«Associazione Castelli del Trentino» - Di Daniela Larentis

A Mezzolombardo, giovedì 5 dicembre l’analista e storico di economia locale Marco Zulberti parlerà di Taulero Zulberti, tra poesia, giornalismo e storia – L’intervista

Marco Zulberti, analista e storico di economia locale.

Prosegue il ciclo di incontri organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino edizione 2024-2025, curato dal presidente dell’Associazione Andrea Sommavilla, responsabile del Servizio biblioteca e attività culturali del Comune di Borgo Valsugana, e dal vicepresidente, il giornalista Daniele Bebber.
Il prossimo appuntamento dal titolo «Taulero Zulberti, un poeta irredento - La vita e l'opera», è fissato per giovedì 5 dicembre 2024 a Mezzolombardo, presso la Sala Spaur in Piazza Erbe, alle ore 20:00, e avrà come ospite Marco Zulberti, analista e storico di economia locale. La serata sarà dedicata alla presentazione della biografia di Taulero Zulberti, poeta, saggista, autore di romanzi storici sulla Prima e Seconda guerra mondiale, traduttore e giornalista.
 
Da 36 anni l’Associazione Castelli del Trentino è attiva nell’ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, convegni e cicli di conferenze su tematiche storiche e storico-artistiche che vengono seguiti con attenzione dal pubblico e dalla stampa.
Le iniziative proposte godono del patrocinio della PAT e della Regione, sono inoltre riconosciute valide ai fini dell’aggiornamento del personale docente da parte dell’Iprase.
Continua la collaborazione con l’Accademia roveretana degli Agiati e con la Società di Studi trentini di Scienze storiche.
 
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Marco Zulberti, originario della zona di Trento e Bolzano, ha studiato letteratura, storia ed economia all'Università di Milano. Ha collaborato con importanti testate giornalistiche come Corriere della Sera, Alto Adige, Trentino e Adige, pubblicando saggi su temi economici, letterari e storici.
Impegnato nel panorama culturale trentino, è stato presidente del Gruppo Culturale «Quatar Sorele» di Cimego, con cui ha organizzato convegni e seminari dedicati alla cultura storica della montagna e della Val del Chiese.
Collabora inoltre con diverse riviste locali, tra cui Judicaria, Passato Presente e U.C.T. - Uomo Città Territorio, per la quale ha curato la raccolta di saggi Globalizzazione e Libertà (2006).
 Abbiamo avuto occasione di porgergli alcune domande.
 
Su quali aspetti verrà focalizzata maggiormente l’attenzione nell’incontro di giovedì 5 dicembre?

«La serata sarà dedicata alla presentazione della biografia di Taulero Zulberti, figura poliedrica che ha segnato il panorama culturale trentino. Poeta, saggista e autore di romanzi, alcuni dei quali a tema storico sulla Prima e Seconda guerra mondiale, Zulberti fu anche traduttore di opere dal tedesco e dal cecoslovacco, nonché, soprattutto, giornalista.
«Nel suo percorso spiccano numerose collaborazioni con quotidiani trentini (a partire da Il Popolo di Battisti, nel 1912, fino alla direzione dell’Alto Adige tra il 1950 e il 1954), e testate nazionali con il Resto del Carlino per cui è stato corrispondente da Berlino dal 1930 al 1943. Nato a Zuclo nel 1896 e scomparso a Trento nel 1980, Zulberti apparteneva a una famiglia di funzionari pubblici che prestavano servizio in vari tribunali austriaci, tra Tione, Civezzano, Borgo e Trento.»
 
Dal punto di vista metodologico qual è stato il processo di ricerca per la stesura della biografia?

«Negli anni ’80, durante i miei studi universitari a Milano, il professor Daziano mi chiese se fossi parente di Taulero, un giornalista che aveva conosciuto a Berlino negli anni Trenta. Io risposi che avevo sentito parlare in famiglia di questo importante giornalista da mio zio Alfredo e che forse era un lontano parente.
«Successivamente, approfondendo la mia tesi di laurea, scoprii che Eugenio Montale lo aveva citato nel discorso sulla poesia a Stoccolma durante la cerimonia di premiazione del Premio Nobel.
«Le informazioni su di lui erano però scarse: un articolo su Judicaria di Bianca Trupia e Mario Antolini e una prima bibliografia di Danilo Mussi rappresentavano le uniche fonti.
«Da quel momento iniziai una lunga ricerca. Frequentai negozi di libri usati a Milano e altre città per recuperare i suoi romanzi e raccolte di poesie, molti dei quali ormai introvabili.
«Qualche anno dopo mi chiamarono dalla Biblioteca Civica di Verona per chiedermi sue notizie e anche dall’Università di Padova il prof. Catalano, docente di letteratura slava.
«Cominciai a tracciare una prima biografia utilizzando veri e propri lacerti riportati nei profili degli autori sulle pagine di copertina delle sue opere. Incrociai i testi di alcuni saggi e romanzi e le notizie riportate nelle recensioni alle opere.
«Con il tempo, incrociando saggi, recensioni e materiali biografici, ho ricostruito il ritratto di una vita straordinariamente intensa, dedicata al giornalismo e alla sua amata regione.»
 
