Cartoline di Bruno Lucchi: lo Yemen, 19 anni or sono
Nello Yemen i maschi portano la Jambiya e le donne indossano la Hijab. Eppure a Sana'a hanno bombardato l'aeroporto internazionale
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Nei giorni in cui il Papa esorta a fermare le armi, l’aeronautica israeliana e la coalizione anglo-americana ha colpito più volte lo Yemen, da quando i miliziani yemeniti hanno cominciato ad attaccare le navi nel Mar Rosso e a lanciare missili su Israele, tre gli obiettivi centrali: l’aeroporto internazionale di Sana’a, i siti di produzione di energia in città e il porto di Hodeida.
Potrebbero essere notizie di guerra quotidiana, se non fosse che le guerre di oggi non sono più fra militari e militari, come è sempre avvenuto sono con le fonti energetiche e con soldati che con tecnologie sempre più sofisticate utilizzando aerei, missili e droni colpiscono civili e siti vitali per la vita quotidiana delle persone.
Sono passati diciannove anni quando con Graziella e un piccolo gruppo organizzato, siamo atterrati nello Jemen da poco aperto al turismo per via delle guerre civili interne, atterrando proprio nell’aeroporto che in questi giorni è stato preso di mira dagli F16 israeliani.
Ad accoglierci e farci da guida un somalo che avendo studiato a Torino parlava perfettamente l’italiano, i primi giorni li abbiamo passati nella città vecchia di Sana’a, ci siamo fatti rapire dai labirinti di vicoli del mercato e dei negozi storici del Suk Al Milh, fra le spezie, tessuti, argenteria e artigianato. Odori forti ma anche profumi, tanti e nuovi ma anche conosciuti come quello del pane che ancora bollente ci veniva offerto da piccoli forni e che abbiamo gustato. Ma è l’architettura, unica con le sue case-torri dalle mille e una finestra ornate da vetrate variopinte, che caratterizza la città e lo tutto lo Jemen.
Sana’a non è solo una città costruita prima dell’undicesimo secolo abitata da due milioni e mezzo di persone, è una delle capitali più alte del mondo a 2.200 m. s.l.m. Ma a differenziala dalle tante città è il suo patrimonio architettonico e culturale unico, con case decorate con intricati motivi geometrici e vetrate. Fu dopo la presentazione di un breve documentario girato da Pier Paolo Pasolini in forma di appello all’Unesco che nel 1986 la città vecchia di Sana’a è stata dichiarata patrimonio dell’umanità. Pasolini ha girato due film nello Jemen e nella sua capitale, Il Decamerone e Il fiore dalle mille e una notte.
Lo Jemen è uno delle regioni più povere del mondo, carestie siccità e guerre le cause principali, durante il nostro viaggio gli autisti guidavano le jep con il Khat masticato nelle guance a fianco il kalashnikov, in alcune valli non ci è stato permesso andarci, un gruppo di turisti che ci hanno provato sono stati rapiti da una tribù che li ha usato come merce di scambio con il governo per avere in cambio scuole, centri sanitari oppure semplicemente un pozzo o una cisterna per l’acqua.
Non abbiamo mai avuto la sensazione di pericolo piuttosto di essere in un ambiente da fiaba, con alcuni componenti del gruppo si è instaurato un’amicizia che coltiviamo ancora oggi, e quando ricordiamo lo Jemen siamo consapevoli del previlegio di aver visitato quello splendido paese che quando riaprirà nuovamente al turismo non sarà sicuramente quello che abbiamo visto noi.
Bruno Lucchi