La guerra del Donbass: chi ha ragione? – Di Cesare Scotoni

Stare con la cleptocrazia ucraina o con la difesa di chi da oltre un lustro veniva discriminato, vessato e bombardato quotidianamente?

Poiché nei giorni scorsi L’Adigetto.it ha voluto ospitare quello che abbiamo descritto come un tentativo di «Non prendere il sacco in cima» (vedi) e che quell’intervento sembra aver riscontrato un certo interesse, approfitto della disponibilità del Direttore per spiegare la mia posizione sul tema e le ragioni che la originano.
Il 14 febbraio dello scorso anno, rientrando da Mosca dopo alcuni giorni di lavori e incontri, scrissi a una mia figlia che vive e lavora ad Helsinki: «Credo sia il caso che le vacanze che avete in programma qui in Italia le facciate già dalla prossima settimana, anche solo una decina di giorni perché, se gli Stati Uniti dovessero intervenire a fare un po’ di casino nell’Unione Europea, potrebbe esservi un conflitto già attorno al 23 febbraio».
Poiché non ho una «sfera di cristallo» e ho formazione tecnica, quel convincimento nasceva da ciò che già pubblicai proprio su questa testata in precedenza, da alcuni elementi contingenti e da un paio di circostanziate conversazioni.
 
Già la Presidenza Obama aveva richiamato esplicitamente ed almeno 3 volte la Germania della Merkel chiarendo che la bilancia commerciale di quel Paese, così proiettato nell’Export verso Cina e Federazione Russa, assieme ad un contesto europeo quasi deflattivo, figlio della BCE di Mario Draghi, fosse un fattore di disequilibrio non solo per l’Unione Europea, ma per le economie mondiali.
L’Amministrazione Trump aveva successivamente manifestato più di una perplessità sul fatto che quel Gigante Economico non partecipasse adeguatamente al Bilancio della NATO e che il costo della Protezione dell’occupante e alleato d’oltre Atlantico andava meglio remunerato. Giungendo finanche a minacciare di spostare le proprie truppe fuori da quel Paese e indebolirlo da un punto di vista geopolitico.
 
Per rafforzare quell’avviso, le navi di alcuni Paesi dell’Alleanza Atlantica presero a disturbare deliberatamente la posa dei tubi del NorthStream2 con cui le forniture tedesche di gas avrebbero tagliato fuori parte dei gasdotti da EST e reso la Germania un esportatore di Gas verso l’Europa del Manifatturiero, proprio nel mentre che l’impantanarsi dei Progetti verso l’Adriatico tra il SouthStream, il Nabucco e l’Impianto di rigassificazione British Petroleum da un lato e disastro libico con il GreenStream semivuoto dall’altro, mettevano fuori gioco l’Italia.
Un segnale di «attenzione tedesca» a quella preoccupazione si ebbe quindi con lo spostamento di Ursula von Der Layen (oggi ricordata in Germania il peggior Ministro della Difesa Tedesco della Storia) a Capo della Commissione Europea.
Mentre l’Italia tra M5S e Patto del Quirinale con la Francia si trovava così marginalizzata nello scacchiere globale da non avere più neanche un ambasciatore USA su Roma.
 
Per cui, quando sull’Emergenza Pandemica, ci si ritrovò l’Europa senza più Schengen e libera circolazione, il debito in crescita e il PIL in calo, una frattura tra la Cina e il suo principale partner tecnologico i cittadini della Federazione Russa che, pur vaccinati venivano respinti alla frontiera perché il loro vaccino «non veniva riconosciuto» d’ufficio da un’Europa che validava invece un prodotto sperimentale e non approvato, l’ex agente KGB in Germania, l’amico dell’ex Cancelliere Schroeder e della Cancelliera Merkel, l’uomo che aveva lasciato affondare Berlusconi e la sua rivoluzionaria proposta di cambiamento della NATO, fatta a Pratica di Mare nel 2002, vide un’occasione troppo ghiotta per vedere il Progetto dell’Unione Europea infrangersi tra interessi particolari e spese per la Difesa.
E ritrovare quel predominio continentale che da Napoleone a Hitler ha sempre considerato l’asse Parigi, Berlino, Mosca alternativa e vincente sul Grande Mediterraneo della Via della Seta.
 
Certo la NATO ha sempre spinto per avvicinare Mosca ai propri cannoni e la vicenda del Kosovo offriva tutte le innegabili ragioni per giustificare sotto il profilo del Diritto Internazionale con una reazione imperiale a fronte di una sfacciata provocazione.
Provocazione che tutti aspettavano e di cui tutti sapevano. Per cui alla fine dell’esercitazioni il 21 febbraio 2022 il ritiro fu modulato con la dislocazione di mezzi senza equipaggio a ridosso del confine ucraino ed il 22 febbraio 2022, il bombardamento ucraino su Donetsk e la richiesta di aiuto da parte delle popolazioni separatiste che l’Europa, con la Francia e la Germania, non avevano voluto e saputo proteggere negli 8 anni precedenti, portò ad un’immediata e preparata reazione che vide le truppe russe raggiungere i mezzi in attesa a ridosso del confine ed entrare fino alla capitale del Donbass in 7 ore.
Tutto come pianificato in attesa di quella provocazione.
 
Chi ha ragione? Stare con la cleptocrazia ucraina o con la difesa di chi da oltre un lustro veniva discriminato, vessato e bombardato quotidianamente?
La pulizia etnica è un disastro umanitario cui opporsi o è anche l’occasione di trasferire personale qualificato di lingua russa dalle zone industriali ucraine alla vicina Russia?
La distruzione sistematica dell’esercito fratello che si è posto al servizio della NATO è un modo poco elegante per spiegare a tutti che stare con l’occidente atlantista è un cattivo affare?
Il rinnovo di arsenali obsoleti da parte dei Paesi che sostengono Kiev e generano credito che potrà essere ripagato da Kiev con debiti e contratti è un modo di far ripartire l’economia dopo la stagnazione firmata da Draghi alla BCE?
 
In realtà è tutto vero, tutto e il contrario di tutto. Salvo la strumentale narrazione che ancora contrappone chi in malafede finge ancora di non comprendere che la distruzione dell’Euro è per gli USA più importante di Kiev e che un’Unione Europea in Libera Uscita perché senza il supporto militare USA è imbelle è l’obiettivo di Mosca.
Con chi stare dunque?
Un Europa ambiziosa che vuole essere Terra di Pace e non solo protettorato è la parte con cui stare.
E il baricentro è quel Mediterraneo che ha Roma al Centro. Stiamo quindi con chi non si rassegna a vedere quel progetto franare sotto i troppi Fallimenti e la Corruzione. Chi ci racconta un mondo in bianco e nero, con i buoni e bravi da una parte ed i cattivi, brutti e pazzi dall’altra.
L’ultima occasione saranno le Elezioni Europee del 2024 perché è l’Europa la preda e Kiev è solo un Casus Belli, come prima fu per Belgrado.

Cesare Scotoni