Confraternita della Vite e del Vino, l'elogio della FEM
«La Fondazione Edmund Mach è patrimonio dell’autonomia e del Trentino a garanzia del futuro dell’agricoltura di montagna»
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È
stato un momento d’approfondimento sulla storia del vino del Trentino e
sulla sua importanza nel panorama enologico non solo della nostra
provincia, il simposio d’autunno della Confraternita della vite e del
vino di Trento, tenutosi questa mattina nell’aula magna di Fem.
Lo
storico istituto, che in questo 2024 ha celebrato i 150 anni, ha un
forte legame con la Confraternita e nel suo intervento di saluto il Gran
Maestro lo ha sottolineato.
Questo è stato rimarcato poi
nell’intervento di Francesco Spagnolli, che in quell’istituto si è
formato e lo ha guidato come preside. C’è poi stata l’intronizzazione
dei nuovi confratelli, e la consegna dei diplomi alle cantine insignite
del titolo di Vino confratello 2024.
«Nell’ultimo triennio siamo
ritornati – ha detto Leveghi – in quest’aula per la cerimonia annuale
d’insediamento dei nuovi confratelli.
«La Fondazione Edmund Mach è
stata ed è l’istituzione fondamentale per lo sviluppo, la crescita e
l’innovazione dell’agricoltura di questa terra.
«Fem è patrimonio dell’autonomia e del Trentino a garanzia del futuro dell’agricoltura di montagna.
«La
sua nascita, 150 anni fa, necessitata dalla grave situazione
fitosanitaria del baco da seta e della vite, aveva però, come ricordato
dal prof. Scienza, un obiettivo importante, voluto dalla dieta di
Innsbruck: giocare la carta della pacificazione tra i due popoli del
Tirolo meridionale. San Michele visto come legame è ponte tra due
lingue.
«Certo la grande guerra del 1915-1918, detta guerra
verticale, travolse questo intento. Ma oggi possiamo considerare
importante questo legame non solo simbolico che contribuisce a
corroborare una dimensione regionale dell’autonomia (fattuale non
statutaria) che nel tempo si è andata sfarinando.
«La cultura e
l’economia possono creare ponti per dare corpo e sostanza ad una
dimensione regionale da cui non possiamo prescindere se vogliamo
progettare il futuro e non subirlo.
«La Confraternita nella sua
minuscola dimensione, ma nella sua maiuscola missione contenuta
nell’articolo 2 dello statuto: «mantenere e sviluppare le tradizioni
vitivinicole della terra trentina, esaltandone i prodotti migliori», può
contribuire a creare legami con i cugini sudtirolesi.
«Lo scopo
della Confraternita, come racconta Tonon, fu scritto di proprio pugno da
Bruno Kessler, uno dei 16 fondatori nel 1958 quando divenne anche
presidente dell’allora Istituto agrario.
«Credo che accettare come
nuovo confratello Thomas Widman, politico, ma soprattutto importante
imprenditore agricolo e vitivinicolo dalla provincia di Bolzano, vada
nella strada di una collaborazione necessaria con quel mondo viticolo.
«Certo sono piccoli segnali, ma sapendoli cogliere si comprendono meglio le ragioni degli altri e si costruisce futuro.»
Francesco
Spagnolli con la consueta passione e competenza ha parlato della
Vitienologia trentina: leggere il passato, conoscere il presente ed
intravvedere il futuro.
«Trenta secoli di storia - ha detto
Spagnolli - per una vitienologia che da sempre non può che chiamarsi
“eroica”. Ambiente difficile, terreni spesso impervi hanno fatto del
vino trentino un qualche cosa di unico e difficilmente eguagliabile.
«Dai
precursori reto-etruschi, ai romani e fino al Concilio di Trento, il
vino dell’areale tridentino è sempre stato osannato come prodotto di
eccelsa qualità.
«La rivoluzione culturale della seconda metà del
secolo XIX ha portato cambiamenti più che sostanziali nella gestione del
vigneto e nel modo di fare il vino (oidio, peronospora e filossera); il
progressivo instaurarsi sul territorio della fede cooperativistica ha
modificato sensibilmente l’organizzazione strutturale delle cantine e
del commercio del vino.
«Esattamente un secolo dopo, seconda metà
del Novecento, c’è stata un’altra rivoluzione culturale e scientifica,
il Trentino vitivinicolo ha preso sempre più coscienza delle proprie
potenzialità qualitative percorrendo dapprima la strada delle doc (1971)
poi quella degli uvaggi ed infine degli spumanti soprattutto classici.
«Il
futuro? Probabilmente roseo, ma se verranno messi da parte bisticci e
“beghe di quartiere” tra i singoli produttori, affrontando
congiuntamente l’aspetto promozionale all’insegna del motto: uniti si fa
squadra.»
Il Gran maestro Leveghi ha quindi intronizzato i
nuovi 14 confratelli battendo il tralcio della vite sulla spalla e
recitando la frase: «vinum bonum leatificat cor hominum, dignus esto»:
Gli intronizzati sono: Franco Stefenelli; Eliana Morandi; Roberto
Stanchina; Alessio Gennari; Andrea Segatta; Paolo Chiarenza; Thomas
Widmann; Valentina Gilli, Vittorio Rasera; Bruno Bizzaro; Carlo Tait-
Sono stati nominati confratelli onorari: il presidente della Camera di
Commercio Andrea De Zordo; il presidente dell’Ordine dei giornalisti
della regione Trentino Alto Adige Gianfranco Benincasa, il presidente
del Consorzio vini del Trentino Albino Zenatti. Sono state insignite del
diploma di Vino confratello assegnato ai vini di territorio e/o
autoctoni suddivisi in 12 categorie, le cantine: Francesco Moser con il
Trento Doc Brut Nature; Revì con il Trento Doc Brut Rosé millesimato
2020; l’Agraria di Riva del Garda con il Trento Doc pas dosé riserva
2019; Cavit con il Trento Doc Brut Altemasi Blanc de Noirs 2020; la
cantina Gaierhof con la Trentino Doc Nosiola; la cantina di Cembra con
il Müller Thurgau Viàch 2020; la cantina Vivallis con il Marzemino dei
Ziresi 2022, la cantina sociale di Avio con il Valdadige Terra dei Forti
Doc Enantio 2020; la cantina Nosio - Mezzacorona con il Teroldego
rotaliano Doc superiore riserva Nos 2018; la cantina Armando Simoncelli
con il Trentino Doc rosso Navesel 2021: la cantina Francesco Poli con il
Trentino Doc Vino Santo Nobles 2007; la cantina di Aldeno con il
Trentino superiore Doc Castel Beseno Enopere 2022.