Educare alla consapevolezza digitale – Di Nadia Clementi
Serata evento «Safer Internet Day 2025», la Giornata mondiale per la sicurezza in rete istituita dall’Unione Europea per sensibilizzare sui rischi legati al web

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«Troppo bello per essere vero?» è stato il tema centrale dell’evento tenutosi l’11 febbraio a Trento, in occasione del Safer Internet Day, la Giornata mondiale per la sicurezza in rete istituita dall’Unione Europea per sensibilizzare sui rischi legati al web.
L’iniziativa, organizzata dal progetto Stra.Bene in collaborazione con il Comune e gli Istituti comprensivi della città ha visto la partecipazione di un vasto pubblico, composto principalmente da insegnanti e genitori.
Protagonisti della serata sono stati Lorella Zanardo, scrittrice ed esperta di educazione ai media, e Cesare Cantù, autore e regista, che hanno animato un dialogo ricco di spunti e riflessioni, volto a promuovere un uso responsabile e positivo della rete.
Molti sono stati i temi affrontati ne riportiamo i principali.
I rischi del digitale e l’importanza dell’alfabetizzazione mediatica
Lorella Zanardo, presidente dell’associazione Nuovi occhi per i media, ha sottolineato l’importanza di educare i giovani a un uso consapevole delle immagini e dei contenuti digitali, spesso veicolati senza un’adeguata comprensione.
Tra i rischi principali legati a un uso scorretto di internet, ha citato: ansia, fobie, dismorfia digitale, disturbi alimentari, relazionali e depressione.
Durante la serata sono state affrontate diverse parole chiave, tra cui benessere digitale, visione consapevole, ecologia dei media, dieta mediatica, brain rot (termine dell’anno 2024, che indica il «marciume mentale» causato da contenuti superficiali), dipendenza dai social, riscoperta del corpo e dismorfia digitale.
Zanardo ha anche evidenziato la differenza tra regole e censura, ribadendo che la vera educazione consiste nell’insegnare ai giovani a pensare in modo autonomo.
L’impegno di Zanardo: dal documentario «Il corpo delle donne» all’educazione ai media
Zanardo ha ripercorso il suo impegno nell’educazione ai media, partendo dal documentario «Il corpo delle donne», realizzato nel 2009 con Cesare Cantù e Marco Malfi Chindemi. Il progetto, disponibile su www.ilcorpodelledonne.net, mirava denunciare la rappresentazione stereotipata delle donne nella televisione italiana, promuovendo una maggiore consapevolezza sull’immagine femminile nei media.
«Non siamo contro i social o la tecnologia, – ha spiegato. – Ma crediamo che sia fondamentale educare i giovani a comprendere come funzionano i media, per renderli liberi di decidere in modo autonomo.»
Dati allarmanti: il tempo passato online
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, i ragazzi italiani trascorrono in media oltre 5 ore al giorno sui social network, con picchi che superano le 8 ore per i più giovani.
«Molti di loro tengono lo smartphone acceso anche di notte, svegliandosi più volte per controllare notifiche e messaggi, ha commentato Zanardo. – Questo comportamento non solo compromette il sonno, ma crea ansia e dipendenza».
Un altro dato preoccupante riguarda il dismorfismo digitale: il 40% delle teenager intervistate in una ricerca di Facebook (poi pubblicata dal Wall Street Journal) ha dichiarato di sentirsi peggio dopo aver usato Instagram, a causa del confronto continuo con modelli di bellezza irraggiungibili.
«I filtri e le immagini perfette che vedono online inquinano la loro autostima.»
Altri dati Censis: il rapporto tra giovani e tecnologia
Secondo il Censis, in Italia il 95,2% della popolazione guarda la televisione, il 96,1% utilizza internet, il 94,5% possiede uno smartphone, mentre solo il 29,9% legge quotidiani e il 60,5% libri. Tra i social network, YouTube è il più utilizzato (79,3%), seguito da Instagram (72,9%) e TikTok (56,5%).
Esempi concreti: borse di lusso, Ferragnez e musica trap
«Zanardo ha portato esempi concreti di come i social media influenzino i desideri e l’autostima dei giovani, creando modelli di consumo spesso irraggiungibili e dannosi. Tra questi, ha citato il caso delle borse di lusso, promosse da influencer su Instagram, che alimentano un immaginario distorto.
