Annamaria Rossi Zen, «Trasparenze» – Di Daniela Larentis
La mostra inaugurata oggi allo Spazio FoyEr di Trento resterà aperta al pubblico fino al 18 giugno 2021 in via Galilei 26 – L’intervista
>
A Trento, allo spazio «FoyEr» di via Galilei 26, è in corso «Trasparenze», una interessante esposizione della nota artista Annamaria Rossi Zen, da anni presente nel panorama nazionale e internazionale.
Da poco inaugurata, rimarrà aperta al pubblico dal 4 al 18 giugno 2021 nei seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19, con ingresso libero contingentato.
Collegati alla mostra due eventi: lunedì 7 giugno, alle ore 17.30, ci sarà la presentazione del libro «Siamo matte, se vi pare» (Edizioni Erickson), di Katia Dell'Eva e Jacopo Tomasi.
Mercoledì 16 giugno, alle ore 17, l’artista dialogherà con il pubblico nel corso di «A un metro dall’artista».
Annamaria Rossi Zen colpisce per la sua eleganza e per la spiccata empatia, è una persona estremamente positiva, sprigiona energia vitale, un tratto che la caratterizza.
Pur tenendo la mascherina sorride, lo fa con gli occhi. Probabilmente, come tutti gli artisti dopo il difficile momento vissuto durante la pandemia, è felice di tornare a esporre i propri lavori. Pittrice prolifica, dipinge ininterrottamente da 60 anni.
Le trasparenze, i paesaggi del Polesine sono i temi che permeano l’arte di questa apprezzata artista nata ad Adria, Rovigo, ma trentina di adozione.
In mostra sono esposte una ventina di grandi tele che ripercorrono le fasi più intense della sua poetica, in particolare quella del periodo astratto.
Opere come «Prima neve» (1990), «E poi… il tramonto» (1993), caratterizzate da pennellate geometrizzanti, restituiscono infatti la memoria, non la realtà fisica del luogo. Sono opere potenti, dalle cromie accese.
Annamaria Rossi Zen arricchisce nel tempo la sua tavolozza; come sottolinea Silvia Vernaccini nel suo intervento critico all’inaugurazione della mostra, lo testimoniano il giallo intenso dei campi di grano macchiati di rosso dei papaveri in «La collina di grano» (2020) e i bianchi raffinati in «Destarsi dal sonno» (2019), per citare alcune opere a titolo esemplificativo.
Una ripresa del figurativo, seppur in chiave più suggestiva che formale, emerge in «Periferia» (2020), dove dipinge le case affacciate sull’acqua quasi fossero frammenti di vita ai quali avvicinarsi.
Alcune note biografiche prima di passare all’intervista.
Annamaria nasce ad Adria (Rovigo), ma ben presto si trasferisce con la sua famiglia a Trento.
Studia pittura all'Accademia di Belle Arti «G.B. Cignaroli» di Verona e tecniche d’incisione alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia. Approfondisce la sua ricerca artistica alla Künstlerhaus di Salisurgo.
La sua prima mostra nel 1962, e da allora partecipa a numerose rassegne d’arte in Italia e all’estero (Brasile, Argentina, Cile, Paraguay, Messico, Stati Uniti, Spagna, Germania e Olanda).
Al suo attivo ha oltre centoventi mostre personali realizzate presso importanti gallerie private e prestigiose istituzioni pubbliche in Italia, in Belgio, in Austria e in Irlanda.
Stand personali sono stati più volte allestiti alle Fiere Internazionali d’Arte Contemporanea di Bologna, Padova, Milano, Bastia Umbra, Perugia, Rimini e Innsbruck.
Conta al suo attivo numerosi premi e importanti riconoscimenti, tra questi la Medaglia al Merito del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, la Medaglia d’oro per meriti artistici del comune di Rovigo e il Premio Rotary per l’Arte dal Rotary Club di Adria.
Nel 2010 la Targa d’Argento Città di Trento «Una vita per la Pittura» consegnatale dal Comune di Trento e dall’associazione culturale Pro Cultura quale riconoscimento per l’attività artistica.
«Incontri di colori e musica» è il titolo della sua ultima esposizione a Trento (2019).
Curiosi di saperne di più, abbiamo il piacere di rivolgerle alcune domande.
Quando è nata la passione per la pittura?
«Io e la mia famiglia avevamo l’abitudine di soggiornare durante le vacanze estive in Trentino; ero molto affascinata da questi luoghi fin da piccola, in particolare dai boschi, dalla luce che filtrava attraverso gli alberi, dal profumo di resina, un’ambientazione naturale molto diversa da quella a cui ero abituata.
«Ed è stato proprio in quel periodo che ha iniziato a farsi strada in me il desiderio di fissare su carta l’intensità di quei momenti, le sensazioni provate, cercando di cogliere le vibrazioni atmosferiche, l’intensità dei colori, mettendoli a confronto con la quiete dei paesaggi che mi erano familiari. Il destino ha poi voluto che io, da adulta, andassi ad abitare proprio fra queste splendide montagne.»
Da cosa trae maggiormente ispirazione?
«La mia principale fonte di ispirazione è da sempre la natura, le meraviglie del Polesine e del Trentino; io sono nata sulle rive del Canale Bianco di Adria, per questo ripropongo la magia di quei luoghi, amo particolarmente l’acqua che scorre lenta con le case che si riflettono in quello specchio immobile.
«Le trasparenze che vede nei miei quadri per me simboleggiano il vissuto della gente, la vita che scorrendo lenta trascina con sé il ricordo di gioie e dolori… è un’acqua che ha immagazzinato ricordi e che ha molto da raccontare.»
Lei dipinge en plein air o preferisce lavorare in studio?
