Ce ne parla la dottoressa Isabella Chirico – Di Nadia Clementi
«Le relazioni interpersonali degli adolescenti nella società contemporanea»
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L’adolescenza è una delle fasi più intense della vita, periodo in cui le relazioni interpersonali giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo personale, sociale ed emotivo.
Nella società attuale, fortemente segnata dall'influenza dei social media e da cambiamenti culturali rapidi, gli adolescenti affrontano sfide uniche nel costruire e mantenere legami significativi.
Abbiamo approfondito il tema delle relazioni interpersonali tra adolescenti con la dr.ssa Isabella Chirico, psicopedagogista e antropologa, da anni impegnata in tematiche legate alla crescita, esperta in educazione emotiva e nella salute mentale di bambini, di adolescenti e genitorialità.
Le relazioni interpersonali, specialmente in età adolescenziale, sono influenzate da una molteplicità di fattori, come il contesto familiare, culturale e digitale.
Oggi i social network sono spesso al centro delle interazioni, creando nuove opportunità e anche nuove pressioni, come il confronto sociale costante, il cyberbullismo e il bisogno di approvazione attraverso like e commenti. Inoltre, fenomeni come il body shaming e il revenge porn accentuano la vulnerabilità dei giovani, rendendo difficile sviluppare la percezione sana di sé e degli altri.
Gli adolescenti si trovano in un momento cruciale di costruzione delle proprie identità, sottolinea la dottoressa Chirico. – Questo processo, correlato a un mondo costantemente interconnesso, è reso più complesso dal rapporto tra l’iperconnessione digitale versus le aspettative sociali/personali.
«Ciò può portare a più vulnerabilità, da una parte le fragilità emotive e dall’altra maggiori difficoltà a stabilire relazioni autentiche e profonde.
Secondo la dottoressa Chirico, è fondamentale promuovere i programmi di educazione emotiva e affettiva in più contesti: recuperare la forza della genitorialità laddove l’educazione diventa un fattore di prevenzione, allearsi con l’istituzione scuola per sostenere docenti e giovani a riconoscere e gestire le proprie emozioni, a sviluppare empatia e a costruire relazioni basate sul rispetto reciproco.
«L'educazione emotiva non è solo un supporto al benessere personale – afferma, – ma anche un pilastro per la costruzione di una società armoniosa, equa e socio economicamente forte.
Un’altra tematica cruciale è la promozione della comunicazione non violenta e della gestione dei conflitti, strumenti indispensabili per navigare le difficoltà che possono sorgere nei rapporti con amici, partner e familiari.
In questo contesto, abbiamo pensato di porre alcune domande alla Dr.ssa Isabella Chirico (curriculum: https://www.isabellachirico.com/chi-sono) per approfondire ulteriormente il tema delle relazioni interpersonali degli adolescenti.
Ritiene che il contesto culturale e sociale italiano per le relazioni interpersonali degli adolescenti cambi rispetto ad altri contesti internazionali in cui ha lavorato come in Africa?
«L’essere umano da un punto di vista anche antropologico si sviluppa proprio in relazione a fattori quali le relazioni primarie (es. la famiglia, nucleo di convivenza) e il contesto socio-culturale e economico in cui vive/eredita apprendimenti.
«Gli aspetti culturali e sociali acquisiscono valore educativo fin dal concepimento, ovvero come le persone di un determinato luogo pensano ai figli.
«Nei primi anni di vita i genitori, poi la scuola, e gli educatori in genere, proporranno uno stile educativo elaborato da loro, che non è altro che il progetto che la cultura sociale elabora per i suoi membri a seconda del loro status socioculturale, poi, mano a mano che il bambino cresce questi assumerà un ruolo più attivo nella sua autocostruzione.
«Essere esposti a linguaggi diversi muove una forma-mentis diversa, ad esempio, alcune parole in lingua italiano non trovano traduzione in altre lingue e/o concetti collegati alla propria sopravvivenza (dal cibo alla casa, dalle relazioni al lavoro).
«Ci sono evidentemente anche tra gli adolescenti del mondo, Afriche comprese, delle differenze che caratterizzano una cultura rispetto ad un’altra: e poi ci sono dei tratti comuni a tutti e a tutte le ragazze, adolescenti in particolare, che è rappresentato, nella mia esperienza, soprattutto dal mondo emotivo e relazionale.»
