Caso Sara Pedri: la posizione di Fenalt
Il Sindacato prende atto della sentenza riservandosi di leggere le motivazioni – Resta la documentazione del disagio denunciato dai lavoratori del reparto di ginecologia
Fenalt, che nel processo sulla vicenda Sara Pedri, si era costituita parte civile, prende atto dell’esito del procedimento penale originato dalle denunce di un nutrito gruppo di lavoratori e lavoratrici (medici, infermieri e ostetriche) che hanno prestato, o ancora prestano, servizio presso il reparto di ginecologia dell’Ospedale S. Chiara di Trento.
Il Sindacato con i propri legali attende il deposito della sentenza del giudice dott. Tamburrino, per leggere le motivazioni a sostegno della decisione.
Per ora Fenalt si limita solo a dedurre, dalla formula assolutoria adottata, che sulla decisione può aver inciso la difficolta di inquadrare i fatti denunciati nello schema del reato di maltrattamenti, di cui all’art. 572 c.p., dacché manca nel nostro ordinamento una norma che dia rilevanza penale autonoma alle condotte inquadrabili nel fenomeno del mobbing in ambiente lavorativo.
Rimane però aperto il tema dell’oggettivo ritardo con cui sono state riscontrate dall’Azienda sanitaria trentina le segnalazioni provenienti dai lavoratori, dal momento che, come è noto, gli atti dell’inchiesta interna, prima ancora degli atti di indagine penale, restituivano una situazione di oggettivo disagio che si protraeva da anni in quel reparto.
Per questo motivo Fenalt si impegnerà ancora di più per vigilare sull’ottemperanza degli obblighi assunti dall’Azienda nei protocolli di prevenzione e contrasto al fenomeno del mobbing, sottoscritti in concertazione con le organizzazioni sindacali.
Ciò nella convinzione che la salute, anche morale, dei lavoratori non può essere sacrificata a perverse logiche di produttivismo e che i parametri di sostenibilità delle aziende anche pubbliche non possono non tenere conto della qualità delle relazioni sul luogo di lavoro.
Maurizio Valentinotti
Segretario generale Fenalt