Prima Guerra Mondiale: la guerra sottomarina tedesca

È online la decima puntata del progetto «La Grande Guerra+100»

Di fronte allo stagnare delle operazioni sul fronte di terra gli alti comandi tedeschi sfruttarono in maniera nuova e spregiudicata la moderna arma del sommergibile.
Fu l’estremo tentativo della Germania di accorciare la guerra e cogliere la vittoria decisiva.

Nel primo decennio del ’900 la Kaiserliche Marine, guidata dall’ammiraglio Alfred von Tirpitz e influenzata dalle teorie navaliste, si era impegnata a fondo nel portare la propria flotta d’alto mare a una forza paragonabile a quella della Royal Navy.
Tuttavia agli esordi della Grande Guerra la marina tedesca era ancora pesantemente inferiore a quella britannica: alle 29 Dreadnoughts della Royal Navy, per un totale di 2.205.000 tonnellate, la Kaiserliche Marine poteva opporne solo 17, per complessive 1.019.000 tonnellate.
Nonostante la superiorità numerica, i vertici britannici vedevano nella flotta tedesca una grave minaccia alla propria supremazia sui mari.
Fu così adottata una strategia che abbandonava la tradizione nelsoniana dello scontro decisivo, approdando all’approccio più indiretto della «flotta sempre all’erta», schierata come una grande diga nella base navale scozzese di Scapa Flow.
A loro volta i vertici della Kaiserliche Marine, consci dell’inferiorità della propria flotta e dell’impossibilità di cogliere di sorpresa un nemico costantemente in guardia, decisero di mantenersi su posizioni difensive, fedeli ai principi della fleet in being.
La strategia tedesca mirava perciò a salvaguardare il più possibile la flotta d’alto mare nella speranza che i posamine e i sommergibili indebolissero quella inglese.
Tutto questo nella convinzione che una rapida sconfitta della Francia e il blocco navale avrebbero rapidamente concluso il conflitto.
 

L’U20, il sommergibile che affondò il Lusitania, arenato per un guasto sulle coste danesi (Wikipedia).
 
 Bombardamento in mare
All’origine della passività tedesca nella guerra navale vi erano inoltre ragioni di natura geografica: il tratto costiero del Mare del Nord era profondamente frastagliato e protetto da isole fortificate che difendevano le basi di Wilhelmshaven, Cuxhaven, Bremerhaven, senza contare che i tedeschi potevano contare sul canale di Kiel, una straordinaria «porta di servizio» che metteva in comunicazione il Mare del Nord con il Baltico e il grosso della flotta.
Insieme a queste valutazioni le ridotte dimensioni, la difficile individuabilità e la capacità di svolgere rapidi attacchi per poi riparare nelle basi navali rendevano i sommergibili l’arma ideale da opporre allo strapotere britannico.
Anche per queste ragioni nei primi mesi di guerra si segnalarono solamente alcuni scontri minori e non vere battaglie navali (Helgoland, Coronel, Falkland e Dogger Bank), così come gli attacchi dei sommergibili alle ben difese e veloci corazzate inglesi si rivelarono infruttuosi.
Nel febbraio del 1915 tuttavia vi fu la svolta che mutò la guerra sui mari. Il conflitto, dopo la mancata vittoria in Francia, si apprestava ad essere lungo ed impegnativo e il rischio di uno strangolamento delle risorse economico-industriali della Germania era elevato.
Fu così che la Kaiserliche Marine privò di ogni restrizione la guerra sottomarina che fino a quel momento aveva risparmiato il naviglio mercantile e neutrale, in particolare quello statunitense.
Le acque intorno alle isole britanniche furono dichiarate zona di guerra: ciò significava che qualsiasi nave trovata in quell’area sarebbe stata affondata. 
 

Libau, Mar Baltico. Torpediniera tedesca.
 
 La Germania alla conquista dei mari
La prima fase della guerra sottomarina, pur dando risultati modesti che lasciavano presagire ulteriori e più proficui sviluppi, rischiò di provocare un intervento degli Stati Uniti in guerra.
Con l’affondamento del piroscafo Lusitania (7 maggio 1915), in cui perirono 123 cittadini americani, si innescò una crisi diplomatica tra USA e Germania che portò alla sospensione della guerra sottomarina indiscriminata (1 settembre 1915).
Tale tregua era destinata a non durare. Dopo la battaglia dello Jutland (31 maggio 1916), con lo sfortunato tentativo della Hochseeflotte di sfidare la Grand Fleet britannica, la Kaiserliche Marine ritornò con maggior determinazione e mezzi più ampi al sottomarino.
Inizialmente i sommergibili tedeschi colpirono soprattutto nel Mediterraneo al fine di non urtare gli interessi americani, tuttavia nel febbraio del 1917 la Germania proclamò nuovamente la guerra sottomarina senza restrizioni.
Il rischio di un intervento statunitense in Europa fu infatti ritenuto trascurabile perché i vertici dell’esercito ritenevano di essere in grado di liquidare le forze alleate prima che i contingenti americani giungessero al fronte.
 

Sommergibile tedesco arenatosi presso Calais (1917).

La pressione esercitata dai sommergibili sui rifornimenti inglesi fu tale che nell’aprile 1917 colarono a picco 852.000 tonnellate di naviglio mercantile: il 25% delle navi non faceva ritorno.
Il protrarsi di una simile situazione avrebbe portato il Regno Unito al collasso, tuttavia le promesse degli ammiragli tedeschi di una rapida risoluzione della guerra per strangolamento erano ben lungi dall’avverarsi.
Accanto al razionamento alimentare e all’aumento della produzione interna, il Regno Unito reagì posando campi di mine sempre più vicini alle coste tedesche, mettendo a punto aerei e navi antisommergibili, ma soprattutto adottò l’efficace sistema dei convogli navali facendo precipitare inesorabilmente il numero dei siluramenti.
Nel giugno del 1917 gli affondamenti si erano ridotti a meno di duecentomila tonnellate ed entro la fine dell’anno la minaccia di un blocco dei rifornimenti era scongiurata.
Nei primi mesi del 1918 le perdite di sommergibili erano ormai proporzionali ai danni arrecati al nemico: nel mese di maggio andarono perduti 14 sommergibili su 125 disponibili.
Le ragioni della sconfitta vanno ricercate all’interno della stessa Kaiserliche Marine: l’uso intensivo del sottomarino non fu sostenuto da un numero sufficiente di equipaggi addestrati, pregiudicando il rendimento e il crollo nervoso degli uomini.
Sommergibili e marinai furono presenti in numero troppo limitato rispetto all’entità del compito loro assegnato.
Indicativo della mole di lavoro cui furono sottoposti è il caso del sommergibile U-35, comandato da Lothar von Arnauld de la Perière, che tra il marzo 1915 e il marzo 1918 affondò 546.707 tonnellate di naviglio alleato nel Mare del Nord e nel Mediterraneo, stabilendo un drammatico record rimasto insuperato.
 

Nave da guerra inglese nella tempesta (1915).
 
 Link di divulgazione
http://www.lagrandeguerra.net/ggmsub.html
https://www.google.it/#q=guerra+sottomarina+indiscriminata&start=0
 
 Link di approfondimento
http://www.icsm.it/articoli/ri/marenord1914.html
http://www.icsm.it/articoli/ri/mediterraneo1914.html
 
 Link Musei
http://www.iwm.org.uk/history/u-boat-warfare-during-the-first-world-war (EN)
http://www.deutsches-museum.de/en/collections/transport/maritime-exhibition/u1/

 Contatto 
[email protected] 
 
I sommergibili U35 e U52 nel Mediterraneo.