Cyberbullo. Ritratto di carnefice? – Di G. Maiolo, psicoanalista
In realtà, nella vita reale è un vigliacco che ha bisogno del (falso) anonimato della rete
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Oggi 7 febbraio 2025 è la giornata nazionale contro il bullismo. E il bullo più frequente e temuto di oggi è il cyberbullo! Osserviamolo con attenzione.
Allo specchio il bullo online che minaccia, offende e perseguita, vede la sua immagine enorme, potente, dotata di forza.
Non lo è ma appare. Si sente invincibile, protetto dall'anonimato che gli permette di dire tutto, senza rispetto: «Idiota» «Fai schifo» «Ti odio» o cose peggiori.
Sovente è per compensazione in quanto al di fuori del territorio virtuale, di solito è un debole, vittima a sua volta di altre aggressioni.
Nel web il cyberbullo diventa un «angelo vendicatore» che si vuole rifare per i torti subiti.
Usa quel potentissimo smartphone che gli fa cambiare sembianze e gli consente qualsiasi cosa senza doversi coprire il volto o mascherare.
Ha la convinzione, peraltro errata, dell’anonimato, e colpisce duro, qualche volta a morte, soprattutto se si allea con altri bulli e ne condivide il piacere della persecuzione.
Ma sa che attorno a sé, ci sono ammiratori e complici che vedono e non parlano.
Ha un bisogno infinito di mostrare le sue imprese ed essere ammirato, come far vedere che non serve la forza fisica. Così non lo allontani se gli dici di smetterla.
Non ti salvi. Anzi lo incoraggi a torturarti.
Sa che può raggiungerti ovunque e in qualsiasi momento. Sa che può colpire la sua preda quando ne ha voglia, tanto con quel suo display gli dice sempre dove si trova la sua vittima.
Il carnefice così insegue la preda senza difficoltà perché il suo bersaglio è sempre visibile col suo telefonino acceso h24.
Allo stesso tempo sa di avere un’infinità di spettatori che lo ammira e gli dà l’attenzione che ha sempre cercato.
Che fare per proteggere le prede braccate? Come prevenire i carnefici?
Nei tanti incontri fatti nelle scuole con gli allievi e pure con docenti e genitori sulla violenza «orizzontale» tra i minori, con i tanti bulli seguiti e aiutati a cambiare le loro relazioni, ho visto troppo spesso una povera competenza educativa unita alla sottovalutazione del bullismo virtuale. Prima cosa è formare gli adulti, genitori e insegnanti, perché è compito di famiglia e scuola sviluppare competenze educative capaci di prevenire precocemente, saper proteggere e scoraggiare la tendenza ad offendere e ferire i compagni per divertimento.
Solo con adulti davvero capaci sul piano educativo, si può dare aiuto alle vittime paralizzate nel silenzio e inchiodate alla solitudine per la non-curanza dei grandi e per l’omertà dei pari.
Certo servono, ma non bastano gli spettacoli teatrali a scuola per scoraggiare il cyberbullismo strisciante.
Con le nuove generazioni dobbiamo costruire l’umano che vuol dire educare alle relazioni e al rispetto altrui e insegnare a comunicare e ad ascoltare.
Serve narrare la solidarietà e non solo dire alle vittime di non tagliarsi i polsi e usare matite per disegnare la loro sofferenza.
Non basta e forse non serve!
C’è bisogno di una comunità educante formata e attenta che sappia prevenire i pericoli e non intervenga solo con la divisa per reprimere o suggerisca buoni comportamenti.
Giuseppe Maiolo - Università di Trento
www.officina-benessere.it