Martedì 18 marzo arriva a Trento Donato Capece del Sappe

Visiterà la casa circondariale di Spini di Gardolo. Poi conferenza stampa

Martedì 18 marzo 2025, alle 10.30, il segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Donato Capece sarà a Trento in visita al carcere di Spini di Gardolo accompagnato dal Segretario SAPPE del Triveneto Giovanni Vona, dai segretari di Trento David Stenghel e Massimiliano Rosa e dirigenti sindacali regionali e locali. A
l termine della visita, Capece, con la delegazione del SAPPE, incontrerà i giornalisti.
 
«Trento è un carcere che lo scorso 28 febbraio ospitava 362 detenuti: 44 le donne e 207 gli stranieri, in un contesto regionale che vede detenute complessivamente quasi 500 persone, – evidenzia Capece. – La mia, la nostra presenza vuole essere soprattutto una testimonianza e un segnale di solidarietà e di vicinanza alle poliziotte e ai colleghi in servizio a Trento che operano con umanità e grande professionalità.»
 
Altro obiettivo è rilanciare la denuncia per i problemi legati al sovraffollamento e alla mancanza di risorse per far funzionare meglio gli istituti penitenziari.
Per Capece, «sarebbe fondamentale, per dare dignità alla detenzione, che i detenuti lavorassero, tutti, così da non stare tutto il giorno nell’apatia e senza fare nulla.
Il dato oggettivo è che il budget largamente insufficiente assegnato per la remunerazione dei detenuti lavoranti ha condizionato e condiziona in modo particolare le attività lavorative necessarie per la gestione quotidiana di ogni istituto penitenziario (servizi di pulizia, cucina, manutenzione ordinaria del fabbricato) incidendo negativamente sulla qualità della vita all'interno dei penitenziari.»
 
«Mi sembra evidente che se i detenuti fossero impegnati nel lavoro, nello studio e in altre attività, difficilmente ci sarebbero così tanti eventi critici in carcere, – evidenzia il leader del SAPPE. – L’integrità psicofisica dei poliziotti penitenziari impiegati nelle carceri del Trentino-Alto Adige in particolare, è stata messa a dura prova specialmente nei mesi di giugno, luglio ed agosto di quest’anno, con numerose aggressioni subite anche negli ultimi 5 mesi.»
 
Per il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo, «dopo i tanti episodi di violenza di queste ultime settimane, non possiamo che invocare misure di maggiore rigore, per riportare la legalità nelle carceri.
«Chiediamo che i detenuti violenti vengano ristetti in appositi istituti, dove dovrebbero scontare la pena al regime chiuso, con applicazione delle misure restrittive di cui all’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, perché mettono a rischio l’ordine e la sicurezza e, spesso, si avvalgono anche della loro posizione di supremazia nei confronti degli altri reclusi.
«Chiediamo inoltre la dotazione del taser, o di altro strumento simile, affinché gli agenti possano difendersi ed evitare che la violenza dei detenuti venga portata a conseguenze estreme.»