Disco verde ai vini dealcolati – Di Giuseppe Casagrande

Pubblicato il decreto ministeriale. Da oggi si potrà ridurre il tenore alcolico. E se non supera gli 0,5% gradi, in etichetta andrà specificata la dicitura «dealcolato»

Via libera del Ministero dell'Agricoltura al vino dealcolato.

Disco verde ai vini dealcolati. Ieri anche l'Italia ha dato il via libera definitivo alla produzione di questa tipologia di vini. La Gazzetta Ufficiale ha, infatti, pubblicato il decreto del Ministero dell’Agricoltura con le disposizioni nazionali di attuazione del regolamento dell'Unione Europea n. 1308/2013 e successive modificazioni ed integrazioni del Parlamento Europeo e del Consiglio Europea per quanto riguarda i vini dealcolati.
 
A partire da oggi sarà, dunque, possibile, come si legge nell’articolo 1, ridurre parzialmente o totalmente il tenore alcolico dei vini, spumanti compresi. Inoltre, nell’etichettatura dei prodotti ottenuti dopo il processo di dealcolazione (totale o parziale) andrà specificata la dicitura «dealcolato» se il titolo alcolometrico effettivo del prodotto non supera gli 0,5% gradi alcolici o «parzialmente dealcolato» se invece supera gli 0,5% gradi alcolici ed è inferiore al titolo alcolometrico effettivo minimo della categoria che precede la dealcolazione (in Italia sotto i 9% gradi alcolici), fatta esclusione per i vini Dop e Igt.

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Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida.

 
 Per il settore vitivinicolo italiano è un passaggio per certi versi storico 

Per il settore vitivinicolo si tratta di un passaggio per certi versi storico, oggetto di profonde divisioni, ma che dà prospettive per il futuro della filiera del vino made in Italy come testimoniano anche le stime di mercato e i cambiamenti degli stili salutistici dei consumatori con relative campagne internazionali «No alcol».
Valga per tutti l'esempio della Francia, primo produttore di vino come valore (non per quantità: il primato spetta all'Italia), dove questi prodotti sono già una realtà. Un altro esempio è il caso della Familia Torres in Spagna, tra i più grandi produttori del Paese, che ha recentemente investito 6 milioni di euro per la costruzione e messa in funzione di una nuova cantina a Pacs del Penedès, interamente dedicata alla produzione di vini dealcolati.

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Daniele Simoni, amministratore delegato della Schenk Italia con sede ad Ora.

 
 In Italia il gruppo Schenk trasferirà la produzione dalla Spagna a Ora 

Anche in Italia c’è chi investe con convinzione nella produzione del vino dealcolato, una nicchia di mercato, ma con buone prospettive di crescita. Ci crede, ad esempio Schenk, il ramo italiano del gruppo Schenk Family con sede ad Ora che è pronta a trasferire in Italia (dalla Spagna) la produzione.
Schenk, una realtà da 140 milioni di euro di fatturato e 60 milioni di bottiglie che per il 70% finiscono all’estero (Stati Uniti, Germania, Est Europa, Nord Europa e Asia in testa) produce annualmente 80.000 bottiglie di vini e bevande dealcolate in Spagna, il 25% sono commercializzate in Italia.
Oggi è pronta a mettere sul piatto un investimento importante, due milioni di euro, come ha spiegato Daniele Simoni, amministratore delegato di Schenk Family Italia: «Finora abbiamo dovuto produrre fuori dal Paese. Noi lo facevamo in Spagna, con costi aggiuntivi per il trasporto del prodotto. Con questo investimento, che sarà operativo dal 2026, contiamo, tra le altre cose, di abbattere del 20% il costo di produzione dei nostri vini dealcolati, che andranno ad arricchire l’offerta dei nostri marchi più importanti.»

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 Cresce l'interesse verso i prodotti a zero alcol o a bassa gradazione 

«Alcuni mercati, come quelli della Danimarca, del Belgio, della Germania, della Francia e dei Paesi Bassi, dimostrano - ha sottolineato Daniele Simoni - una crescente attenzione verso i prodotti a zero alcol o a bassa gradazione alcolica. Con questo decreto ministeriale adesso anche in Italia si aprono scenari molto interessanti sia sotto il profilo delle economie di scala, che ci permetteranno di investire di più sui mercati per far conoscere questi prodotti, sia per quanto riguarda la flessibilità, la velocità e la sostenibilità di produzione».
 
«Per far crescere realmente il settore in Italia - ha concluso Daniele Simoni - occorrerà convincere anche chi tradizionalmente non consuma vino a scegliere un’alternativa più naturale, come il vino dealcolato, rispetto a bevande più economiche e meno naturali. Anche perchè la tecnologia oggi consente di ottenere vini dealcolati di qualità sempre migliore».

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Giuseppe Casagrande - [email protected]

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