Casse Rurali, riflessioni sul futuro
Il sistema del credito cooperativo si interroga sul futuro e sulle modalità e gli strumenti per rispondere ai bisogni emergenti dei territori in cui opera

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Il futuro del credito cooperativo è stato il tema al centro del convegno di settore ospitato stamani a Trento in sala inCooperazione. Un futuro che chiama le Casse Rurali a interrogarsi su modalità e strumenti per governare il cambiamento, mantenendo le dinamiche relazionali che ne contraddistinguono l’operato, ma leggendo il cambiamento in atto per riuscire a rispondere ai bisogni emergenti nelle comunità, come evidenziato nel saluto di apertura da Silvio Mucchi, vicepresidente della Cooperazione Trentina per il settore del credito.
Il tema è stato ripreso nella tavola rotonda dal titolo «Riflessioni sul futuro del credito cooperativo», moderata da Vincenzo Visetti, responsabile Area Affari Legali della Federazione. Ad aprire il confronto il presidente di Federcasse Augusto Dell’Erba, che ha richiamato la necessità di individuare la strada che consenta di continuare ad affermare la pluralità e la biodiversità del sistema del credito cooperativo.
«Questo – ha aggiunto Roberto Simoni, presidente della Cooperazione Trentina – è un momento proficuo, in cui la stabilità del sistema non è in dubbio, per interrogarsi su cosa il credito cooperativo dovrà rappresentare in futuro. È giunto il momento di definire meglio le caratteristiche di un sistema che si esprime, al di là dei dati di bilancio, attraverso progetti e iniziative a sostegno delle famiglie e delle imprese trentine. Pertanto, dobbiamo elaborare un modello condiviso, da costruire e agire in modo compatto, unitario».
Opinione condivisa da Giorgio Fracalossi, presidente Cassa Centrale Banca, che ha richiamato la necessità di trovare modalità nuove per rispondere alle esigenze del territorio, governando il cambiamento.
A offrire un quadro chiaro dello scenario in cui si muovono oggi Casse Rurali e banche di credito cooperativo è intervenuto Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse.
La relazione con la comunità, ripresa a più voci nel corso della tavola rotonda, ha trovato espressione anche nei risultati della ricerca «La parola ai soci: le Casse Rurali trentine nella valutazione delle loro basi sociali», presentata da Riccardo Bodini e Stefania Turri, rispettivamente direttore e ricercatrice di Euricse. Condotta su un campione di 7 mila soci, appartenenti a nove Casse Rurali, ha fatto emergere lo stretto legame delle Cassa Rurali con il territorio, che, per la base sociale, si esprime in particolare nel sostegno rivolto alle associazioni locali e nelle proprie radici storiche.
Presenza diffusa sul territorio
La presenza delle 11 Casse Rurali Trentine sui territori serviti resta capillare, con 278 sportelli (226 dei quali in provincia di Trento, in media uno ogni 2.400 abitanti).
Per ben 127 Comuni trentini su 166, le Casse Rurali sono l’unica presenza bancaria, e ciò consente di limitare a 13 i Comuni del tutto sprovvisti di servizi bancari.
Nonostante la riduzione del numero complessivo delle Casse Rurali (stabilizzatosi però nel 2024 a 11, senza nuove fusioni), la base sociale continua ad aumentare, toccando quota 133.072 (+1.552 adesioni rispetto all’anno precedente). In leggero aumento anche il numero di collaboratori e collaboratrici, che oggi sono complessivamente 2.068.
Tiene l’economia trentina
In un contesto macroeconomico caratterizzato da un rallentamento della crescita europea, e dal preoccupante calo della produzione industriale in Italia, l’economia del Trentino resiste soprattutto grazie ai buoni risultati del turismo e alla tenuta del comparto agricolo, e le Casse Rurali si preparano ad incontrare soci e socie nelle prossime assemblee presentando i bilanci del 2024 con risultati economici positivi.
La raccolta complessiva supera i 24 miliardi, con un aumento del 6,1% su base annua.
La crescita si concentra soprattutto sulla raccolta indiretta (+9,9%), e in questa fase evidenzia una netta preferenza per il risparmio amministrato (+13,7%), che si spiega con il buon rendimento dei titoli del debito pubblico, a sua volta legato alla dinamica dei tassi di mercato.
In linea con l’andamento generale dell’intero sistema bancario, gli impieghi sono invece in calo (-3,6% il dato complessivo), sia per quanto riguarda le imprese (-2,7%), sia in misura ancora maggiore per le famiglie (-4,3%). Questo dato, confermato anche dalla tendenza dei primi due mesi del 2025, se letto a fronte della situazione positiva della liquidità, si spiega sia con l’utilizzo preferenziale delle risorse di cui la clientela già dispone per soddisfare i bisogni, riducendo il ricorso al credito bancario, sia con la situazione di generale incertezza dovuta a fattori macroeconomici di impatto potenzialmente molto rilevante (dazi USA, costo dell’energia, rischi di ripresa dell’inflazione e conseguente pausa nel previsto allentamento monetario), che continua a frenare sia i consumi, sia i nuovi investimenti.
La qualità del credito migliora comunque ulteriormente, con le sofferenze lorde che segnano un nuovo minimo storico (0,8%), e con un ulteriore calo complessivo dei crediti deteriorati (NPL), scesi al 4% degli impieghi. Le coperture sui crediti deteriorati al 93% e il CET1 ratio medio che sale al 31,6% evidenziano una solidità patrimoniale da primato nell’intero panorama bancario nazionale.
Anche i risultati economici del 2024 sono positivi. Non tanto a causa della dinamica del margine di interesse, che vale complessivamente 526 milioni di euro, ma cresce in misura contenuta rispetto al 2023 (+1,1%), scontando gli effetti del calo dei tassi di riferimento nel corso del secondo semestre del 2024, quanto in relazione al netto miglioramento sia del saldo delle attività/passività finanziarie (83,7 milioni di variazione assoluta rispetto al 2023), sia del rapporto tra rettifiche e riprese di valore nette per rischio di credito (+113 milioni di euro).
Questi fattori portano il risultato complessivo dell’esercizio 2024 a 330 milioni di euro, in aumento del 57,1% rispetto al 2023. Aumenta però in misura rilevante anche il contributo delle Casse Rurali allo sviluppo della cultura, della socialità, delle attività ricreative e dei servizi socio-assistenziali nelle comunità, con un valore complessivo delle erogazioni liberali pari a 17,2 milioni di euro, che ha ormai superato abbondantemente i livelli pre-covid, e addirittura dell’85% il minimo storico del 2020.