L’Europa vuole riarmarsi, ma un piano vero e proprio non c’è
Ma tutti i 27 stati dell’Unione sono d’accordo: si investiranno 800 miliardi in 4 anni
È bene ricordare che nei progetti dei padri fondatori dell’Unione Europea c’erano tre colonne portanti: la caduta delle frontiere, la moneta unica, l’esercito europeo.
I primi due passi siamo riusciti a farli e dobbiamo ammettere che nessuno ci credeva. E invece il 14 giugno 1985 è stato firmato l’Accordo di Schengen grazie al quale si introduceva la libera circolazione per tutti i cittadini dei paesi firmatari.
Il 1° gennaio 2002 fu introdotto l’Euro, la moneta unica adottata da 20 Paesi dell’Unione Europea. L’operazione è stata molto complessa e ha imposto anche sacrifici ai Paesi aderenti perché dovevano rispondere tutti ai parametri dettati dall’accordo.
Nelle more dei padri fondatori, Schumann, Adenauer e Degasperi, il terzo step era l’istituzione di un esercito comune europeo.
Il progetto però fu subito bloccato da De Gaulle perché voleva conservare la sovranità totale della Francia. E non se ne è parlato più, anche perché la partecipazione alla NATO aveva fatto dimenticare la necessità di una forza unica europea.
Poi, improvvisamente, le dichiarazioni di Trump hanno dato uno scossone a tutti gli stati europei, che hanno dovuto immaginare cosa fare da grandi.
Facciamo due conti. Ecco cosa spendono i vari stati europei per la Difesa:
Italia 31 miliardi, Francia 61 miliardi, Germania 67 miliardi, Spagna 24 miliardi, Polonia 30 miliardi, Austria 5 miliardi, Portogallo 4 miliardi, Belgio 7 miliardi.
In tutto la spesa comune europea si aggira sui 225 miliardi, ai quali vanno aggiunti i budget dei paesi minori, per un totale di altri 15 miliardi.
Non fa più parte dell’Unione Europea la Gran Bretagna, il cui budget è di 70 miliardi.
Per completezza, ricordiamo che gli USA spendono ogni anno quasi 1.000 miliardi di dollari, la Cina ne spende circa 300 e infine la Russia con soli 110 miliardi.
È chiaro dunque che i 240 miliardi degli stati europei dovrebbero non temere l’armata rossa che ne spende meno della metà.
Eppure, se la Russia volesse invadere l’Europa – ipotesi di lavoro del tutto improbabile – non incontrerebbe troppe difficoltà per la semplice ragione che le forze armate europee non sono coordinate.
Di qui la ragione per cui qualcuno si è accorto che la costruzione di un esercito europeo sarebbe stata necessaria, senza se e senza ma.
Mario Draghi, che aveva previsto tutto questo già sei mesi fa, aveva annunciato che l’Unione Europea doveva lanciare eurobond per 800 miliardi per finanziare l’armamento comune europeo.
Ursula von der Leyen ha fatto sua la cifra di 800 miliardi, ma non ha pensato né alla costituzione di un esercito unico europeo, operazione che potrebbe richiedere una decina d’anni, né al proprio indebitamento, che poco o tanto ha pensato di demandare ai singoli stati, «autorizzandoli a sbordare al patto di stabilità».
Per paesi come l’Italia è impensabile, visto il forte debito pubblico.
Insomma, così come l’ha pensato la presidente della Commissione Europea, il progetto di riarmamento dell’Europa serve a poco perché manterrebbe il punto debole della mancata unicità delle forze armate europee e senza spendere gran che.
Deve essere chiaro che chi scrive questo articolo è un pacifista convinto, che però ritiene che sia necessario proteggere le nostre libertà, la nostra cultura e la nostra civiltà.
Per questo concludiamo precisando che un Esercito Unico Europeo unico dovrà essere assolutamente impostato in termini di difesa, passiva o attiva che sia.
GdM