Maimone e Pollini… a rincorrere le cose perdute

Giorgio Maimone, Luca Pollini: «Oggetti smarriti - Piccolo catalogo delle cose perdute» – Di Luciana Grillo

Titolo: Oggetti smarriti. Piccolo catalogo 
            delle cose perdute
 

Autori: Giorgio Maimone e Luca Pollini
Editore: Morellini 2019
 
Pagine: 172, Brossura
Prezzo di copertina: € 14,90
 
Per chi come me legge almeno un libro alla settimana, scritto da una donna, avere fra le mani «Oggetti smarriti – piccolo catalogo delle cose perdute» scritto a quattro mani da due uomini è un privilegio, sia perché mi incuriosisce (e dunque trovo volentieri il tempo per leggerlo), sia perché la nostalgia per oggetti che hanno fatto parte della mia giovinezza mi obbliga a ripensare a fatti, amici, viaggi, scoperte, primi amori… che pensavo di avere ormai archiviato nella mia mente.
Giorgio Maimone, scrittore, teatrante, critico musicale, e Luca Pollini, autore di reading teatrali e saggi di storia contemporanea, nonché amante del rock, insieme hanno compilato un lungo elenco di cari estinti ed altri, meno lunghi, ma forse in continuo avanzamento, di oggetti giunti a fine corsa, di professioni a rischio e dei resuscitati.
 
I cari estinti sono 75 «cose» che ci hanno accompagnato nella seconda metà del secolo scorso, dal borsello, che compare negli anni Settanta, quando «le cravatte sono più larghe e corte del solito…» e questo nuovo accessorio fa sembrare «tutti controllori, perché rimanda immediatamente all’autobus e al personale che chiede il biglietto», al ciclomotore Ciao, «l’elettrodomestico su due ruote» presentato ufficialmente l’11 ottobre del 1967.
Costava cinquantacinquemila lire, «sembrava una bicicletta grossa e un po’ pesante, niente di rivoluzionario. Invece quella specie di bici a motore ha stravolto il mondo dei trasporti… ha motorizzato milioni di persone che – senza di lui – avrebbero continuato ad andare a pedi o in autobus o, semplicemente, sarebbero restate a casa», alla Graziella, la bicicletta pieghevole destinata ad un pubblico femminile, che diventa subito un «nuovo simbolo di libertà e di anticonformismo», alla Saltafoss, «una sorta di stato dell’arte della ciclistica maschile» e alla Lambretta che, con la Vespa, divide «nel dopoguerra il popolo dei neo-motorizzati creando una contrapposizione quasi filosofica».
 
E chi non ricorda la cinghia dei libri? «Rappresentava l’evoluzione della cartella… era elastica...le più smart erano regolabili, le più veraci no… Se un ragazzo iniziava a corteggiare una ragazza, come segno di gentilezza le portava i libri chiusi dalla cinghia».
Quanto al materiale cartaceo, sempre meno usato oggi, gli autori ricordano il diario (e non possono non citare il film di Nanni Moretti, Caro diario) che «ora non esiste più. I diari di tutti sono in pubblico su Facebook… si compilavano rigorosamente a mano… ci si scriveva di tutto: gli amori, i possibili amori, gli amori negati…», gli elenchi telefonici che «per anni sono cresciuti di pagine e nelle grandi città erano addirittura divisi in due volumi, con copertine coloratissime, zeppe di pubblicità», l’enciclopedia «bella, imponente, una dozzina e anche più di volumi pesanti, scritti fitti e in corpo piccolo. Un’enciclopedia non banale ci volevano anni a pagarla» e il fax, «un sistema che serve a trasferire documenti tramite la rete telefonica… ufficialmente morto il 9 agosto del 2013 con la conversione del Decreto fare, che esclude da parte della Pubblica Amministrazione la trasmissione di documenti con questo sistema in favore di quello digitale… Insomma, per il fax non è più tempo».
 
Tra gli oggetti smarriti, gli autori ricordano le figurine e il flipper, il fustino del detersivo («sbarcato in Italia nel 1965, ha conquistato subito le massaie, grazie ai primi testimonial: Mike Bongiorno e Paolo Ferrari su tutti») e il gettone telefonico, di cui si ripercorre la storia, a partire dal 1927.
L’elenco è lungo, ci sono i giochi e la moquette, il mangiadischi e la cinepresa super 8, il totocalcio e i transatlantici, l’ovetto di legno o di marmo o di alabastro che si usava per rammendare i calzini, e così via!
Meno ricchi gli altri cataloghi, ma non meno tristi: la caffettiera moka è soppiantata da capsule, le edicole chiudono, le foto non si stampano più e, quanto alle professioni in via di estinzione, ci sono le portinaie, «non era solo la custode del palazzo, che controllava chi entrava e chi usciva, ma anche la custode dei segreti di tutto uno stabile».
 
Nel capitolo dedicato ai resuscitati, riaffiorano tra gli altri il calciobalilla e i vinili, i giochi di società e – resurrezione inaspettata – i libri, se è vero che «gli e-book non riescono a soppiantare i volumi di carta. Forse è una questione di fascino: un libro imprigionato dietro a un monitor è una cosa inerte, non fa rumore quando giri le pagine, non ha peso, non ha forma. I libri elettronici sono tutti uguali: stesso carattere, stessa spaziatura nella pagina, stesso finto inchiostro».
Maimone e Pollini hanno svolto un lavoro egregio, hanno dato nuova vita a oggetti che forse possono tornare e comunque ce li hanno riproposti, indicandoci che il cambiamento ci attraversa e che ad esso ci adattiamo, sia pure con qualche rimpianto.

P.S. …A rincorrere le cose perdute ricorda il titolo di un altro libro di Maimone e Arosio, «A rincorrere il vento - ’68: il B-Side», recensito nella rubrica «Storie di donne/ Letteratura di genere» (Vedi).

 Gli autori 
Giorgio Maimone
Caporedattore de «Il Sole 24 Ore» per oltre trent'anni, ha anche lavorato in teatro, diretto una delle prime radio libere della sinistra milanese, Radio anale 96 e, in seguito, Radio Regione.
Ha fondato e diretto il portale della canzone d’autore La Brigata Lolli e ha collaborato con le reti Mediaset come ideatore e autore di programmi.
Si occupa di recensioni librarie e discografiche per il settimanale «Gioia», si definisce gourmet per vocazione, anche se si occupa del fenomeno della nascita dell'alta ristorazione per lavoro, ad esempio con Cnn Italia. Del 2013 è il suo primo libro Vertigine, edito da Baldini & Castoldi e scritto con Erica Arosio, un giallo ambientato nella Milano degli anni '50. Sempre con Erica Arosio ha scritto anche L'amour gourmet...
 
Luca Pollini
Luca Pollini, cresciuto nella Milano degli anni Settanta, è giornalista, saggista e autore. Ha pubblicato, tra gli altri, I Settanta, gli anni che cambiarono l’Italia; Gli Ottanta, l’Italia tra evasione e illusione; Hippie, la rivoluzione mancata; Amore e rivolta a tempo di rock; Immortali; Restare in Vietnam; Ordine compagni! Per il teatro ha scritto Ci hanno rubato la parola amore.
Collabora con diversi giornali, cura retrovisore.net, sito dedicato alla storia del costume, ed è tra i fondatori di mollybrown.it, blog di cultura pop. Musicalmente onnivoro, crede nel rock e rimpiange il Festival del Parco Lambro.