In ricordo del comandante Francesco Volpi – Di Ettore Zendri
Aveva accompagnato i soci dell’Associazione di auto storiche Registro Fiat Italiano in una visita guidata al Museo Caproni
>
Il Colonnello Francesco Volpi se n’è andato... qualche settimana fa, il 19 novembre 2019, quando ha intrapreso l’ultimo volo all’età di 105 anni, appena compiuti lo scorso 13 ottobre.
Quando l’abbiamo incontrato la prima volta era il 14 ottobre 2012; una domenica mattina trascorsa al Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni di Trento.
Era appena sceso dall’aereo che aveva pilotato sopra i cieli di Trento e, accompagnato da giornalisti e fotografi, era venuto verso di noi per accompagnarci in una visita guidata che fin dai primi momenti dava la sensazione di essere un momento speciale, che sarebbe diventato un ricordo indelebile per noi, gli amici del «Registro Fiat Italiano» partecipanti a quella gita d’autunno in Trentino.
Il giorno prima aveva compiuto 98 anni e, come ogni anno, in occasione del suo compleanno, faceva un volo sopra la sua città e ha continuato a farlo anche negli anni a venire, fino al 2018, all’età di 104 anni.
Classe 1914, l'anno in cui il Trentino entrava in guerra, aveva studiato al Liceo classico G. Prati di Trento, aveva conseguito il brevetto di volo a Cameri (NO), pilotando l'aereo Caproni Ca.100 nel 1935 (un biplano da turismo, usato anche come aereo da addestramento, realizzato dall'azienda aeronautica italiana Aeronautica Caproni), aveva studiato Giurisprudenza all'Università di Bologna e poi di Padova, laureandosi nel 1938.
Dopo ben 83 anni, volava ancora, unico pilota al mondo che poteva vantare 83 anni di attività di volo ininterrotta.
Quella mattina, dopo averci accompagnati in visita al museo con dovizia di spiegazioni sui cimeli esposti e sull'evoluzione dell'aviazione nel corso di tutto un secolo, si era fermato a parlare con noi e ci aveva chiesto delle nostre auto storiche, che nella sua gioventù erano una novità, il sogno della sua generazione.
Ci aveva chiesto delle nostre passioni e noi gli avevamo chiesto dei suoi aeroplani, dei suoi voli, delle due guerre mondiali, delle sue 236 missioni sul fronte russo durante la seconda guerra, nel Mediterraneo e sull’isola di Malta.
Gli avevamo chiesto della sua medaglia di bronzo al Valor Militare, ottenuta per il suo incessante prodigarsi tra l’aeroporto base e i punti più avanzati del fronte russo, nell’estremo tentativo di rifornire di cibo e vestiario i soldati italiani stremati in una fase delicatissima della disfatta in Russia.
E lui si era perfino complimentato con noi per la nostra passione e per il nostro impegno in ambito associativo e culturale; però eravamo noi che, in confronto, ci sentivamo tanto piccoli.
Una persona così, che con discrezione e serietà ha contribuito a scrivere pagine speciali della storia del Novecento, distinguendosi per non comuni doti di professionalità, cultura, umanità e grande umiltà, dovrà, ora più di prima, costituire un monito per le attuali e prossime generazioni che abitano questo mondo in fermento.
Un grande esempio, in un’epoca in cui i valori umani e sociali sembra si stiano perdendo, che non deve essere dimenticato.
Ci eravamo salutati con un brindisi di arrivederci.
Questa era stata la cornice ideale del momento culturale che aveva caratterizzato la giornata, nel consueto appuntamento d’autunno in Trentino con gli Amici del Registro Fiat Italiano; poi, tutto il resto…
Ettore Zendri