Quali sono i segnali più comuni che indicano una difficoltà relazionale in un adolescente e come gli adulti possono intervenire in modo efficace?
«Secondo le ricerche dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, a livello globale, tra i 10 ed i 19 anni: un adolescente su sette soffre di un disturbo mentale, per il quale si intende la depressione, l’ansia e i disturbi comportamentali (chiusura e isolamento sociale, autolesionismo, disturbi alimentari, condotte devianti) come principali cause di malattia, scompenso fino alla disabilità.
«L'adolescenza in sé, potrebbe, essere considerata da un certo punto di visto il periodo difficile perché tra i 12-14 anni nei ragazzi e ragazze avviene una rapida trasformazione psico-fisica che ha conseguenze di forte impatto sulla percezione che hanno di loro stessi, e del mondo intorno.
«Intorno ai 14 anni si può presentare inoltre la crisi identitaria, ovvero inizia la ricerca di se stessi che vuole essere una vera e profonda separazione dall’infanzia, dando luogo a eventi comportamentali nuovi e imprevisti per i quali sia gli stessi giovanissimi sia la famiglia non sono preparati, spesso, ad affrontare, gestire e accogliere.
«L’intervento educativo che trovo più efficace risponde a questa domanda: chi è mio figlio/a? Significa, attivare l’approccio alla conoscenza dei tratti che come genitore sto riscoprendo nell’evoluzione del figlio: cosa le piace? Che parole usa? come vede il mondo? Chi frequenta? Cosa non-sceglie? Che valori ha o ha abbandonato… perché? e via dicendo, ci sono naturalmente tante domande che illuminano il processo trasformativo adolescente.
«A volte sono domande che si possono fare direttamente ai figli, altre volte sono osservazioni indirette, è un atletismo emotivo a cui il genitore può fare riferimento.»
Come si possono integrare i social network in un’educazione che promuova relazioni sane e consapevoli?
«I social network sono parte già integrante nella crescita dei nativi digitali e, se osserviamo ancora più attentamente, la nostra società ha messo in produzione i passeggini e culle con i porta-tablet incorporati.
«Lo strumento digitale è potente: da una parte diviene mezzo di produzione a tutti gli effetti e dall’altra, per quanto restare in contatto sia benefico, impoverisce la relazione, la comunicazione, la profonda connessione tra gli esseri umani.
«Il rischio è quello di atrofizzare il linguaggio nel comprendersi: intendendo, sia il linguaggio di parole, di significato sia il linguaggio emotivo, quello da cui, a quanto sembra, la popolazione sta un po’ fuggendo. La relazione sana e consapevole si costruisce dalla primissima infanzia, anzi, ancora prima, come accennavo sopra, nasce nella mente del genitore nel come pensa al proprio figlio/a e come si relaziona.
«Lo ascolta da bebè quando piange per la colica? E lo rassicura subito dopo? La ascolta quando piange in camera da sola da ragazza perché non si piace? E la accoglie in questo suo non-riconoscersi cercando di offrire nuove visioni su se stessa, sul mondo?
«Mi piacerebbe potessimo riflettere, da adulti, visto che la maggioranza di noi usa i social network, al rischio di un social network: immagini filtrate, commentate purtroppo in modo superficiale, diffusione di dati di foto private fino al commettere dei reati, il tutto offerto a una platea mondiale h24.
«Ricordo che il materiale multimediale ad esempio di una chat va poi considerato di proprietà del fornitore dell’applicazione, potrebbe potenzialmente essere utilizzato quindi da terzi a noi, con tutta probabilità, sconosciuti.»
In che modo l'educazione alla cittadinanza e all'equità possono aiutare gli adolescenti a costruire relazioni basate sul rispetto e sulla diversità?
≪L’educazione alle differenze è semplicemente la nostra convivenza sul pianeta, tra esseri simili per specie e diversi per storia di vita e di provenienza. Mia Couto, biologo e scrittore mozambicano, ha scritto una poesia affermando che hanno riempito la terra di frontiere, caricato il cielo di bandiere, ma ci sono solo due nazioni, quella dei vivi e quella dei morti.
