A Nomi, mostra «Alberi - Oltre il visibile» – Di Daniela Larentis
Inaugurata al Granaio la personale dell’artista-architetto Marisa Zattini, curata da Remo Forchini: un viaggio tra arte, natura e simbolismo

Il curatore Remo Forchini, l’artista Marisa Zattini e il Maestro Daniele Brancaleoni.
È da poco stata inaugurata innanzi a un folto pubblico, nella suggestiva ambientazione settecentesca del Granaio di Nomi, la mostra personale di Marisa Zattini, «Alberi - Oltre il visibile», curata da Remo Forchini e con allestimento di Augusto Pompili.
Promossa dal Comune di Nomi in collaborazione con Comunità della Vallagarina, è visitabile a Nomi dal 21 febbraio al 28 marzo 2025, con ingresso gratuito, nei seguenti orari di apertura: dal mercoledì al sabato, dalle 16.30 alle 19.00.
Ad impreziosire la serata, l’esibizione musicale del Maestro Daniele Brancaleoni, docente ordinario del Conservatorio Statale di Musica «Gioachino Rossini» di Pesaro, che ha eseguito alcuni brani al violino, contribuendo a creare un’atmosfera di intensa suggestione.
La serata è stata ulteriormente impreziosita dalle letture di due poesie di Nadia Scappini e Monica Gerra.
Un ricco catalogo (pubblicato da “IL VICOLO-Editore) documenta l’installazione nello spazio espositivo, oltre ai testi critici a corredo dell’evento – a firma del critico Giorgio Seveso e di Gianfranco Lauretano, Ludovica D’Alessandro, Chiara Settefonti, Andrea Pompili – con un omaggio a Janus, parole di Mauro Perani sull’alfabeto ebraico e due composizioni poetiche a firma di Nadia Scappini e Monica Guerra.
Spiega Rinaldo Maffei, Sindaco del Comune di Nomi, a proposito del luogo che accoglie la mostra:
«L’evento ALBERI - Oltre il visibile - dell’artista-architetto Marisa Zattini è ospitato in un antico granaio eretto a Nomi nella seconda metà del 1700, come rifacimento di un granaio preesistente di cui troviamo tracce in corrispondenze del 1648.
«Serviva da deposito delle granaglie prima della loro immissione sul mercato da parte dei signorotti che si succedevano nella proprietà dei terreni tra Nomi e Aldeno.
«Modificate le coltivazioni, con la progressiva netta prevalenza della vite, il sito venne adibito a deposito e poi abbandonato. L’Amministrazione Comunale, una volta acquisita la proprietà, ha provveduto al restauro, con la maestrìa e la passione dell’architetto Srdic Ivancica, secondo le direttive della Soprintendenza e ne ha ricavato la Casa della Comunità.
«Da deposito di grani a Granaio dell’Anima, come si usa ripetere. Qui, infatti, trovano degna cornice le espressioni artistiche e culturali che la Comunità di Nomi riesce ad esprimere e a proporre.
«Qui, si attivano le relazioni con il contesto esterno di cui tanto ha bisogno la nostra crescita personale e collettiva […]. Gli Alberi che Marisa Zattini ci propone oggi ci richiamano all’origine del mondo e all’alfabeto citato nella Torah.
«Uomo e Natura, Natura e Alfabeto si intrecciano in una verticalità vivificante, fra terra e cielo, come nuova linfa. Ci parlano di un qualcosa che sta oltre il visibile e che ci collega al Tutto universale. Anche le sonorità che accompagnano l’installazione contribuiscono a uno spaesamento emozionante […].»
Il percorso espositivo propone un viaggio nell’universo simbolico della natura, interpretato dall’artista attraverso un linguaggio visivo che fonde materia e spiritualità.
Gianfranco Lauretano sottolinea in un passo del suo contributo critico in catalogo:
«Sono due i cicli di alberi che Marisa Zattini ha realizzato. Entrambi assoluti, misteriosi, addirittura ermetici, e stimolanti. Da una parte la verticalità dei neri tronchi in vetroresina, dall’altra le sezioni di un albero gigantesco, marchiato con le lettere dell’alfabeto ebraico.
«Il percorso è comunque unico, e chissà se portatore di altri sviluppi. Si tratta di un’opera che ha infinite risonanze, echi che attraversano a ondate la storia, lo spazio terrestre, l’abisso dell’anima.