«Ho praticato 20 anni di pittura en plein air, un’esperienza che mi dava la possibilità di sentirmi in totale comunione con il creato, emozionandomi profondamente.
«Occorreva anzitutto scegliere il posto in base alla luce, che variava di ora in ora, per catturare il momento giusto.
«Dipingere all’aperto non è come farlo stando al chiuso, si acquisisce un certo dinamismo, una rapidità nell’esecuzione dell’opera che permette di cogliere l’attimo.
«Ora dipingo frammenti di ricordi, sensazioni vissute, dando spazio alle mie emozioni.»
Che tecniche utilizza nell’esecuzione delle sue opere?
«Per molti anni ho dipinto a olio, successivamente per una ragione pratica, come si sa l’olio non è tra le tecniche più salutari, ho iniziato ad usare l’acrilico.
«L’acrilico ha il grande merito di asciugare in fretta, i quadri a olio ci impiegano anche sette giorni, esalando nel frattempo sostanze tossiche. In realtà io dipingo ad acrilico ma utilizzo anche l’olio per alcuni passaggi, ottenendo degli effetti molto interessanti, come la screpolatura dei muri, per fare un esempio.
«La mescolanza fra queste due tecniche incompatibili fra loro crea effetti molto piacevoli alla vista. A ogni modo mi sono nel corso degli anni dedicata anche alla scultura e alle incisioni, ho realizzato vetrate, ho cercato di spaziare utilizzando varie tecniche.»
Ci sono colori che predilige più di altri?
«Amo il magenta. Lo uso spesso, ne metto anche solo un puntino talvolta, trovo che dia un tocco di vivacità all’insieme, che trasmetta una nota di felicità…»
Lei conta al suo attivo oltre 120 mostre in Italia e all’estero; la prima risale agli inizi degli anni Sessanta e l’ultima, «Incontri di colore e musica», è del 2019. Fra tutte ce n’è una che le è rimasta particolarmente nel cuore?
«Ogni mostra è stata per me importante. Fra tutte, vorrei citare quella organizzata in occasione di un premio ricevuto dal Rotary Club di Adria, un’antologica allestita in un luogo molto suggestivo, la Galleria Etruria. Adria è la città dove sono nata, vedere tanta gente venuta lì appositamente per vedere i miei lavori è stato per me un momento molto emozionante.»
Come è avvenuto il passaggio dal figurativo all’astratto?
«Dopo 20 anni di pittura all’aperto ho iniziato a dipingere nel mio studio, vivendo volutamente di ricordi. Non volevo più copiare dal vero, ma fissare sulla tela frammenti di memoria, suggestioni che mi avevano colpito particolarmente.
«Purtroppo, nel 1990 è venuto a mancare mio marito, dopo questo evento che ha distrutto la mia vita ho incominciato a manifestare la mia grande sofferenza attraverso l’arte; dipingevo con sferzate di colore nero quasi a voler tagliare la tela, tentavo di indirizzare lo sguardo obbligandolo a non andare oltre.
«I quadri che vede esposti con le facciate delle case che sembrano griglie sono afferenti al periodo chiamato Tipologie di astrazione; all’epoca io non riuscivo a immaginare un dopo, vivevo un immenso dolore senza poter scorgere una via di uscita, trasferendo quel senso di smarrimento e impotenza sulla tela.
«Lo storico dell’arte Maurizio Scudiero ha dedicato a questo mio periodo una monografia. Dopo sette anni di paesaggi così insoliti ho avvertito l’esigenza di tornare ai colori della mia tavolozza. Sono tornata un po’ alla volta a dipingere la natura, cogliendone le mille sfumature, virando verso una pittura più emozionale.»
Quante opere sono esposte e con che criterio sono state selezionate?
«Una ventina di opere in totale. Emilia Bonomi, la gallerista, ha selezionato alcuni quadri per ogni fase pittorica.»
Vorrebbe commentarne una?
«In Riviera, realizzata nel 2000, ho voluto dipingere un susseguirsi di case, affiancate le une alle altre, che suggeriscono le vite di chi le abita, sono inoltre ben visibili alcuni elementi architettonici tipici del Veneto.
«La presenza umana è svelata dai panni stesi alla finestra, il cielo proietta delle ombre sui tetti delle abitazioni che si riflettono nello scorrere lento dell’acqua, trascinando memorie.
«L’acqua è un elemento centrale di molte mie opere, simbolicamente rappresenta lo scorrere lento delle vite, i ricordi che trascina con sé.»
C’è un messaggio che desidera trasmettere attraverso il suo lavoro?
«Mi piacerebbe poter trasmettere quello che provo io quando sono immersa nelle meraviglie del creato, un messaggio di stupore di fronte alla bellezza della natura.»
Da artista come ha vissuto il periodo difficile della pandemia?
«Nonostante il momento difficile, ho avuto la grande fortuna di poter dipingere i miei frammenti di memoria, nel mio studio c’è il mio mondo, un luogo in cui amo rifugiarmi in perfetta solitudine.
«In questo senso mi sento una privilegiata perché ho potuto continuare a fare quello che più amo, poter esprimere le mie emozioni attraverso la pittura.»
Progetti futuri, sogni nel cassetto?
«Mi piacerebbe per i mei 60 anni di attività ininterrotta poter fare in Trentino una mia antologica che rappresenti tutte le fasi del mio percorso artistico, in un luogo istituzionale.»
Cosa considera una grande fortuna?
«L’aver avuto accanto un uomo, mio marito, che mi ha capita e supportata. Lui e mio figlio mi hanno sempre lasciata esprimere, sono stata davvero fortunata.»
Daniela Larentis – [email protected]