Fiabe, storie che fanno crescere – Di G. Maiolo, psicoanalista
Serviranno moltissimo ai bambini le fiabe terrorizzanti che con la nostra presenza costruiscono attese e sicurezza e aiutano a tollerare le precarietà dell’esistenza
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«Qui non si raccontano storie. Le storie non sono mica storie. Qui si fa sul serio!».
È un’iscrizione all’ingresso del Museo dei Bambini di Boston, con la quale si dice che le storie chiamate «Fiabe» non sono fantasticherie ingenue e banali, ma narrazioni importanti sull’uomo e sulla vita.
La parola fiaba» ci arriva, come sempre, dal latino «fabŭla», un genere di narrazione orale di ciò che è accaduto in passato e può ancora accadere. Si tratta di storie che narrano degli ostacoli e delle difficoltà che tutti incontrano nel corso dell’esistenza come pure delle fatiche della crescita.
Ogni fiaba esprime le emozioni più nascoste e difficili che, come nei sogni, affiorano alla coscienza e ci rivelano le nostre profondità.
Shakespeare diceva: «Siamo da fatti della stessa natura dei sogni», cioè di quel tessuto vitale che ci serve per cogliere la realtà interiore.
Storie metaforiche, dunque, che hanno la stessa funzione delle immagini notturne il cui compito è quello di mostrarci in forma simbolica l’avventura della vita e il mistero dell’esistenza.
Per i piccoli però sono storie strane e paurose, che invitano ad avere pazienza, in quanto per arrivare alla meta, il percorso è lungo, faticoso, fatto di ostacoli e di prove da superare.
Dicono che non tutto è immediato, anzi ci sono inciampi, lotte, passaggi difficili, prove da compiere e solo dopo queste avventure si può incontrare il «principe azzurro» o sposare la «principessa» e «vivere felici e contenti».
In altre parole in ogni fiaba c’è il lieto fine che salva e dà speranza.
Direi che non è fiaba se non finisce bene, perché senza l’happy end sarebbe solo una storia di indicazioni su come comportarsi ma poco trasformativa del profondo.
La fiaba invece, non dice che fare né spiega cosa sta accadendo. Ti presenta il bene e il male, gli ostacoli e i pericoli che si incontrano e le mete verso cui andare.
Le storie famose di Cappuccetto Rosso o di Cenerentola (la fiaba più vecchia e conosciuta al mondo) non dicono cosa deve fare chi è in pericolo e nemmeno spiegano la cattiveria e perché ci sono i cattivi.
Raccontano della paura e dell’angoscia di chi incontra il male e il mostro, narrano la fatica che si fa a crescere e ad affrontare i pericoli. dicono però che con pazienza prevale il bene e vince l’eroe pur rischiando la morte!
Andar per fiabe insieme ai bambini vuol dire raccontarle partecipando e facendo voci e smorfie adatte.
Vuol dire non farle leggere ad Alexa, ma accompagnare i piccoli in un viaggio di fantasia dove si incontrano le emozioni più sottili.
Con le festività, riprendiamo a regalare fiabe e a raccontarle loro per aiutarli a crescere e a trovare fiducia in se stessi e nel mondo.
Serviranno moltissimo ai bambini quelle fiabe terrorizzanti che in realtà con la nostra presenza e la cura che gli dobbiamo, costruiscono attese e sicurezza come pure aiutano a tollerare le precarietà dell’esistenza.
Giuseppe Maiolo - psicoanalista
Università di Trento