Concluso nel sangue l’assurdo sequestro del fanatico a Sydney

Sono morti l’attentatore e due ostaggi, non si sa per mano dell’attentatore o delle forze speciali

È durato 16 ore l’assurdo sequestro messo in atto dell’estremista islamico che pretendeva di agire nel nome di Hallah sul territorio australiano.
Un sedicente religioso radicale iraniano, di nome Man Haron Monis, aveva preso in ostaggio una cinquantina di clienti che frequentavano una pasticceria di Sydney e aveva cominciato a chiedere cose piuttosto incomprensibili e assurde in cambio della liberazione degli ostaggi, tanto vero che le autorità locali hanno capito subito che non c’era spazio di manovra nelle trattative con l’esaltato.
E dovevano averlo capito anche gli ostaggi, perché una ventina di loro aveva provato a scappare e, dato che era solo, molti sono riusciti a farcela.

Alle 2.15, ora locale, il blitz delle forze speciali, con la tecnica ormai nota. Qualche esplosivo volto a intontire e accecare l’attentatore e quindi l’irruzione.
Nel trambusto alcuni ostaggi sono riusciti a scappare, altri sono rimasti a terra. La squadra si era portata al seguito un infermiere specializzato in rianimazioni col defibrillatore, ma i morti sono stati ugualmente tre e i feriti gravi altrettanti. Non si sa per mano di chi, cioè se dell’attentatore o degli agenti.
Tra i morti, il fanatico. Un iraniano sulla cinquantina, che si era rifugiato in Australia nel 1996. Alla faccia della gratitudine.
Aveva più volte minacciato i soldati australiani inviati in Afghanistan, giungendo perfino a scrivere lettere offensive ai familiari dei caduti.
Aveva evidentemente condiviso la campagna di odio omicida dei fanatici islamici dell’ISIS e alla fine ha messo in atto questo gesto che, ripetiamo, non si capisce con quali finalità.