Brexit: i sondaggi danno il 52% ai SÌ degli Inglesi all’Europa

Ma con uno scarto così piccolo sarebbe una vittoria di Pirro. Ma è un segnale chiaro e forte rivolto all’UE che non va: è ora di voltare pagina

Si tratta di sondaggi e quindi i risultati vanno presi con le pinze in quanto lo scarto è minimale: il 2%. Tuttavia in Gran Bretagna stanno festeggiando come se il risultato fosse certo. Cameron ha ringraziato gli elettori, Farage ammette di aver perso la battaglia, «ma - aggiunge -  vinceremo la guerra».
Anche i mercati finanziari stanno confermando il risultato, con la sterlina che si è portata a un dollaro e mezzo e Wall Street che è schizzata in altro.
Domattina avremo la certezza.
Nel frattempo, tuttavia, vanno fatte alcune considerazioni.
 
Anzitutto il leader del NO, Farage, ha ragione a dire che ha perso una battaglia ma non la guerra, perché un paese che per quasi la metà è contrario all’Europa non può essere considerato europeo.
Se poi si pensa che il Regno Unito ha avuto dall’Europa favori che gli altri stati neppure sognano, si è autorizzati a pensare che probabilmente la pensa così la metà dei cittadini europei.
Evidentemente lo scontento è emozionale e non motivazionale, perché la Gran Bretagna aveva solo da perdere dall'uscita. 
Basti pensare che la maggior parte delle automobili giapponesi destinate al mercato europeo sono fabbricare nel Regno Unito. Se la brexit fosse andata in porto, il ritorno del dazio al 10% avrebbe fatto perdere all'UK mezzo milione di posti di lavoro.
Per non parlare dei generi alimentari, di cui la Gran Bretagna è povera al punto da dipendere dai paesi mediterranei.
Comunque sia, l’Europa ha fatto una bruttissima figura nei confronti degli europei perché si è dimostrata forte con i deboli (la Grecia) e debole con i forti (la Gran Bretagna).
 
Ciò premesso, ci si augura che il pericolo corso dall’Unione Europea obblighi la stessa a rivedere tutta la politica, a partire dalla decisione di darsi una costituzione, condivisa e votata da tutti gli stati.
Se ci fosse stata una costituzione che non prevedeva l’uscita dei propri membri, la Gran Bretagna non avrebbe potuto effettuare un referendum.
Ma soprattutto la costituzione dovrà essere precisa sulla sovranità del’Unione Europea. Finché sono gli stati a decidere la politica comunitaria, il Parlamento e la Commissione Europea potrebbero non esserci neppure.
Ogni stato dovrà rinunciare a parte dalla propria sovranità per conferirla all’Unione Europea, altrimenti saranno sempre gli egoismi nazionali a vincere.
Se dapprincipio l’Unione Europea era nata con lo scopo di evitare altre guerre, oggi dobbiamo fare un passo avanti e decidere i ruoli che le Istituzioni europee debbono essere in grado di svolgere senza doverli sempre negoziare con i Paesi più forti.

GdM