«Dentro la quarta rivoluzione industriale: ma non è per tutti»

Al Festival dell’Economia interviene Francesco Daveri, professore alla Bocconi

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«Stiamo vivendo la quarta rivoluzione industriale, che rende la nostra vita quotidiana più semplice, ma i cui benefici economici non sono per tutti.»
Così Francesco Daveri, professore alla Bocconi, oggi nel corso di un forum incentrato sulla domanda: come sostenere il reddito mentre si cambia lavoro? Anzitutto alcuni dati.
«Nei prossimi 5 anni – ha spiegato Donato Iacovone, amministratore delegato di EY Italia – avremo nel nostro Paese 2 milioni e mezzo di nuovi occupati, di cui il 28% con competenze basiche e il 72% con competenze più alte.
«Dobbiamo impegnarci quindi – ha aggiunto – a creare personale con questo tipo di competenze che possa intercettare l’offerta di lavoro.
«In un Paese come il nostro – ha detto ancora Iacovone – che vive sulla capacità di fare impresa, è necessario creare lavoro legato all'imprenditoria, che porta a sua volta nuova occupazione.»
 

 
«Al momento – ha detto Daveri – solo il 5% dei lavori è stato completamente automatizzato, ma il 60% sarebbe potenzialmente automatizzabile. Le attività operative in contesti stabili, come agricoltura, manifattura e back office, sono fra quelle più facilmente automatizzabili.
«Meno quelle che richiedono l’empatia umana che le macchine non possono certo garantire, come le attività di management, i servizi sanitari o educativi.
«Le soluzioni per attenuare gli effetti sociali dello sviluppo tecnologico? Programmi di formazione permanente, prestiti a lungo termine per finanziare la propria riqualificazione professionale e compensazioni salariali per chi accetta di cambiare lavoro.»
 

 
«Possiamo dire l’impatto della trasformazione tecnologica in Italia è un impatto tutto sommato gestibile – ha rassicurato Maurizio Del Conte Presidente di Anpal, l’Agenzia per le politiche attive – è questa è una buona notizia, non c’è dubbio però che le fasi di transizione sono veloci e non è facile fare previsioni.
«Per sostenere le trasformazioni – ha detto – dobbiamo da un lato sostenere il reddito dei lavoratori che cambiano, attraverso dei piani di accumulo e dall'altra attivare servizi di supporto per favorirne la ricollocazione.»
«Molto importante – ha aggiunto in conclusione Goffredo Freddi, di MSD Italia– è l’attrattività del sistema Paese e la qualità delle risorse umane.»