Giorno della Memoria, parla Federico, nipote di Oscar Zannini
Il suo pensiero va al bisnonno che non ha mai conosciuto e alle donne della sua famiglia «che hanno saputo affrontare la vita con grazia e coraggio»
Quando ero bambino, il Giorno della Memoria aveva un significato
cupo, oscuro, un giorno all’anno in cui rievocare il ricordo delle
atrocità commesse durante la Seconda Guerra Mondiale.
Crescendo, mi
sono reso conto che il valore di questa giornata stava nel suo essere
monito di un passato che non deve essere dimenticato, in modo da non
essere ripetuto.
Oggi, a 31 anni, ho capito che il Giorno della
Memoria parla anche della necessità di celebrare la forza di coloro che
hanno resistito e che hanno saputo far fronte a quell’oscurità e alle
ombre che ha portato nella loro vita.
Oscar Zannini era un
medico, un padre, un uomo che, negli anni più bui della nostra storia,
scelse di stare dalla parte dei più deboli, salvando vite e offrendo il
proprio aiuto anche ai partigiani e a coloro che contro quell’oscurità
combattevano.
Oscar Zannini era mio bisnonno e lavorare per la
resistenza gli costò la deportazione in un campo di concentramento
tedesco, dove trovò la morte, lontano dalla sua famiglia, sua moglie e i
suoi 4 figli piccoli.
L’eredità del suo pensiero e la forza dei
suoi valori però, non sono andati perduti. Rivivono negli uomini e
nelle donne della nostra famiglia.
La prima di cui è doveroso
parlare è sua moglie, Elena, che dopo la scomparsa, sola e con quattro
figli, ha affrontato la vita con determinazione e resilienza, dando a
questi ultimi un esempio di come le crudeltà davanti cui la vita a volte
ci pone, vadano affrontate a testa alta. Marco, Giuseppina e Beatrice,
sono cresciuti spinti da quest’animo tenace e a loro volta, sono
riusciti a trasmettere questa forza ai loro figli e figlie, tra cui mia
madre e mia zia.
Donne forti, che hanno saputo affrontare la vita
con grazia e coraggio. Una dinastia che, senza mai dimenticare il
passato, sa guardare al futuro con fiducia.
Oggi, in questo
giorno speciale, voglio rendere omaggio proprio alle donne della mia
famiglia, e in particolare a mia bisnonna Elena, che ha dato il via a
questo filo invisibile della resilienza, che attraversa ormai 4
generazioni, rendendole vicine molto più di quanto il tempo permetta.
Dimostrando
che, anche nei momenti di dolore e di smarrimento, è possibile trovare
la forza di andare avanti perché non siamo mai soli, se portiamo nel
cuore il coraggio e l’amore di chi ci ha preceduto.
E a mio
bisnonno, che non ha avuto la possibilità di veder crescere la sua
famiglia, vorrei dire: il tuo ricordo riecheggia in noi, la tua assenza è
diventata presenza attraverso l’eco delle tue azioni. La tua forza e il
tuo spirito di resistenza sono vivi in tutto quello che facciamo, in
ogni sorriso che doniamo, in ogni difficoltà che affrontiamo con
determinazione.
Oggi, mentre ricordiamo le vittime del passato,
celebriamo anche la resilienza che è stata tramandata a noi, affinché
possiamo continuare a costruire un futuro di speranza e di pace.
Grazie.
Federico Liva
Nipote di Oscar Zannini