L’arte gioiosa di Elena Fia Fozzer – Di Daniela Larentis
L’artista trentina, cofondatrice della sezione italiana del movimento Madì negli anni ’90, è una delle massime figure del panorama artistico trentino contemporaneo
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Elena Fia Fozzer.
Elena Fia Fozzer è una delle figure più rappresentative del panorama artistico trentino contemporaneo, apprezzata sia a livello nazionale che internazionale.
Il suo carattere autoironico e appassionato si riflette nella vitalità delle sue opere, contraddistinte da un linguaggio innovativo e dinamico. In particolare, attraverso i celebri «cromosettoriali», l'artista suggerisce che ogni situazione possa essere trasformata, adattata e ripensata.
Grazie all'uso di elementi modulari calamitati, queste opere superano il concetto tradizionale di arte statica, diventando esperienze interattive. Invitano, inoltre, a una riflessione sulla responsabilità individuale: chi modifica l'opera partecipa attivamente al processo creativo, incarnando l'idea che ciascuno possa contribuire, in misura più o meno grande, al cambiamento.
In un'epoca in cui spesso ci si sente impotenti di fronte agli eventi, il messaggio trasmesso è chiaro: l'arte può essere un veicolo di speranza.
Facciamo un passo indietro; un momento cruciale nella carriera di Elena Fia Fozzer è stato l'incontro con il movimento Madì, di cui è divenuta cofondatrice in Italia e una delle principali esponenti.
Questo percorso le ha permesso di esporre in tutto il mondo, lasciando un segno indelebile con installazioni ospitate in prestigiose istituzioni, sia pubbliche che private.
Cenni biografici.
Elena Fia Fozzer nasce a Trento nel 1937 e cresce in un ambiente culturale vivace.
Fin dall'infanzia trascorre lunghe ore nel laboratorio di scultura del padre, alla Cervara, dove inizia a modellare l'argilla.
Figlia dello scultore Eraldo Fozzer, figura di spicco dell'arte italiana del secondo dopoguerra, dimostra sin da piccola una creatività e un'intelligenza straordinarie.
Dopo una fase iniziale dedicata alla figura femminile, negli anni Settanta si concentra su colore e geometria, abbandonando il figurativo per esplorare l'astrazione.
Le prime opere di questo periodo vengono esposte in mostre curate dallo storico dell'arte Toni Toniato.
Nel 1980 entra in contatto con Artestruktura a Milano e realizza i primi «cromosettoriali», opere modulari con elementi calamitati che permettono al pubblico di interagire direttamente, superando la staticità della pittura tradizionale.
Questa innovazione, definita «spazialismo aperto», segna una svolta nella sua carriera.
Nel 1983, il critico Carlo Belloli presenta una sua mostra personale, consolidando il suo ruolo all'interno del movimento «Arte Costruita: incidenza italiana».
Gli anni Novanta segnano l'inizio della sua adesione al Madì.
Nel 1993 il MART le dedica una personale a Palazzo delle Albere, curata da Gabriella Belli e Luigi Serravalli.
Due anni dopo, nel 1995, riceve la Coppa Volpi a Pisa per un'installazione ispirata proprio al movimento Madì.
Con il nuovo millennio la sua attività espositiva si intensifica: tra le molte mostre spicca quella del 2007-2008 al Foyers S. Chiara di Trento, presentata da Luciano Caramel, Renzo Francescotti e Fiorenzo Degasperi.
Tra il 2008 e il 2013 realizza altre due personali a Trento e partecipa a numerose collettive.
Nel corso della sua carriera ha collezionato circa 50 mostre personali e oltre 100 collettive in città come Milano, Parigi, Budapest, Buenos Aires e Madrid. Nel dicembre 2017, Trento celebra il suo percorso artistico con una cerimonia a Palazzo Geremia e una mostra, «Forma, colore, luce», a Torre Mirana, ulteriore testimonianza del suo contributo all'arte contemporanea.
Renzo Francescotti, poeta, scrittore e critico d'arte trentino recentemente scomparso, racconta il legame tra l'artista e il movimento Madì nella monografia pubblicata da Temi nel 2006:
«Nel 1991 Fia Fozzer, alla Galleria Arte Struktura di Milano, fu tra gli artisti fondatori del Madì italiano, assieme a Salvador Presta, Alberto Biasi, Gian Carlo Bulli, Giancarlo Caporicci, Reale F. Frangi, Lorenzo Piemonti, Rino Sernaglia e, come segretaria, Anna Canali.
In effetti, più che una fondazione si trattava di una rifondazione. Facciamo un salto indietro, andiamo in Argentina.
La Seconda guerra mondiale era da poco conclusa quando, nel 1946, nell'Argentina peronista, Carmelo Arden Quin, nato in Uruguay nel 1913, fonda al Collegio Francese di Studi Superiori di Buenos Aires, assieme a un gruppo di intellettuali e artisti sudamericani, il movimento Madì [...].
Il movimento Madì non riuscì a decollare in Argentina se è vero che, due anni dopo, nel 1948, un Arden Quin logorato dalle polemiche locali e insofferente al peronismo si trasferisce a Parigi (che era allora la capitale culturale del mondo).
Qui vuole creare una testa di ponte del Madì in Europa [...]. Il lancio del Madì Italia, la sua rifondazione, si avrà solo nel 1991, nello Spazio di Arte Struktura, che adotta il Madì: in un decennio dal 1991 vengono organizzate da Arte Struktura una stupefacente serie di rassegne Madì (un centinaio, quasi tutte curate dall'infaticabile Anna Canali), in cui Elena Fia Fozzer espone in undici paesi: Italia, Svizzera, Francia, Turchia, Spagna, Ungheria, Venezuela, Germania, Argentina, USA, Slovacchia [...]».
Abbiamo voluto ricordare l'arte di Elena Fia Fozzer perché questa artista continua a essere un punto di riferimento per l'arte contemporanea. Sebbene da qualche tempo abbia scelto di non apparire più in pubblico, la sua assenza dalle scene non equivale a un distacco: segue con attenzione ciò che accade nel mondo dell'arte e nella società, mantenendo vivo quello spirito di curiosità e coinvolgimento che ha sempre contraddistinto il suo lavoro.
Daniela Larentis – [email protected]