Il sindacato FeNALT denuncia l’immobilismo di UPIPA

«Quasi ogni giorno in Trentino un operatore lascia le case di riposo»

«Eccoci alle solite: il problema delle Case di riposo continua a non essere compreso da chi le gestisce.» Così Roberto Moser, vice segretario generale della FeNALT e responsabile dell'area APSP, denuncia una situazione di stallo che sta penalizzando gli operatori del settore.
 
Nel 2024, su impulso dell'assessore provinciale alla sanità Mario Tonina, la Giunta provinciale ha stanziato 3 milioni di euro da destinare agli operatori delle case di riposo. «Parliamo di una cifra che, distribuita tra circa 4.000 dipendenti delle APSP, si traduce in circa 500 euro l'anno a operatore. Una somma che non cambia la vita a nessuno, ma che potrebbe rappresentare un incentivo per chi sta valutando di abbandonare le APSP per passare ad APSS, dove le condizioni contrattuali sono migliori» afferma Moser. «Ogni giorno almeno un operatore si licenzia dalle case di riposo per spostarsi verso APSS. L'emorragia di personale è continua.»
 
FeNALT ha sollecitato più volte UPIPA a convocare il tavolo sindacale per stabilire le modalità di ripartizione ed erogazione delle risorse, ma senza ottenere risposte.
«Quando si trattava di comunicarci che le risorse non c'erano, le convocazioni arrivavano puntuali. Ora che i fondi sono disponibili, invece, è calato il silenzio», sottolinea Moser.
 
Oltre a questo, la Giunta provinciale ha recentemente alzato i parametri dell’assistenza generica, prevedendo un incremento del numero di operatori: circa un OSS in più ogni 60 posti letto. «Si tratta di un aumento insufficiente, ma comunque importante. Eppure, non si comprende come mai alcune Case di riposo non siano nemmeno a conoscenza di questa modifica. Le istituzioni continuano a parlare di attrattività del settore, ma se le misure adottate non vengono nemmeno applicate, di cosa stiamo parlando?» aggiunge Moser.
 
Un altro tema centrale per FeNALT è quello del buono pasto per gli operatori. «Ad oggi, solo il 25% dei lavoratori riesce effettivamente a usufruirne, mentre il restante 75%, a causa dei carichi di lavoro, ne resta escluso. Questo significa che ogni giorno vengono trattenuti 7 euro a operatore, con un risparmio per le APSP che si aggira intorno ai 6 milioni di euro annui.» Eppure, come evidenzia Moser, la Provincia prevede un apposito stanziamento per i buoni pasto, pari a circa 8 milioni di euro, che in gran parte non vengono spesi. «Siamo stanchi di parole al vento. Abbiamo raccolto le firme dei dipendenti interessati e procederemo legalmente. Sarà il giudice del lavoro a stabilire se questi lavoratori hanno diritto o meno al buono pasto. Se la risposta sarà negativa, allora i 140 milioni di euro stanziati dalla Provincia per l'assistenza nelle RSA dovrebbero ridursi di almeno 8 milioni.»
 
Infine, Moser pone l’accento sulle risorse complessivamente destinate alle APSP: «Se ai 140 milioni di euro pubblici aggiungiamo gli 85 milioni di euro derivanti dalle rette pagate dagli ospiti, arriviamo a un totale di 230 milioni di euro suddivisi tra 41 APSP. Una cifra che non trova giustificazione se consideriamo le attuali condizioni di vita degli ospiti. È tempo di fare chiarezza e di dare risposte concrete.»