La strage delle Fosse Ardeatine fu perpetrata contro l'Italia
I Tedeschi non massacrarono gli antifascisti, come dice qualcuno, ma proprio la popolazione italiana in quanto tale
Il nostro giornale pubblica puntualmente servizi di carattere storico, generalmente legati a particolari anniversari.
Lo scorso ottobre, per esempio, abbiamo dedicato sette articoli all’anniversario della Marcia su Roma (vedi), con particolare attenzione a quanto accadde in Trentino Alto Adige.
Ieri, 24 marzo, è stato l’anniversario di una delle stragi più feroci commesse in Italia dalle truppe tedesche di occupazione, l’eccidio delle «Fosse Ardeatine».
L’Adigetto.it non ha scritto nulla per questa triste ricorrenza, perché intende farlo in profondità l’anno prossimo, quando ricorrerà l’ottantesimo anniversario.
Però non ci è sfuggita una penosa polemica su alcune battute pronunciate da maggioranza e opposizioni parlamentari.
Meloni ha detto che la strage è stata compiuta ai danni degli italiani. Le sinistre hanno contestato la genericità delle vittime, precisando che si trattava di vittime antifasciste.
Noi comprendiamo che qualsiasi scusa è valida per contestare una maggioranza che verosimilmente governerà per cinque anni. Ma non accettiamo l'idea che vengano considerati morti di serie A e di serie B.
Ci spieghiamo, pur rinviando l’approfondimento scientifico al prossimo anno.
L'eccidio delle Fosse Ardeatine fu l'uccisione di 335 civili e militari italiani, prigionieri politici, ebrei o detenuti comuni, trucidati a Roma il 24 marzo 1944 dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l'attentato partigiano di via Rasella, compiuto il 23 marzo da membri dei GAP romani, in cui erano rimasti uccisi 33 soldati del reggimento Bozen appartenente alla Ordnungspolizei, la polizia tedesca di leva altoatesina.
Hitler aveva ordinato di uccidere per rappresaglia 30 italiani per ogni tedesco ucciso. Il comando delle SS di Roma aveva criticato tale decisione perché impraticabile. Non avevano neanche idea di dove trovare tante vittime da sacrificare.
Da notare che nelle stragi che sarebbero avvenute successivamente in Italia per mano dei tedeschi, non ci sarebbe stata pietà per nessuno: donne vecchi e bambini. E per quantità superiori a quelle delle Fosse Ardeatine.
Ma quella volta il Führer decise allora di ridurre la rappresaglia a 10 italiani per ogni tedesco.
La Convenzione dell'Aia del 1907 proibiva la rappresaglia, e la Convenzione di Ginevra del 1929, relativa al trattamento dei prigionieri di guerra, faceva esplicito divieto di atti di rappresaglia nei confronti dei prigionieri di guerra nell'Articolo 2.
Dal punto di vista internazionale, però, l'argomento «rappresaglia» era contemplato nei codici di diritto bellico nazionali, in cui si faceva riferimento ai criteri della proporzionalità rispetto all'entità dell'offesa subita, della selezione degli ostaggi (non indiscriminata) e della salvaguardia delle popolazioni civili.
Nessuno di questi criteri, dunque, fu rispettato dai tedeschi: la rappresaglia fu del tutto sproporzionata; nessuno degli uccisi aveva alcunché a che fare con l'attentato; nella selezione degli ostaggi si procedette alla fucilazione anche di personale sanitario, infermi e malati, nonché di civili inermi del tutto estranei alla Resistenza, molti dei quali selezionati solo in quanto ebrei; inoltre non risulta che sia stata eseguita da parte tedesca alcuna seria indagine per appurare l'identità dei responsabili dell'attacco.
Il colonnello Kappler si era fatto consegnare tutti i condannati a morte al momento presenti in carcere a Roma, cominciando dai partigiani ma scartando le donne (nei mesi successivi però sarebbero state uccise anche donne).
Il numero risultò essere troppo basso e allora si fecero consegnare gli indiziati di reati che avrebbero potuto portare alla pena capitale.
I prescelti rimasero troppo pochi e allora passarono a rastrellare gli ebrei. Non avendo raggiunto la quota di 330 vittime, ordinò al questore di fornirgli una cinquantina di individui da mandare al macello.
Il questore, Pietro Caruso, si consultò con il Ministro dell’Interno, Guido Buffarini Guidi, il quale si limitò a dirgli che era meglio assecondare i tedeschi.
Il questore consegnò a Kappler solo un medico condannato a morte per mercato nero. Ovviamente non era sufficiente e obbligò i funzionari a trovare a tutti i costi quelli che mancavano altrimenti li avrebbero presi loro a caso. Furono svuotale le carceri…
Il resto lo conosciamo, ne parleremo diffusamente il prossimo anno.
Aggiungiamo solo che ai soldati superstiti del battaglione Bozen era stato concesso l’onore di fucilare gli ostaggi. I soldati altoatesini si rifiutarono, affermando che loro non erano assassini.
Più di un ufficiale tedesco si era rifiutato, ma la maggior parte obbedì.
Ultima precisazione. Non molto tempo dopo Roma fu liberata e per prima cosa venne fucilato il questore Caruso.
Il ministro Buffarini Guido fu fucilato un mese dopo la fine della guerra in seguito alla sentenza di un tribunale piuttosto sbrigativo.
Mussolini lamentò che in queta maniera i tedeschi avrebbero fatto crescere l’antipatia deli Italiani.
Kappler fu processato in Italia. Si era giustificato dicendo che aveva ricevuto ordini dal Führer, ma avendone uccisi 335 (cioè 5 di più) fu condannato all’ergastolo. Che scontò quasi completamente, riuscendo a evadere pochi mesi prima della sua morte.
Anche il braccio destro di Kappler, capitano Priebke, fu condannato all’ergastolo. Ma riuscì a passare la sua vita in tutta serenità, finché i nostri servizi segreti lo individuarono ormai vecchio e fu incarcerato. Gli ultimi mesi di vita li passò a piede libero - con la scorta - ma in stato di mentecatto.
Come abbiamo visto, le vittime non furono solo antifascisti. Sicuramente c’erano anche loro, ma la rappresaglia fu perpetrata ai danni degli Italiani, che Hitler considerava traditori.
Il massacro delle Fosse Ardeatine fu una strage ai danni del popolo italiano. Punto.
GdM