Collaborazione fra istituzioni contro la violenza di genere
Al via i laboratori formativi della rete provinciale promossi dalla UMSe prevenzione della violenza e della criminalità della Provincia autonoma di Trento
Fornire strumenti e competenze per rendere sempre più efficace e professionale il lavoro di chi entra in contatto con le donne vittime di violenza. È l’obiettivo dei laboratori formativi promossi dalla UMSe prevenzione della violenza e della criminalità della Provincia autonoma di Trento, in collaborazione con l’Unità benessere della persona, sviluppo organizzativo e ambito sociale di TSM - Trentino School of Management.
I laboratori, partiti oggi a Trento, sono rivolti agli operatori e alle operatrici della rete provinciale antiviolenza, che comprende le forze dell’ordine, il personale dei servizi sociali e sanitari e del terzo settore e mira a potenziare le loro competenze nell’accoglienza e nell’ascolto delle donne vittime di violenza. A sottolineare l’importanza del progetto formativo, la presenza in apertura del percorso, delle massime autorità istituzionali della Provincia e dello Stato.
Questa iniziativa, ha ricordato il presidente della Provincia, è frutto di un percorso importante intrapreso negli ultimi anni. Sul tema della violenza contro le donne abbiamo lavorato molto e in grande sinergia con le diverse istituzioni. È stata rafforzata la presenza dei centri antiviolenza sul territorio e sono state create due nuove case rifugio.
Il presidente della Provincia ha evidenziato, inoltre, che lo scorso settembre il Consiglio provinciale ha varato, all’unanimità, una normativa che mette a disposizione importanti risorse per le vittime di femminicidio.
L’auspicio è che tutto questo serva a creare maggiore consapevolezza fra le donne che subiscono violenza. L’impegno della Provincia, ha spiegato il presidente, è quello di costruire un Trentino sicuro per tutte le donne, consolidando e potenziando i servizi antiviolenza e promuovendo l’autonomia delle vittime attraverso percorsi di inserimento lavorativo e supporto economico.
Questa iniziativa, ha ricordato il presidente della Provincia, è frutto di un percorso importante intrapreso negli ultimi anni. Sul tema della violenza contro le donne abbiamo lavorato molto e in grande sinergia con le diverse istituzioni. È stata rafforzata la presenza dei centri antiviolenza sul territorio e delle case rifugio. Il presidente della Provincia ha evidenziato, inoltre, che lo scorso settembre il Consiglio provinciale ha approvato, all’unanimità, disposizioni normative grazie alle quali è stato possibile potenziare i servizi antiviolenza e prevedere un contributo a favore degli orfani di vittime di femminicidio.
L’auspicio è che tutto questo serva anche a creare maggiore consapevolezza fra le donne che subiscono violenza e possibilità di fornire risposte concrete ed efficaci.
L’impegno della Provincia, ha spiegato il presidente, è quello di costruire un Trentino sicuro per tutte le donne, consolidando e potenziando i servizi antiviolenza e promuovendo l’autonomia delle vittime attraverso percorsi di inserimento lavorativo e supporto economico.
Il procuratore della Repubblica di Trento Sandro Raimondi ha evidenziato che quanto fatto in Trentino sul tema del contrasto alla violenza di genere, con il contributo di tutte le istituzioni, non ha eguali nel resto d’Italia, mentre Orietta Canova, procuratore della Repubblica di Rovereto, ha sottolineato la necessità di impegnarsi al massimo, mettendo in campo sensibilità, attenzione e ascolto. Il nuovo questore di Trento, Nicola Zupo, ha ringraziato le istituzioni del Trentino per questa attività di formazione che coinvolge anche le forze dell’ordine. Poter contare su una rete di servizi efficace e articolata è fondamentale - ha detto Zupo - affinché le donne non si sentano sole.
Il colonnello Matteo Ederle, comandante provinciale dei Carabinieri, ha definito i laboratori una grande opportunità, frutto di un ottimo lavoro di squadra. La direttrice dell’Integrazione socio sanitaria di Apss, Elena Bravi, ha evidenziato l’importanza del «fare cultura» soprattutto fra i giovani, ricordando che la violenza nasce dalle disparità e dalle disuguaglianze. Infine il prefetto Giuseppe Petronzi, commissario del Governo per la Provincia di Trento, in collegamento dall’estero, ha detto che in Trentino esiste una sorta di «microclima» molto positivo e operoso sul tema che ci responsabilizza a fare sempre di più e sempre meglio.
In apertura Francesco Barone, presidente di TSM, ha sottolineato come la violenza di genere sia soprattutto una sfida culturale che riguarda tutte le istituzioni. «Serve un impegno corale - ha detto - che ci permetta di scardinare talune impostazioni ataviche della nostra società. In questa sfida c’è anche TSM che attraverso la formazione offre il suo contributo affinché la rete provinciale antiviolenza possa operare con maggiore efficacia nel contrasto e prevenzione delle dinamiche di violenza».
Il percorso formativo partito oggi, con i docenti Roberta Radich e Andrea Picco, si articola in 10 incontri sul territorio, incentrati sul tema «Le dinamiche della violenza in famiglia: accoglienza, ascolto e intervento». Lo svolgimento delocalizzato degli incontri formativi permette la conoscenza reciproca degli operatori impegnati in un determinato territorio e la conseguente facilitazione di rapporti interpersonali per la gestione dei casi di violenza che richiedono l’intervento di più Servizi.
L’obiettivo è mettere a punto interventi coordinati, con una visione di sistema, non frammentata, per accompagnare la donna nel percorso di fuoriuscita dalla violenza. Attraverso sessioni pratiche e teoriche, i partecipanti potranno acquisire conoscenze sulle dinamiche della violenza di genere, sviluppando abilità interpersonali e strategie applicabili nel lavoro quotidiano, migliorando l’efficacia degli interventi a tutela delle persone coinvolte in dinamiche violente.
Attraverso un’analisi teorica e un lavoro esperienziale su casi concreti, gli operatori acquisiranno strumenti per comprendere le interazioni disfunzionali, riconoscere segnali di pericolo e intervenire in maniera coordinata, rispettando le specificità del proprio ruolo professionale. Il laboratorio formativo affronterà le dinamiche familiari, le resistenze al cambiamento e le modalità per costruire interventi efficaci nei servizi e nella rete.