Fenomeni naturali e gestione del rischio, professionisti a confronto

Avviato il corso di formazione che coinvolge i diversi Ordini professionali: dalla Protezione civile alla Magistratura

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Frane, alluvioni, valanghe. I fenomeni naturali estremi avvengono sempre più di frequente ed è dunque fondamentale renderli compatibili con la vita delle persone che vivono o frequentano un territorio orograficamente complesso come il Trentino.
Il tema è al centro del corso di formazione che si è aperto ieri al Muse e che proseguirà per altri tre pomeriggi il 12, 19 e 26 febbraio. L’iniziativa - promossa da Servizio Bacini montani del Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna della Provincia con la Scuola superiore della Magistratura, il Consiglio nazionale delle ricerche e l’Università di Trento - ha visto il coinvolgimento di almeno un centinaio di operatori appartenenti a diversi Ordini professionali.
 
«In ultimi decenni approccio a pericoli naturali ha subito profonda radicale evoluzione - ha spiegato il dirigente generale del Dipartimento Protezione civile, Stefano Fait in apertura dei lavori -. In passato, parlavamo di “messa in sicurezza”, ma oggi siamo consapevoli che non esistono soluzioni che possano garantire una sicurezza assoluta. Ciò che possiamo fare è ridurre il rischio attraverso la mitigazione, senza mai eliminare completamente il fenomeno». Il corso di formazione punta dunque a rafforzare un approccio integrato che i diversi settori sono chiamati ad adottare, con l’obiettivo di guardare alla gestione del rischio in modo globale. «La vera sfida - ha concluso il dirigente generale Fait - è superare la visione settoriale e agire in modo coordinato, con un'analisi che consideri tutti gli aspetti del rischio: tecnico, legale ed economico».

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All’appuntamento sono intervenuti - tra gli altri - anche il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento, Sandro Raimondi e il commissario del Governo Giuseppe Petronzi.
In sala era presente il direttore della Protezione civile della Provincia autonoma di Bolzano Klaus Unterweger.
 
Nel corso del suo intervento, il procuratore Raimondi ha evidenziato come il rischio sia una componente naturale della vita delle persone e facendo riferimento ad uno dei disastri che hanno maggiormente colpito l’opinione pubblica ha chiarito: «La tragedia della Marmolada ha sollevato interrogativi complessi, soprattutto perché non possiamo mai prevedere tutte le conseguenze degli eventi naturali. Il nostro compito, come pubblici ministeri, è investigare con precisione, evitando il coinvolgimento emotivo. Le indagini devono essere lucide e senza forzature, per individuare eventuali responsabilità». In casi di fenomeni naturali estremi, ha aggiunto il procuratore della Repubblica «l’investimento nella prevenzione è essenziale per ridurre i rischi e, in caso contrario, il rimprovero giuridico diventa inevitabile».
Raimondi ha dunque concluso sottolineando come la collaborazione fra istituzioni sia essenziale per affrontare questi temi in modo efficace.
 
Il commissario del Governo Petronzi si è infine soffermato sulla disponibilità di attrezzature e competenze su cui i tecnici possono fare leva per indagare i diversi fenomeni: «In quest’epoca, la parte tecnica sta correndo molto veloce, e non possiamo permetterci di rallentarla. Per questo è fondamentale trovare un equilibrio: dobbiamo utilizzare la tecnologia per migliorare l'efficienza, ma senza perdere di vista l'ordine e le normative che dobbiamo rispettare. È necessario dunque adottare un approccio integrato e multidisciplinare, favorito da appuntamenti come questo che favoriscono il dialogo tra i diversi attori».