Aggressioni ai lavoratori, unità per contrastare il fenomeno
Il 42% dei professionisti sanitari italiani dichiara di essere stato vittima d'aggressione
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Nel 2023 sono state segnalate oltre 16.000 aggressioni nei confronti degli operatori sanitari su tutto il territorio nazionale, con un aumento del 38% negli ultimi 5 anni. Il 42% dei professionisti sanitari in Italia dichiara di essere stato vittima di almeno un’aggressione, fisica o psicologica. Dati emersi oggi nel corso di un seminario organizzato da TSM - Trentino School of Management con la Provincia autonoma di Trento nell’ambito del progetto «Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro: questione di cultura».
«Qualcosa è cambiato, qualcosa si è rotto nella società, nel nostro modo di interpretare il lavoro degli altri - ha detto in apertura l’assessore provinciale al lavoro Achille Spinelli. Dobbiamo studiare e cercare di comprendere il fenomeno per affrontarlo in maniera efficace. Per questo è davvero importante il momento di approfondimento di oggi che rientra nell’ambito delle azioni previste dal Piano di promozione e prevenzione provinciale della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro 2023-2025”, con il quale vogliamo supportare lavoratori ed imprese nell'impegno per una maggiore tutela e prevenzione sui luoghi di lavoro».
«La violenza nei confronti dei lavoratori rappresenta una sfida complessa e urgente che coinvolge numerosi settori e figure professionali - ha evidenziato l’assessore alla salute, Mario Tonina. Le violenze sul lavoro non sono soltanto un'offesa alla dignità della persona, ma mettono a rischio il benessere, la sicurezza e la qualità del lavoro stesso. Comprendere a fondo il fenomeno, avere strumenti operativi chiari, garantire luoghi di lavoro sicuri, disporre di adeguati sistemi di sicurezza, condividere e diffondere strategie per riconoscere e affrontare le situazioni a rischio, sono tutti elementi fondamentali per contrastare il problema, che va affrontato in maniera trasversale. Per farlo - ha aggiunto Tonina - è necessario agire su più livelli: strutturale, operativo, formativo, in modo integrato anche con le forze dell’ordine, su questo è già attiva l’interlocuzione con il Commissariato del Governo. Come istituzioni, abbiamo il dovere di ascoltare, intervenire e collaborare con tutti gli attori coinvolti, affinché nessuno si senta solo o indifeso di fronte a queste situazioni».
Per il Commissario del Governo, Giuseppe Petronzi, è evidente come vi sia una crescente aggressività della quale è necessario comprendere le radici. «Il fenomeno va affrontato con l'impegno di tutti i soggetti coinvolti, non basta aumentare il livello di vigilanza e di repressione, ma occorre anche, per mitigare i contrasti, avvicinare chi eroga i servizi e chi li fruisce».
«Ci troviamo di fronte a un mondo del lavoro che è in continua evoluzione e trasformazione tecnologica e organizzativa – ha detto il presidente di TSM, Francesco Barone. Queste trasformazioni vanno governate e nel farlo non si può mettere da parte la salute e la sicurezza dei lavoratori, che hanno invece un ruolo centrale. Da questo punto di vista è fondamentale andare a ricercare nuovi paradigmi, trovare delle soluzioni adeguate alle problematiche vecchie e nuove. Da questo presupposto nasce il progetto biennale “Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro: questione di cultura”, ideato da TSM insieme al Dipartimento sviluppo economico e lavoro e ricerca della Provincia autonoma di Trento. L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, ma non può esistere un diritto al lavoro senza una tutela effettiva della sicurezza e della salute dei lavoratori, pubblici e privati - ha concluso il presidente di TSM».
Ma quali sono le cause del fenomeno? Secondo il professor Adriano Zamperini, dell’Università di Padova, con il passaggio da un modello paternalistico a un approccio più partecipativo, i pazienti e i familiari hanno acquisito maggiore autonomia e consapevolezza. Questo, però, ha anche portato a un aumento delle aspettative nei confronti del personale sanitario. Quando tali aspettative non vengono soddisfatte possono nascere frustrazione e conflitti, talvolta sfociando in episodi di aggressività. Inoltre, l'accesso a informazioni mediche tramite internet e social media, spesso di qualità discutibile, ha alimentato il fenomeno dei «pazienti esperti» che talvolta mettono in discussione il parere degli operatori sanitari.
A tutto questo si aggiunge il sovraccarico del sistema sanitario che porta a tempi di attesa prolungati e percezione di inadeguatezza nell’assistenza.
L’evento è strato organizzato con il patrocinio dell’Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione di Trento e con la Direzione provinciale dell’INAIL.