«Una ragazzina ha pubblicato una foto del suo guardaroba con borse da decine di migliaia di euro, scrivendo this is my obsession, – ha raccontato Zanardo. – Senza rendersene conto, stava interiorizzando un modello di consumo insostenibile, che divide le famiglie in mamme povere e mamme ricche, creando frustrazione e insicurezza.»
«Un altro esempio è stato quello dei Ferragnez, la coppia formata da Fedez e Chiara Ferragni, la cui separazione è diventata un caso mediatico.
«Questo fenomeno, chiamato brain rot, distrae i ragazzi da ciò che conta davvero, come lo studio o le relazioni autentiche.»
«Ha inoltre affrontato il tema della musica trap, citando il caso del trapper Tony Effe, noto per i suoi testi violenti.
«Dovremmo analizzare questi brani insieme ai ragazzi, per farli riflettere sul significato delle parole e sul loro impatto.»
Il ruolo dei genitori: regole e dialogo
Uno dei temi centrali della serata è stato il ruolo dei genitori nell’educazione digitale dei figli. Zanardo ha sottolineato l’importanza di stabilire regole chiare, senza cadere nella trappola della censura.
«Non serve proibire tutto, ma è fondamentale creare un dialogo costante.»
Un dato emerso da un sondaggio ha rivelato che il 60% dei genitori lascia lo smartphone acceso vicino al letto dei figli durante la notte.
«Questo è un errore», ha avvertito. «Il sonno è sacro, e i ragazzi hanno bisogno di staccare dalla rete per riposare davvero. Proviamo a creare spazi liberi dai device, come la cena in famiglia o le ore prima di dormire».
La dieta mediatica e l’ecologia dello sguardo
Zanardo ha proposto due concetti chiave per un approccio sano ai media: la dieta mediatica e l’ecologia dello sguardo.
«Così come facciamo attenzione a ciò che mangiamo, dovremmo selezionare con cura le immagini e i contenuti che consumiamo online, – ha spiegato. – Inoltre, è importante esporre i ragazzi a diverse forme di comunicazione, come il cinema, il teatro e la radio, per evitare che lo smartphone diventi l’unico strumento di fruizione.»
Cesare Cantù e i rischi dell’intelligenza artificiale
Cesare Cantù ha approfondito i rischi legati all’intelligenza artificiale, in particolare la diffusione di influencer virtuali e deepfake, che rendono sempre più difficile distinguere tra realtà e finzione.
Ha inoltre introdotto il tema dei chatbot emozionali, sistemi di intelligenza artificiale progettati per simulare emozioni e interagire con gli utenti in modo empatico.
Questi strumenti, sebbene innovativi, sollevano questioni etiche e di privacy, poiché possono manipolare le emozioni degli utenti e raccogliere dati sensibili.
Cantù ha sottolineato l’importanza di educare i giovani a riconoscere i meccanismi alla base di queste tecnologie e a comprendere il valore dei propri dati personali.
La rete siamo noi
La serata si è chiusa con un messaggio forte e positivo da parte di Lorella Zanardo: «La rete siamo noi». «Non dobbiamo demonizzare il digitale – ha detto, – perché la rete è uno strumento potente che possiamo usare per costruire un mondo migliore.
«Sta a noi decidere come farlo. Se riempiamo i social di volti reali, di storie autentiche e di contenuti positivi, possiamo trasformare la rete in un luogo di crescita e condivisione.»
Zanardo ha invitato genitori, educatori e ragazzi a prendersi cura della rete come se fosse un bene comune.
«La rete non è un luogo lontano o astratto: siamo noi, con le nostre scelte, i nostri comportamenti e i nostri valori. Se vogliamo un internet migliore, dobbiamo iniziare da noi stessi».
Invito alla responsabilità
L’evento ha lasciato un messaggio chiaro: la rete è uno spazio che possiamo plasmare con le nostre scelte. Educare alla consapevolezza digitale non significa solo prevenire i rischi, ma anche valorizzare le opportunità che il web offre, costruendo un futuro più sicuro e inclusivo per tutti.
Nadia Clementi – [email protected]