I due cippi sul Doss Alto di Nago, «Quota703»
Ci raccontano la triste storia di due ragazzi di Rovereto, due amici, che in quel posto, in tempi diversi, persero la vita
>
I cippi furono posizionati negli anni ’20 dalla Legione Trentina in memoria di due soldati italiani caduti durante la Grande Guerra.
Si chiamavano Ivo Bontadi (1898) e Mario Maddalena (1899).
Erano due amici di Rovereto, entrambi giovani studenti presso la famosa Reale Scuola Elisabettina della città, che, ricordiamolo, all’epoca dei fatti era parte integrante dell’Impero Austro-ungarico.
Loro, però, avevano fatto una scelta diversa: anziché seguire la Nazione di cui facevano parte, avevano aderito al sogno irredentista di «un Trentino libero dal giogo austriaco» e per questo erano stati accusati di alto tradimento, per cui, in caso di cattura, per loro era prevista la pena capitale.
Non sta a noi giudicare certe scelte. Per poterlo fare dovremmo poter tornare indietro di più di cento anni e respirare il clima dell’epoca.
Ciò non è possibile e, di conseguenza, ogni giudizio, di lode o di biasimo, deve essere evitato, nel rispetto non solo della loro memoria ma anche di quella di migliaia di altri giovani combattenti, sia da una parte che dall’altra, che caddero per i loro ideali.
Anche loro due, sul Doss Alto di Nago, a pochi chilometri dalle loro case, nello stesso luogo ma in tempi differenti, trovarono la morte.
Noi, però, un dovere lo abbiamo: quello di ricordare i fatti e di custodirne intatta la memoria.
Chi oggi si reca da quelle parti (peraltro, è un giro poco impegnativo, molto panoramico e ottimamente documentato dalla ricca cartellonista apposta dagli Alpini di Nago), s’imbatte in numerosi manufatti molto ben conservati, tracce inequivocabili dei drammi che ha vissuto il nostro territorio.
Foto Museo Storico Italiano della Guerra - Sotto, la linea del fronte tra Nago e Mori.
Ivo Bontadi (Classe 1898)
Arruolatosi volontario nel 6° Rgt. Alpini con il falso nome di Ivo Montagna, allo scoppio della Prima guerra mondiale, fuggì in Italia seguendo il percorso di molti altri giovani trentini, attratti dalle idee irredentiste.
Partecipò al corso per allievi ufficiali, divenne Sottotenente e fu assegnato alla 142ª Compagnia del Battaglione Alpini Monte Baldo.
Il 10 maggio 1916, il suo reparto raggiunse la valle di Loppio per sostituire il Battaglione Val D’Adige nel presidio della prima linea: Roncolà - isolotto Sant’Andrea nel lago di Loppio - Scudelle - Carpeneda - Piandin, fino a sbarrare l’intera valle e chiudere lo sbocco del rio Cameras.
All’alba del 15 maggio, sostenute da fitto tiro di mitragliatrici, le fanterie austriache scesero da Valle S. Felice, dal Monte Nagià Grom e da Q. 612, tentando un attacco contro le posizioni italiane.
Gli alpini riuscirono ad arrestare l'avversario e respingere i successivi attacchi, seppur rinnovati con maggior accanimento durante la giornata ed in quella seguente.
I comandi ordinarono il ripiegamento su posizioni più facilmente difendibili, sulla linea di resistenza: Castione - Q. 576 e Doss Alto. Le compagnie 92ª e 141ª iniziarono il movimento lasciando la 142ª a proteggere la ritirata.
Il 19 anche la 142ª lasciò le posizioni ed il giorno successivo fu schierata su Q. 703 (Doss Alto), l’importante caposaldo che permetteva di osservare la disposizione del nemico e i suoi movimenti fin nelle lontane retrovie.
Sulla nuova linea, il Monte Baldo iniziò la sistemazione delle difese che erano sottoposte a continuo fuoco d’artiglieria.
Il 25 Aprile 1916, Bontadi era di guardia in trincea, quando fu colpito a morte da una fucilata, probabilmente di un cecchino. Morì dissanguato durante il trasporto a valle.
Mario Maddalena (Classe 1899)
Nel gennaio del 1915, prima dell’ingresso in guerra dell’Italia, scappò con la famiglia da Rovereto, in quanto tacciati di sentimenti filo-italiani. Il giovane Mario, così come molti altri suoi compagni, si recò direttamente a Milano, dove Cesare Battisti ed altri irredentisti trentini stavano organizzando la resistenza.
Lì, tentò di arruolarsi volontario nel Battaglione «Negrotto», ma gli fu impedito a causa della troppo giovane età. Fu quindi costretto a raggiungere la famiglia, che nel frattempo era andata a Verona, e a ricominciare gli studi interrotti.
In cuor suo, però, non accettava di rassegnarsi senza combattere.
La notizia della morte del suo amico fu la scintilla: dopo alcune settimane, presentò anche lui domanda al 6° Rgt. Alpini, presumibilmente falsificando la data di nascita, e, il 1° luglio 1916, fu accettato alla Scuola Allievi Ufficiali di Primolano (Tn) da cui uscì con il grado di «Aspirante» e fu subito inviato in zona di guerra con l’8° Reggimento Alpini, Battaglione Val Natisone.
A novembre 1916, il Val Natisone sostituì il Cividale nella difesa di «Busa Alta» (q. 2456, del gruppo del Lagorai), allargando anche l’occupazione italiana fino alle posizioni di monte Cardinal e restandovi fino ad ottobre del 1917 quando, in seguito agli avvenimenti sul fronte Giuliano, fu costretto a lasciare le posizioni.
Durante quell’anno trascorso sul fronte trentino, Maddalena partecipò a numerosi fatti d’arme sui monti Cauriol, Cardinal, Cima Cece e Cima d’Asta, per i quali si guadagnò un Encomio Solenne (in tale circostanza, subì anche una lieve ferita ad un piede) e fu promosso prima «Sottotenente» (a novembre 1916) e, infine, «Tenente» (a luglio del 1917).
Successivamente, quando l’Esercito italiano fu costretto a ritirarsi dal Trentino, Maddalena seguì il proprio Battaglione sul Monte Grappa, dove, però, rimase solo pochi giorni a causa di una nuova slogatura al piede che lo costrinse a passare da un ospedale all'altro fino ai primi di marzo del 1918.
Uscito dall’ospedale di Verona in aprile, frequentò il corso Bombardieri a Chievo, che completò nel giugno del 1918.
In quel periodo, il suo vecchio Battaglione (Val Natisone) era stato quasi distrutto e, saputo della presenza del XXIX Reparto d’Assalto in Val Lagarina, proprio vicino a Rovereto, la sua città natale, fece domanda di trasferimento, che venne accettata.
Così, il 1° luglio 1918, Mario Maddalena, con il nome di battaglia di «Mario Ferrario», assunse il comando di una sezione di pistole mitragliatrici (Villar Perosa) nel 29° Battaglione d’Assalto, giusto in tempo per partecipare alla sua prima ed ultima azione con gli Arditi: la sanguinosa battaglia del 3 agosto 1918 per la riconquista del Doss Alto di Nago, dove era morto il suo amico, durante la quale perse anche lui la vita.
Paolo Pedri