Tra poesia, giornalismo e traduzione, quale aspetto di Zulberti considera più significativo?

«È difficile stabilire quale aspetto della sua produzione intellettuale abbia avuto il maggiore impatto sul fronte culturale. Le sue poesie, che rievocano una Trento dimenticata, includono componimenti di particolare rilievo, come un inedito dedicato a Cesare Battisti.
«Tuttavia, esse, insieme ai suoi romanzi, con tracce di storia trentina e squarci su città come Merano, restano ancora oggi largamente ignorate. Come traduttore (di opere teatrali diventate famose) ha lasciato un segno indelebile: la sua versione dell’opera teatrale L’affare Makropulos di Karel Čapek, dove compare per la prima volta il termine robot, lo ha messo in evidenza, come scrive il prof. Catalano, quale uno dei primi studiosi di letteratura slava.
«Nel campo del giornalismo, Zulberti si distinse per le cronache inviate a Il Resto del Carlino durante gli anni cruciali dell’ascesa del nazismo in Germania, cronache destinate a un giovane praticante come Enzo Biagi.
«Successivamente, come direttore del quotidiano Alto Adige, cercò di promuovere una visione unitaria della regione, che, dopo la Seconda guerra mondiale, appariva divisa tra le province di Trento e Bolzano.
«Nonostante ciò, la poesia potrebbe essere considerata la dimensione che lo ha reso più visibile. In questo ambito, Zulberti condivideva, insieme alla passione per la lirica, un legame intellettuale con Eugenio Montale, un aspetto che caratterizzò i suoi ultimi anni trascorsi nella redazione del Corriere della Sera.»
 
Come si intrecciano le dinamiche economiche del periodo con la sua produzione poetica?

«Zulberti non aveva una formazione economica, essendosi laureato in Giurisprudenza a Pavia nel 1920. La sua poesia riflette più che altro la tensione intellettuale vissuta dagli italiani a Trento sotto il governo austriaco, in un contesto privo di un’università di lingua italiana.
«Mentre Cesare Battisti ed Ernesta Bitanti su Il Popolo affrontavano temi economici e sociali, Taulero esprimeva nelle sue poesie il desiderio di una crescita culturale, influenzato da figure come D’Annunzio e Pirandello.
«Provenendo da una famiglia agiata e poliglotta, con una profonda conoscenza del tedesco, visse appieno il fermento culturale di quel periodo.»
 
Che ruolo ha lo studio delle sue opere per comprendere il nostro passato?

«Scrivere la biografia di Zulberti mi ha fatto riflettere su quanto sia facile essere dimenticati, anche dopo una vita intensa e ricca di esperienze. La sua produzione offre un prezioso spaccato della regione e della Trento asburgica, ormai lontane dall’attuale configurazione.
«I suoi primi romanzi, L’ipocondria di un Legionario e Le risorse di un coniglio, potrebbero ispirare un documentario storico o la sceneggiatura di un film estremamente interessante, facendo conoscere e riscoprire le radici storiche del nostro statuto di autonomia.»
 
A cosa sta lavorando/progetti editoriali futuri?

«Premesso che il principale ambito del mio interesse è l’economia delle comunità montane, un tema che, in questa fase storica, fatica a reggere il confronto con l’economia di scala delle città, sto completando una ricerca intitolata La regione del Ferro. Presenze ebraiche nell’antica Judicaria. Questo progetto ha preso avvio all’indomani della mostra sul drammatico caso del Simonino, tenutasi a Trento nel 2019.
«Partendo dalla storia del credito e della moneta nella nostra regione, ho voluto mostrare come le comunità ebraiche non si limitassero al tanto condannato prestito a usura, ma fossero anche impegnate in numerose attività artigianali, come la lavorazione dei panni, dei metalli, della carta e la stampa.
«Inoltre, gestivano mercati e commerci nella regione. Ora sono alle fasi finali della ricerca e prossimo alla pubblicazione integrale, dopo averne già stampato le prime tre parti su Judicaria.
«Un altro lavoro, da poco terminato, è Da mistiche a streghe, dove traccio una riflessione sulla persecuzione delle donne, prima accusate, torturate, processate e bruciate come eretiche e mistiche, e poi, a partire dal 1350, come streghe.
«Ho analizzato i processi e i roghi che si susseguirono a partire da Riva del Garda nel 1300, fino a estendersi nei secoli successivi in Val di Fiemme, Val di Non e Val Lagarina.
«Ho concluso la stesura di questo lavoro, ma prevedo di pubblicarlo non prima del 2026.»

Daniela Larentis – [email protected]

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