerativo ribattezato «agro-ecologia» riutilizza anche alcuni scarti alimentari da utilizzare nei terreni e sul fogliame.
Valorizzare lo scarto come risorsa, anziché rifiuto, è uno dei principi alla base di queste tecniche innovative che si basano sulla relazione mutualistica tra microbiologia e vite.

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Maddalena, Roberta, Antonio e Alessandra Stelzer brindano nel vigneto di Martignano.

 
 Maddalena Stelzer: «Vogliamo creare un ecosistema il più naturale possibile» 

Certificata ICEA dal 2013, l'azienda Maso Martis ha sempre fatto della sostenibilità e della cura della terra una priorità: «Con la viticoltura rigenerativa, alla quale mi sono avvicinata recentemente dopo aver frequentato un corso di Eitfood Education – ha spiegato Maddalena Stelzer – vogliamo integrare la microbiologia benefica nella nostra coltivazione e, attraverso l'analisi del terreno, delle acque e della linfa fogliare durante il ciclo vegetativo, creare un ecosistema il più naturale possibile utilizzando per il trattamento del vigneto alcuni preparati biologici naturali che vanno a riattivare il microbiota suolo/pianta e integrare la pianta aiutando il suo sistema immunitario a contrastare malattie fungine o altre patologie a cui la vite è soggetta».

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I vigneti di Maso Martis a Martignano con la casa padronale e la cantina.

 
 La consulenza tecnica di Mattia Brignoli della fattoria Radis (Val Rendena) 

Con la consulenza tecnica di Mattia Brignoli dlla Fattoria Radis (Val Rendena), Maso Martis sta collaudando un progetto triennale con l’obiettivo, nel 2027, di ridurre del 50% i trattamenti fitosanitari consentiti dalle pratiche dell’agricoltura biologica.
L’obiettivo che Maso Martis si è prefissato è ambizioso: creare un agrosistema più resiliente e ridurre del 50% gli interventi fitosanitari ottimizzando così risorse economiche (con un risparmio di circa 15.000 euro all’anno sull’acquisto di prodotti e trattamenti) e incentivando al tempo stesso un virtuoso sistema di economia circolare e zero rifiuti sul territorio.
 
«Alcuni dei preparati biologici che stiamo mettendo a punto - precisa Maddalena Stelzer - sono creati con scarti alimentari recuperati da aziende alimentari locali. Ad esempio riceviamo gli scarti di pesce da una vicina azienda trentina che ce li offre gratuitamente. In questo modo loro risparmiano sullo smaltimento degli scarti e noi possiamo dare nuova vita a un rifiuto alimentare, reimmettendolo in un circolo virtuoso e a chilometro zero.»

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Alessandra e Maddalena Stelzer, la new generation di Maso Martis.

 
 Un'antica usanza contadina già impiegata in Egitto e dai Romani 

L'utilizzo dell’idrolizzato di pesce come «integratore» per la viticoltura non è una tecnica nuova, ma è stata affinata partendo da antiche usanze contadine già impiegate nelle colture dell'Impero Egizio e dell’Impero Romano.
«Lo zucchero, per osmosi, estrae tutti i liquidi all'interno delle carcasse e degli scarti di pesce, poi inizia una fermentazione batterica lunga 6-8 mesi che trasforma questo scarto in un liquido dolciastro e dal coloro ambrato, una specie di salsa teriyaki per la vite», spiega Mattia Brignoli, tecnico della Fattoria Radis.
Attraverso il processo di fermentazione si estraggono tutti gli elementi benefici presenti nei pesci che sono ricchissimi di azoto, fosforo, potassio, calcio, magnesio e hanno un mix perfetto di tutti i 18 elementi essenziali per la crescita delle piante. Inoltre, i batteri della fermentazione producono vitamine, enzimi, ormoni della crescita e aminoacidi incredibilmente preziosi per le piante.

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L'ingresso della cantina della maison spumantistica di Martignano.

 
 A febbraio le prime operazioni di agro-ecologia, ne seguiranno altre in primavera 

A febbraio sono state fatte le prime operazioni di agro-ecologia e ne seguiranno altre nei mesi primaverili ed estivi, visto che alcuni preparati richiedono dai 6 agli 8 mesi di fermentazione prima di essere applicati: «Sul vigneto di Martignano abbiamo seminato cover crops e dato un ammendante microbico fatto con lettiera di bosco, sale marino integrale e amido. All'interno vi sono quantità enormi di popolazioni batteriche, fungine e lieviti promotori della crescita delle piante e agenti di bio controllo» spiega Mattia Brignoli. «È scientificamente provato che il 90% della mineralizzazione del suolo proviene dalla microbiologia. Senza questo nutrimento le piante non possono procurarsi quello di cui necessitano per essere in salute ed efficientare il loro processo fotosintetico, la sintesi proteica e i processi metabolici.»

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Matteo Ferrari, chef de cave di Maso Martis, con la famiglia Stelzer.

 
 «Papà ci ha insegnato a prenderci cura dei vigneti che sono la nostra casa» 

Si tratta di processi che richiedono tempo e impegno costante, ma soprattutto una predisposizione alla ricerca di strumenti per salvaguardare l’ambiente e la biodiversità, uno spirito che le sorelle Stelzer hanno ereditato dal padre Antonio.
«Nostro padre ci ha insegnato a prenderci cura dei vigneti, che sono anche la nostra casa, ed è stato fin da subito orientato verso la viticoltura biologica» racconta Maddalena. «Tutto quello che Maso Martis è riuscito a fare è frutto del suo grande lavoro, sempre rispettoso della natura, dei vigneti e del territorio; uno stile di coltivazione che voglio continuare a portare avanti con nuove tecniche e innovazioni.»

9-roberta-maddalena-antonio-e-alessandra-stelzer-brindisi-nel-vigneto.jpg9 Roberta, Maddalena, Antonio e Alessandra Stelzer, brindisi nel vigneto.
 
 Alessandra Stelzer: «Noi rimaniamo fedeli alla filosofia del biologico» 

Se il cambiamento climatico obbliga a trovare soluzioni nuove, Maso Martis rimane fedele alla filosofia del biologico: «Lavorare con il metodo biologico significa sfruttare la naturale fertilità del suolo favorendola con interventi limitati, limitando o escludendo l’utilizzo di prodotti di sintesi e degli organismi geneticamente modificati» sostiene con convinzione Alessandra Stelzer. «Per noi è importante che ogni bottiglia rispecchi l’annata nella quale è stata prodotta e il terroir in cui nasce. Per questo abbiamo intrapreso questa sperimentazione con la quale curiamo la salubrità della vigna in un lavoro di gruppo che coinvolge i ragazzi in vigna e anche i nostri enologi in cantina: siamo tutti parte integrante del progetto.»

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Giuseppe Casagrande - [email protected]

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