Lo spettacolo di pupi e pupari nella sala ovale – Di C. Scotoni
Trump non apprezza, l’Europa rimane senza parole, Putin fa i salti dalla gioia
Lo show di venerdì scorso nello Studio Ovale, voluto con caparbia da Zelen’skij e patrocinato da Macron, aveva per oggetto un accordo di assistenza profondamente diverso ben da quello commerciale sullo sfruttamento agricolo in cui alcune aziende USA erano subentrate alla corporazione cinese cui nel 2013 era stato ceduto l’8% dell’Ucraina o da quello sulle quote della famigerata Holding Cipriota «Burisma», che controllava i proventi delle pipelines dalla Russia all’Europa e nel cui Consiglio di Amministrazione oltre a Hunter Biden sedevano un ex presidente della Repubblica della Polonia ed un ex capo dell’antiterrorismo della CIA.
Richiamava piuttosto gli accordi del secolo scorso con cui, in occasione delle difficoltà inglesi nelle due guerre mondiali, avevano visto l’Impero Britannico trovarsi a rinunciare in favore di Washington prima alle proprie basi navali sull’Atlantico e poi di quelle sul Pacifico. Rinunciando così ad essere Impero.
L’accordo tra Kiev e Washington sui proventi dei Diritti Minerari è un Accordo tra entità statuali e verrebbe a costituire un concreto Interesse Nazionale USA ai confini della Federazione Russa.
Con tutte le implicazioni del caso, sia per i progetti europei cresciuti sulle ambizioni egemoniche dell’Unione Europea a trazione Franco - Tedesca, che per le pretese che l’asse tra Londra e Varsavia proietta dalla NATO sull’Unione Europea.
Se la pace di Daytona ha regalato agli Stati Uniti la loro più importante base nei Balcani e cambiato il rapporto tra Washington e Ankara, l’accordo con Kiev sui Diritti Minerari si propone di riservare a Washington una sedia di diritto al tavolo della ridefinizione dei rinnovati equilibri tra ciò che sopravviverà nei prossimi mesi a quella crisi dell’Unione Europea che è seguita ai fatti del 2011, all’uscita di Londra da quel progetto e dopo il duro confronto tra Londra e Berlino su Kiev nel 2013 e la fine nel 2024 degli accordi Sykes Picot .
Il «vai avanti tu» preparato con determinazione da Macron nei giorni precedenti, ha visto un Zelen’skij ridotto ormai a rappresentare solo se stesso e forse alcuni dei suoi mandanti, rivendicare come un obbligo di quella Presidenza «l’ombrello di Washington» a fronte delle porte chiuse della NATO e della difficoltà di Londra di farsi carico con efficacia delle proprie promesse. Rivendicando in quel modo la richiesta di un’improponibile continuità tra l’Amministrazione Trump e l’Amministrazione Biden.
In Trentino si direbbe dell’importanza di «attaccare l’asino dove dice il padrone», ma gli stessi garanti che per 8 anni, deliberatamente, tradirono l’ONU sugli accordi di Minsk ora usano Kiev e l’attore lì inviato dopo una specifica serie TV che ne promuovesse l’immagine, per cercare di recuperare quello spazio di manovra che la demenza senile di Biden aveva dato loro e che ora, deboli in casa e deboli fuori, non hanno più.
Chiedere un incontro prima che l’accordo fosse perfezionato e farlo per rilanciare con chi ti ha tenuto al potere e dovrebbe forse garantire la tua sopravvivenza è stata una grossa imprudenza.
A Kiev, al di là della propaganda dei media dell’Unione sul popolo al fianco del Prorogato Presidente, in tanti lo hanno capito e qualcuno della sua maggioranza ha già presentato una domanda di impeachment.
Fa un po’ schifo leggere oggi quelli che sostenevano nel 2022 «i nazisti buoni» discutere compiti di bullismo, di fronte ad uno sgarbo istituzionale gravissimo e cercato con determinazione solo per isolare ulteriormente un’Europa che non merita questa Governance e questa leadership.
La Francia rischia di riportare l’Unione Europea verso una brusca dissoluzione, evitiamo di aiutarla.
Cesare Scotoni