Il benvenuto a 38 nuovi dipendenti provinciali
Oltre venti incontri dall’ottobre 2022 per accogliere coloro che entrano nel «motore» amministrativo dell’Autonomia
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Accolti questa mattina nella sede della Provincia autonoma di Trento 38 nuovi dipendenti provinciali in servizio a partire dal mese di dicembre. Sono 28 donne e 10 uomini, in gran parte neoassunti, con età media di 39,2 anni, che entrano nella grande macchina amministrativa provinciale composta da 5.152 tra lavoratrici e lavoratori (età media attorno ai 50 anni), in un comparto pubblico che in Trentino sommando tutti gli enti arriva a 43mila persone.
Per loro un momento di accoglienza e formazione alla presenza del presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, che ha confermato l’impegno sulle politiche di assunzione e l’importanza del servizio pubblico per le sfide di un territorio autonomo, nonché del dirigente generale Giovanni Battista Gatti (Agenzia per la depurazione), e della dirigente del Servizio personale Maria D’ippoliti, in rappresentanza anche del dirigente generale del Dipartimento organizzazione, personale e innovazione Luca Comper. In sala anche Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo storico del Trentino e Davide Leveghi, ricercatore della Fondazione.
«Grazie per aver scelto il percorso nella pubblica amministrazione trentina che vive un momento di particolare cambiamento come in generale tutto il mondo del lavoro, sui temi dell’innovazione tecnologica, della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale» ha esordito il presidente Fugatti, ricordando l’attenzione della Giunta provinciale per il ricambio generazionale, per le nuove assunzioni e la valorizzazione delle potenzialità di crescita individuale e collettiva garantite ai lavoratori nell’ambito del comparto pubblico provinciale.
«Essere dipendente della pubblica amministrazione trentina - ha aggiunto - significa garantire una forte attenzione al cittadino, che ripone molte aspettative sulla capacità delle istituzioni di dare risposte. Tanti indicatori ci pongono ai vertici, ma la sfida è mantenere i livelli di efficienza e capacità amministrativa, riuscendo allo stesso tempo a valorizzare le potenzialità dell’autogoverno trentino che vuol dire cercare di fare meglio rispetto agli altri territori. Una doppia sfida, di cui anche chi lavora nella pubblica amministrazione è protagonista. Qui troverete una realtà che dà spazio alla volontà di innovarsi e di crescere anche a livello individuale, nell’ottica delle grandi trasformazioni che avremo di fronte».
Il dirigente generale Giovanni Battista Gatti, responsabile dell’Agenzia per la depurazione, ha portato la sua testimonianza sulla propria carriera quarantennale nella Provincia autonoma di Trento. Dall’assunzione nel «lontano» 1984, con il primo incarico assieme agli altri neoassunti di creare il primo laboratorio e unità gestionale che si occupasse di una delle nuove competenze acquisite in quegli anni, ovvero la gestione degli impianti di depurazione. Quindi la possibilità di crescere e di fare carriera all’interno delle strutture e i cambiamenti dettati dall’evoluzione tecnologica.
«Ci sono tantissime sfide che stanno cambiando il nostro modo di lavorare. Le procedure di oggi ci permettono di creare e le connessioni ci permettono di fare molta più squadra e sinergia, ottenendo risultati in tempi ragionevoli, facendo fronte anche a tutti gli adempimenti di legge. Il nostro obiettivo - ha concluso Gatti - è dare risultati efficienti ai cittadini e per questo è importante anche il fattore umano e la possibilità, come ho trovato io in Provincia, di crescere anche a livello individuale».
La dirigente del Servizio per il personale Maria D’ippoliti ha fornito ai presenti un inquadramento della Provincia autonoma di Trento, con le sue peculiarità e responsabilità derivanti dalle competenze di autogoverno. Ha quindi illustrato l’organizzazione del sistema pubblico provinciale (uffici, servizi, dipartimenti, agenzie, umse, umst) e in generale del sistema territoriale, anche in relazione alla cornice nazionale e delle collaborazioni in atto con altri territori, in particolare attraverso Euregio, Arge Alp e Eusalp.
«Obiettivo della pubblica amministrazione - ha precisato D’ippoliti - è creare valore pubblico, essere sia un servizio per il cittadino e la comunità sia un attore per la crescita e il benessere del territorio. Nella consapevolezza dei cambiamenti che si stanno profilando all’orizzonte: l’ingresso dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro e nella PA sarà un ulteriore stimolo a innovare».
Giuseppe Ferrandi ha fornito una prospettiva sul cammino in corso dell’Autonomia a partire dall’accordo De Gasperi-Gruber del 1946, dal primo Statuto di Autonomia nel 1948 e quindi dal Secondo Statuto (che ha assegnato maggiori competenze alle Province autonome), di cui il 5 dicembre ricorrono i 52 anni dall’entrata in vigore: «Ricordiamoci che fino al 1971 in Trentino si emigrava e che le grandi trasformazioni, dal turismo all’agricoltura moderna, per le quali identifichiamo il Trentino di oggi, risalgono agli anni Ottanta. Una progettazione dello sviluppo e dell’innovazione che non deve mai venire meno e che spetta anche a coloro che lavorano nella macchina provinciale. Per questo dobbiamo avere tre coordinate in mente: siamo un territorio di transito, per il grande crocevia del Brennero, siamo un territorio montano e abbiamo un autogoverno che vive di pluralità, di partecipazione e di relazioni».
La mattinata si è conclusa con la visita alla mostra permanente «La Provincia si racconta» nel palazzo di piazza Dante, con le spiegazioni offerte da Davide Leveghi, ricercatore della Fondazione Museo storico del Trentino.