«Save the Children, ricorda che il primo di marzo di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale contro la Discriminazione, nell’intento di abbattere ogni forma di disuguaglianza e sensibilizzare sul rispetto della diversità.
«Viviamo in un mondo connesso, interconnesso e iperconnesso. L’esistenza stessa è costituita da diversità e differenze: mangiamo cibi provenienti da tutto il mondo, incontriamo persone che provengono da luoghi anche molto lontani, guardiamo film e serie tv che ci raccontano scenari diversi da quelli che viviamo ogni giorno.
«Siamo esposti costantemente all’altrui da me, al diverso. A scuola le classi vivono la multiculturalità tra i banchi e nell’insegnamento delle lingue altre, della storia e della geografia, dei sistemi geopolitici e economici. Fare dei collegamenti culturali, delle comparazioni sociali nell’ottica di un mondo giusto e equo, è ciò che può diventare oggetto di curiosità, di motivazione, di interesse anche in adolescenza.
«Tuttavia, incontrare la diversità può attivare emozioni quali paura, fino ai sentimenti di odio, arrivano infatti notizie di episodi di discriminazione, razzismo e xenofobia.
«Cambiare questa modalità è iniziare a considerare le diversità un valore aggiunto è quello di avvicinarcisi, in particolare educarci ed educare alle differenze con naturalezza, con la libertà di essere e di lasciar essere, chi si è nelle proprie uniche identità. A tal proposito consiglio la visione di un video, facilmente reperibile su Youtube, Il viaggio del DNA.»
Dal bullismo fino ai fenomeni di cyberbullismo e di sexting, cosa possono rilevare i genitori e come incidono sulle relazioni interpersonali dei giovani?
«Per bullismo si intende una situazione nella quale una persona è esposta ripetutamente ad attivi aggressivi e violenti da parte di uno o più soggetti; l’intenzionalità del comportamento aggressivo agito, la sistematicità delle azioni aggressive e l’asimmetria tra vittima e persecutore sono i suoi aspetti caratteristici.
«A livello mondiale, l’uso della tecnologia digitale è una costante quotidiana, internet non ha orari di chiusura, il bullismo ha trovato il modo di arrivare sulla rete: questo è il fenomeno del cyberbullismo, che indica più precisamente tutti gli atti di tipo offensivo e prevaricatorio perpetrati attraverso l’utilizzo dei social network, delle chat e in generale della rete Internet, che possono arrivare a essere considerati anche un reato.
«Inoltre, il/la cyberbullo può mantenere nella rete l’anonimato, ha un pubblico più vasto, ossia il Web, e può controllare le informazioni personali della sua vittima.
«La vittima al contrario, può avere delle difficoltà a scollegarsi dall’ambiente informatico, non sempre ha la possibilità di vedere il profilo vero del suo aggressore, e può avere una scarsa conoscenza circa i rischi insiti nella condivisione delle informazioni personali su Internet.»
Alcuni tra i segnali che possono aiutare un genitore a capire se il proprio figlio è vittima di cyberbullismo sono i seguenti:
• utilizzo continuativo di internet (consideriamo già eccessivo più di due ore al giorno).
• Controllo delle finestre aperte sul computer quando si entra nella camera/altri luoghi.
• Rifiuto ad utilizzare Internet. Insorgenza di fattori collegati all’ansia (e/o ansia sociale..).
• Frequenti invii attraverso Internet dei compiti svolti.
• Lunghe chiamate telefoniche ed omissione dell’interlocutore.
• Immagini insolite/preoccupazione trovate nel computer.
• Disturbi del sonno.
• Disturbi dell’alimentazione.
• Disturbi psicosomatici (mal di pancia, mal di testa, ecc).
• Mancanza di interesse in occasione di eventi sociali che includono altri amici/studenti.
• Chiamate frequenti da scuola per essere riportati a casa.
• Bassa autostima.
• Beni personali danneggiati, perdita di denaro, perdita di oggetti personali.
«Un’altra forma di cyberbullismo è quella denominata sexting, ossia l’inviare foto in pose sexy, spesso in unione a messaggi o video dai contenuti sessualmente espliciti.