«Chi ne ha parlato, a cominciare dall’artista, connette sempre elementi diversi, persino lontani, addirittura opposti, come interno ed esterno. Questo significa una cosa sola: che gli alberi di Marisa Zattini parlano, eccome, persino dal proprio silenzio, dalla propria immobilità già statuaria.
«Di fronte a loro siamo davvero al cospetto di un’esperienza del silenzio colma di ascolto e di annunci. Si tratta di arte coltissima, sinestetica, persino iniziatica. Il modo migliore di fruirne sarebbe praticare su di sé un’ascesa che sia anche sapienziale, un aggiornamento culturale come innalzamento dello spirito, oltre che della conoscenza.
«Questo consentirebbe di penetrare nel discorso paleontologico dei tronchi neri o nel fascino di un alfabeto, quello ebraico, che affonda le sue radici fin nella Genesi, pur essendo anche contemporaneo. È come una balena che riaffiora alla superficie dalle profondità di una storia antica come il mondo stesso.
«Ma l’efficacia di quest’opera sta nel fatto che la sua semantica è così potente da permettere di essere vissuta anche senza alcun innalzamento culturale […].»
Ph. Andrea Pompili © 2025.
Alcune brevi note biografiche.
MARISA ZATTINI è nata a Forlì il 13 ottobre 1956. Artista, architetto, curator e Art Director, ha realizzato mostre personali in spazi pubblici, a partire dal 1976, in Italia e all’estero (Svezia, Inghilterra, Germania e Grecia) e pubblicato cataloghi monografici, con alcune sue poesie.
Fra le esposizioni personali più recenti si segnalano: nel 2024 IbridAzione, a cura di Simona Negrini, nella Galleria Contemporanea di Palazzo Ducale (Pavullo nel Frignano); nel Refettorio trecentesco dell’Abbazia di Pomposa espone ALBERI - Alle origini del mondo (2023) e ALBERI - La foresta che è in noi (2022), a cura di Serena Ciliani.
Nel 2022 espone ALBERI – La prosa del mondo, per la cura di Carlo Franza, presso il Circolo del Ministero degli Affari Esteri (Roma). Nel 2021, a cura di p. Matteo Ferrari, vengono allestite nel Monastero di Camaldoli: HERMETICA - Metamorphosi fra Nigredo & Albedo (Antica Farmacia) e ALBERI - The Aleph Beth of Nature (Cappella dello Spirito Santo), quest’ultima poi trasferita, nel 2022, a Monteripido nel Convento di San Francesco del Monte, per la cura di p. Giulio Michelini.
Nel 2020 ALBERI – eretici | ermetici è alla Galleria Comunale d’Arte di Cesena (Palazzo del Ridotto), parallelamente all’installazione ALBERI - The Aleph Beth of Nature allestita a Roma (Chiesa della Natività) e poi a Cesena (Chiesa di Santa Cristina).
Del 2019 è ALCHEMICA - Trasmutazioni tra Arte e Natura, curata da Emanuela Fiori, allestita nella Antica Farmacia del Museo Nazionale di Ravenna. Il progetto ALBERI - eretici | ermetici viene allestito nel 2018 a Forlì (Oratorio di San Sebastiano), poi a Matera (Casa Cava), nel 2019, nel Sasso Barisano, in occasione di «Matera Capitale Europea della Cultura 2019».
Come curatore di mostre ha realizzato oltre 200 eventi in spazi pubblici, in Italia e all’estero: da Arnaldo Pomodoro a Gio’ Pomodoro, da Greco a Manzù, da Fabrizio Clerici a Mattia Moreni, solo per citarne alcuni.
Fra questi ricordiamo che è in corso (fino al 16 marzo 2025) al MART di Rovereto la rassegna dedicata a Ilario Fioravanti, da lei curata, e tre mostre sul tema delle «Cosmografie & Alfabeti» dedicate agli artisti GIANLUCA BOSI, ROSETTA BERARDI e MAEDA KAMARI.
Dal 1998 dirige la rivista «GRAPHIE», trimestrale di arte e letteratura, cura le collane per IL VICOLO-Editore e firma la regia di numerosi filmati dedicati a poeti e artisti, per IL VICOLO-edizioni multimediali.
La mostra in corso al Granaio di Nomi si presenta come un viaggio tra arte, natura e spiritualità, capace di coinvolgere il visitatore in un’esperienza estetica e simbolica di profonda intensità. Un appuntamento imperdibile per gli appassionati d’arte e per chiunque desideri lasciarsi ispirare da un linguaggio visivo che va «oltre il visibile».
Daniela Larentis – [email protected]