La collega Cecilia Sala trattenuta in Iran in condizioni indegne
Gli ayatollah mentono su tutta la linea: deve dormire in terra, la luce è sempre accesa, non le è stato consegnato nessun pacco
Avevamo accettato la richiesta del Ministro degli Esteri Taiani di non parlare della collega giornalista Cecilia Sala per non influire negativamente sulle trattative in corso per ottenere la sua liberazione.
Ma adesso che sappiamo che si sta trattando con un muro di gomma, ne parliamo.
La cosa più che evidente è che gli ayatollah mentono. Lo sapevamo anche prima, ma adesso ne abbiamo la certezza.
Nel corso delle ultime tre telefonate che le sono state concesse per parlare con la mamma, il papà e il suo compagno, Cecilia Sala ha dichiarato che le condizioni sono indegne di un essere umano.
Deve dormire per terra su una coperta e può coprirsi solo con un’altra coperta. La cella è poco più lunga di lei. La luce rimane sempre accesa. Ha perso la cognizione del tempo. Le danno da mangiare una ciotola di datteri al giorno. Non le è stato consegnato il pacco che le era stato fatto pervenire tramite l’ambasciatrice italiana; conteneva beni di prima necessità.
E questo dal 19 dicembre quando, per ragioni tuttora sconosciute, era stata arrestata.
Secondo le accuse, mai approfondite dalla magistratura iraniana, Cecilia avrebbe «violato la legge della Repubblica Islamica». Questa genericità delle accuse, secondo gli esperti di questioni iraniane, starebbe a indicare che la prigioniera viene considerata come «merce di scambio». Scambio di prigionieri s’intende.
La concomitanza dei tempi fa pensare che Teheran vorrebbe proprio trattare lo scambio con Mohammad Abedini Najafabadi, il cittadino iraniano bloccato il 16 dicembre scorso su ordine della giustizia americana.
Ma non esclude neanche che intendano trattare per la liberazione di iraniani incarcerati presso altri stati.
Ora il governo italiano ha alzato la voce con l’Iran: «La liberi subito e le garantisca condizioni di detenzione dignitose».
Si tratta di una «nota verbale», che l’ambasciatrice italiana riferirà al Ministro della Giustizia iraniano, chiedendo una seconda visita della detenuta per verificare le sue condizioni di salute.
Questo non significa che siano stati interrotti i canali informali di trattativa, nei quali si possono sempre trovare soluzioni destinate a restare segrete.