A Drena il Castello della Natività
L'evento natalizio proposto al Castello di Drena in questo mese di dicembre, continua con le sue proposte culturali e artistiche
I presepi esposti sono realizzati interamente a mano. Due sono le aree di provenienza, la zona di Greccio con i presepi realizzati dall'associazione artigiani del presepe di Greccio che utilizza la cartapesta per realizzare le statue e il polistirolo per realizzare le scenografie e la zona di Ortisei che con l'intaglio del legno realizza i tradizionali presepi nordici.
I presepi molto grandi esposti all'interno delle sale padronali e della scuderia sono 5 e poi lungo il percorso si trovano 3 grandi vetrine dentro le quali si trovano i presepi in legno di Ortisei.
Si tratta di vere e proprie opere d'arte di grandi dimensioni che rappresentano momenti di vita quotidiana,
Uno dei presepi in carta pesta ricorda l'esperienza di San Francesco quando nel 1223 ha realizzato il primo presepe vivente.
La rappresentazione preparata da San Francesco e riproposta con questa installazione non prevede le figure della Vergine Maria, di San Giuseppe perché l'attenzione era volta all'adorazione del Bambino Gesù. La bellezza del presepe ci ricorda la semplicità; invita tutti, nessuno escluso, non solo al rispetto, all'amore reciproco, ma soprattutto a guardare al futuro con tanta speranza
Questa esposizione è sostenuta dalla presenza al Castello di spettacoli di danza, di canto e dagli artigiani espressioni culturali diverse che non conoscono confini perché parlano un messaggio universale che tutti possono comprendere
In particolare la natività è rappresentata dalla danza che racconta il «sì» di Maria, un atto che collega cielo e terra e apre la porta a un nuovo destino per l’umanità.
Attraverso la danza viene narrata la nascita di Gesù come un richiamo al mistero della vita e dell’amore, un invito a riscoprire la bellezza della semplicità e della fiducia, e a cercare il divino anche nel cuore delle nostre fragilità.
Il messaggio che viene dato è che la vera grandezza non risiede nel potere o nella ricchezza, ma nell’umiltà e nella compassione.
Alla danza si affianca il canto quello semplice delle beganate, le canzoni tradizionali del Natale nate per ricordare ed evocare la nascita di Gesù e utilizzate dai giovani del paese che andavano di casa in casa cantando le canzoni di Natale in cambio di qualcosa da mangiare, spesso dolci. Una tradizione sopravvissuta in alcuni luoghi del Trentino.
E ancora l'arte della manualità degli artigiani degli antichi mestieri che ci permettono di vedere dal vivo come si lavora il ferro, come si realizzano le ceste, come si manipola la creta.
Questi sono gli appuntamenti che i sabati e le domeniche di dicembre dalle 10 alle 17 proponiamo ai visitatori.
Info: 349-3365446 - [email protected].
La storia del Natale di Greccio
La prima volta che San Francesco venne a Greccio fu intorno al 1209. Egli non abitò nel castello, ma si costruì una povera capanna tra due carpini sul Monte Lacerone, detto appunto di San Francesco. San Francesco durante la giornata si recava a predicare alle popolazioni della campagna.
In quegli anni la popolazione di Greccio era esposta a grave flagello: la zona infatti era infestata da grossi lupi che divoravano anche le persone, ed ogni anno campi e vigneti erano devastati dalla grandine.
«E accadde, per disposizione divina e grande ai meriti del padre Santo, che da quell’ora cessassero le calamità.»
Gli abitanti di Greccio presero ad amare Francesco e giunsero a tale punto di riconoscenza, per la sua grande opera di rigenerazione, da implorarlo perché non abbandonasse i loro luoghi e si trattenesse sempre con loro.
Tra coloro che andavano a sentire la parola del piccolo frate, c’era Giovanni Velita, il castellano di Greccio che divenne un «innamorato» del Santo.
Dal 1217, Giovanni divenne uno dei migliori amici di Francesco e si prodigò per onorare nel miglior modo possibile quest’ uomo, che già aveva manifestato i segni della santità Francesco comprese la sincerità di tale proposta e l’accettò volentieri dicendo che avrebbe rimesso la scelta della nuova dimora, non alla sua volontà, ma ad un tizzo lanciato in aria da un fanciullo.
Stupiti i Grecciani di tanto miracolo si recarono, con Francesco e con Giovanni Velita, al luogo ove era caduto il tizzo.
Questa località ripida e scoscesa fu scelta come nuova dimora del Santo.
Nell’autunno del 1223 Francesco si trovava a Roma in attesa dell’approvazione della Regola definitiva scritta per i suoi frati e presentata al Pontefice Onorio III.
Il 29 Novembre di detto anno ebbe la gioia di avere tra le mani la regola munita di bolla pontificia. Siamo ormai alle porte dell’inverno e un pensiero assillante dominava la mente di Francesco: l’avvicinarsi della ricorrenza della nascita del Redentore.
Il poverello di Cristo, nella sua innata semplicità si fece audace, e durante l’udienza pontificia, concessagli per lo scopo suddetto, umilmente chiese al Papa la licenza di poter rappresentare la natività.