John il boia sarebbe stato ucciso, ma «solo al 99%»

Nonostante la comprensibile euforia, manca la certezza dell'eliminazione di Mohammed Emwazi

«Al 99% lo abbiamo terminato». Con queste parole il portavoce del Pentagono Peter Cook ha commentato il risultato del raid avvenuto in Siria con obiettivo John il jihadista, il famigerato boia dell’Isis.
L’attacco sarebbe avvenuto tramite un drone nella notte appena scorsa. Secondo le poche informazioni diramate, l’hunter killer della CIA sarebbe stato sulle tracce del Boia da ore.
Uscito da un edificio di Raqqa, e confermata l’identificazione, il drone ha riversato sul boia, all’anagrafe Mohammed Emwazi, tutti i missili che portava con se.
 
Quando un drone entra in azione in territorio ostile, si ha la «quasi» certezza di stare per colpire un obiettivo sensibile.
Il monitoraggio delle comunicazioni consente di procedere, con una relativa sicurezza, contro un potenziale nemico.
I problemi, però, iniziano dopo il raid. L'unico metodo per confermare l'avvenuta eliminazione di un bersaglio è di prendere un campione di DNA e analizzarlo.
Questa capacità, però, dipende dall'accesso al suolo. Cosa altamente improbabile a Raqqa, capitale dello Stato islamico.
 
Se nelle prossime ore l'ISIS volesse comunicare al mondo la sua eliminazione, non significherebbe comunque nulla, perché potrebbe trattarsi anche di depistaggio.
All'inizio dell'anno, l'FBI ha confermato la morte di un terrorista, Zulkifli bin Hir, dopo aver condotto test del DNA sul dito dell'uomo trovato sulla scena del raid dal commando che lo ha ucciso nelle Filippine. Tre anni prima era stato ritenuto ucciso in un attacco aereo.
E non può sfuggire la notizia che in un ospedale di Raqqa si troverebbe in condizioni disperate una figura di alto profilo di origine inglese.