Libri belli per la Giornata Internazionale del Libro, 23 aprile

Mag Burbatti, «Pinocchio Giardiniere» – Valerio Aiolli, «Portofino Blues»

Da qualche anno scrivo articoli in occasione di questa Giornata: ho ricordato dove, come e quando è nata, ho descritto alcune tradizioni gentili, come l’omaggio di una rosa alle lettrici, e così via…
Quest’anno vorrei indicare dei libri particolari, che non posso recensire nella mia rubrica, ma che ho letto con grande interesse e che vorrei suggerire ai miei lettori abituali.
 
Il primo è un delizioso «Pinocchio Giardiniere» che vuole avvicinare i più giovani alla natura, ricordando che il Campo dei Miracoli dove il burattino aveva nascosto le monete d’oro è la Natura che custodisce i semi, che poi germoglieranno e diventeranno alberi che daranno frutti, con un’operosa attività che l’autrice chiama metamorfosi.
 
D’altra parte, «Pinocchio è la metamorfosi di un tronco d’albero che diventa umano», è il prodotto dell’arte di Geppetto che trasferisce la vitalità della pianta al burattino che poi si trasformerà in un bambino… che racconterà la sua storia alla Farfalla dalle ali color amaranto.
 
Accompagnando Pinocchio, piccoli e grandi lettori incontrano le illustrazioni delicate di Edward Andrew Zega e di Bernd H. Dams, tra cui la casa della Fatina dai capelli turchini che trascorreva le sue giornate in un giardino segreto «dove coltivava la rose che spandevano un profumo intenso in tutta la vallata».
 
Questa storia è naturalmente ricca di suggestioni, aiuta a capire come si debba rispettare l’ambiente, quanto possa essere rischioso, ad esempio, tagliare alberi e alberi…privati dei loro rifugi, lupi e volpi accerchiano i tagliaboschi e li obbligano a fuggire.
Anche la Fatina entra nel gioco della metamorfosi, a un certo punto diventa Dafne che poi si trasformerà in alloro, arbusto sacro ad Apollo, amato dai poeti.
 
Il viaggio di Pinocchio continua, tra la Scimmietta teatrante e la Capretta trovata sullo scoglio, il Grillo parlante e la Farfalla; egli cerca la bellezza, ascolta i segreti degli agricoltori, osserva il Cielo e la Luna, che gli «dice quando seminare, innestare, potare, concimare», riflette sull’alternarsi delle stagioni, soffre per la stupidità degli uomini, scopre i tronchi abbattuti da una tempesta e grazie a Geppetto diventati burattini.
 
Questo libro originale e istruttivo, che affascina i ragazzi e li spinge a vedere oltre il burattino di legno, è completato da un breve capitolo che elenca e descrive le «erbe pinocchiare» e i fiori, dal pino al ciliegio, dalla rosa all’aquilegia: quale lettura più di questa può suggerire poeticamente di avvicinarsi al giardinaggio? Di amare e rispettare la natura?
 
Mag Burbatti, «Pinocchio Giardiniere», Nicla edizioni 2024, pagine 116, € 20,00.

 
Nel 2001 un evento colpì gli italiani, la morte della contessa Francesca Vacca Agusta, «la più bella del reame… la bellezza inarrivabile se non per chi era molto più grande e soprattutto più ricco di lui (pensava il giovane Maurizio).
Era la regina di Villa Altachiara… era vita e colori, rispetto a quel marito sempre troppo ingessato nel suo aplomb lombardo e industriale».
Il suo corpo fu trovato in un anfratto della Costa Azzurra.
 
Si riempirono pagine e pagine di giornali, la vita da VIP della contessa fu esaminata al microscopio, si parlò di omicidio e di suicidio, di denaro e di droghe, di amori e tradimenti, di uomini politici sulla cresta dell’onda come Craxi, di magistrati d’assalto come Di Pietro, di attori e cantanti come Walter Chiari, Gino Paoli, Ornella Vanoni, persino Frank Sinatra che cantavano nel locale più famoso del tempo, il Covo di Nord-Est, di persone del jet-set che la Contessa frequentava, come Marina di Savoia e Carolina di Monaco… con loro beveva champagne, «altro che commesse di boutique, altro che messicani golden boy sulla via dell’appassimento».
 
Altri tempi, quando gli Agusta e le loro imprese crescevano, quando rilevavano la Caproni e scoprivano la Vespa, quando sostavano a Capri con i loro panfili, quando a cena ricevevano lo Scià di Persia e Farah Diba e i re di Spagna o l’Amintore (Fanfani) che «si era inventato il piano INA-Casa per incrementare l’offerta abitativa a basso costo per le classi lavoratrici… Che ci abitassero le classi lavoratrici nelle case a basso costo – concordava Francesca».
 
Finito il tempo dell’oro e della giovinezza, Francesca comincia a bere e si circonda di persone adoranti, interessate più alla sua ricchezza che a lei: Maurizio, Tirso, Susanna che, dopo la morte di Francesca, tiene «una specie di diario sulla rivista “Chi”, diretta da Alfonso Signorini».
E infine scompare.
 
Io non amo i gialli, ma questo non è un giallo né un noir, è la storia vera di una donna che aveva avuto tanto dalla vita, ma forse aveva sentito la mancanza di affetti sinceri, o ingenuamente non aveva saputo scegliere le persone giuste e difendersi dagli approfittatori. Insieme a lei, sullo sfondo inquietante di Villa Altachiara, si affollano uomini e donne e con loro la storia del nostro Paese, delle industrie che lo hanno fatto grande, della politica, del costume che dal rigore del dopoguerra si è trasformato nella confusione del boom economico.
 
Valerio Aiolli, «Portofino Blues», Voland 2025, pagine 368, € 20,00

 
Luciana Grillo
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