Alberto Genovese impegnato nel volontariato
Dalle accuse alla riabilitazione sociale, un percorso di giustizia riparativa
Alberto Genovese, ex imprenditore condannato in via definitiva a 6 anni e 11 mesi di reclusione per violenza sessuale e lesioni ai danni di due ragazze, ha intrapreso un percorso di giustizia riparativa.
Come riportato dall’articolo de La Stampa, l’ex manager è autorizzato dal Tribunale di Sorveglianza di Milano a lavorare all’esterno del carcere di Bollate per quattro giorni a settimana.
Una delle attività che svolge è quella di volontario presso il centro antiviolenza «Wall of Dolls», una realtà che offre sostegno concreto alle donne vittime di abusi.
Dalle accuse alla riabilitazione sociale
La decisione del Tribunale arriva dopo un percorso travagliato.
Genovese, dopo un periodo ai domiciliari in una clinica per disintossicarsi dalla cocaina, ha chiesto più volte misure alternative, inclusa l’istanza di affidamento terapeutico, respinta nell’ottobre scorso.
Ora, con il nuovo programma, l’ex imprenditore alterna il lavoro presso il centro antiviolenza a ulteriori attività sociali: per tre giorni a settimana opera nella Casa della Carità di Don Virginio Colmegna, occupandosi dell’accoglienza dei senzatetto.
Un passo nella giustizia riparativa
Il concetto di giustizia riparativa, sempre più adottato anche dal sistema penale italiano, prevede che chi ha commesso reati gravi compia atti concreti per compensare, almeno parzialmente, il danno causato.
Il servizio svolto da Genovese presso il «Wall of Dolls» rappresenta un esempio di questo approccio, sebbene resti un processo lungo e complesso.
Come sottolineato dalle indagini passate e dai procedimenti in corso, il Tribunale ha stabilito un equilibrio tra la pena detentiva e la possibilità per Genovese di svolgere attività che favoriscano un reinserimento sociale.
L'impegno di Genovese tra volontariato e riabilitazione
Alberto Genovese, noto imprenditore del web prima dei suoi guai giudiziari, oggi compie piccoli passi verso la riabilitazione.
L’autorizzazione a partecipare ad attività di volontariato viene concessa solo in casi selezionati, dove il percorso terapeutico e di responsabilizzazione dimostra progressi tangibili.
Sebbene il giudizio dell’opinione pubblica rimanga severo, il programma avviato dall’ex manager evidenzia un impegno concreto nella riparazione del danno sociale.
L’esperienza presso realtà come la Casa della Carità e il centro antiviolenza non cancella il passato, ma rappresenta un tentativo di riconoscere le responsabilità e contribuire in modo costruttivo alla società.