«Il sexting si può trasformare in un fattore di rischio e di pericolo quando chi riceve le foto le può successivamente rendere pubbliche sul web, anche con lo scopo di danneggiare la reputazione dell’altra persona. Un fenomeno altamente preoccupante, indice di allarme psicosociale tra i giovani e giovanissimi (e adulti).
«Diviene urgente e necessaria un’educazione affettiva sana e profonda ai sentimenti, un’alfabetizzazione emotiva fin dall’infanzia, per far sì che il bambino impari a conoscere i propri stati mentali, ma anche quelli altrui, unica maniera per riuscire a mettersi nei panni dell’altro e costruire così relazioni autentiche, di fiducia e con la capacità di scegliere gli aspetti valoriali dei rapporti.
«Alcune conseguenze psicologiche legate al cyberbullismo sono date da ansia, depressione e, nei casi più estremi, il suicidio (come nel video La storia di Caro su Youtube) e, conseguenze negative, quali quelle emotive e comportamentali potrebbero persistere in modo significativo nel tempo rispetto a quelle legate al vissuto di un atto di bullismo.
«È pertanto necessario comprendere approfonditamente il ruolo della vittimizzazione connessa al cyberbullismo per la salute mentale attivando prima possibile un supporto psicosociale.»
Quanto è importante il ruolo della famiglia nella costruzione di una rete di supporto per gli adolescenti, e quali buone pratiche consiglia ai genitori per favorire il dialogo e la comprensione?
«Lo sviluppo sociale della persona è costituito da relazioni di tipo verticale (con i genitori) e di tipo orizzontale (con il gruppo dei pari). In maniera diversa, ciascuna di queste relazioni consente potenzialmente già al bambino di acquisire le abilità che gli consentiranno di imparare a stare con gli altri nel mondo.
«La famiglia quindi è il primo contesto per la crescita psicofisica e lo sviluppo sociale del bambino. In famiglia è opportuno educare fin da subito l’apprendimento ai comportamenti valoriali (e anche alle regole), tali da essere poi replicati ai vari ambienti esterni nei quali i bambini possono essere gradualmente introdotti. Dalla famiglia in primis come pratica di sviluppo sociale, in adolescenza il nucleo fondamentale si sposta sulle amicizie e gruppo dei pari.
«Osserviamo la pratica educativa di diversi stili genitoriali: derivano dal fattore ereditario e culturale di riferimento, un elemento da considerare è l’essere prima di tutto figli, attivando quei meccanismi relazionali vissuti, le radici dell’esperienza personale che inevitabilmente ricadono poi con il divenire padre e madre.
«Le mappe emotive si costruiscono nel sentire ciò che vive il bambino fin dalla nascita, e di riconoscere quel suo unico modo di esistere, accogliendolo, proteggendolo, rispettando la natura dell’Altro, è così che poi nel corso degli anni la reciprocità nella relazione diviene fiducia, attaccamento sano, comprensione, supporto e capacità di gestire la frustrazione nei momenti di conflitto sano e necessario in adolescenza, affinché il ragazzo o la ragazza possa gradualmente trasformarsi nelle sue identità.
«Crescere è un lungo viaggio, possiamo renderlo avventuroso, possiamo renderlo ostativo, o pieno di aspettative che sono più genitoriali che dei figli: che persone desideriamo diventino i figli che mettiamo al e nel mondo? Alleniamoci all’ascolto profondo, quello personale, quello di coppia, quello di famiglia, con equilibrio, con calma, con gioia, e può essere che scopriremo quanto ancora c’è da amare.»
Le relazioni interpersonali sono un pilastro fondamentale nella crescita di ogni adolescente.
Come ci ricorda la dottoressa Chirico, l’educazione emotiva, affettiva e digitale non è solo un’urgenza umanistica, ma un investimento del presente sul futuro della nostra società.
Chi desidera approfondire il lavoro della dottoressa Isabella Chirico e le sue attività nel campo dell'educazione e della promozione del benessere giovanile, vi invitiamo a seguire i suoi progetti e le sue iniziative, che rappresentano un faro di speranza per molti giovani e non solo.
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Riceve su appuntamento genitori, adolescenti
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