Sapere cosa fa il vicino di casa: perché è vietato pubblicare i sondaggi

Finalmente si vota e si pone fine alla più brutta campagna elettorale che si ricordi dall’inizio della Repubblica

Molti si sono chiesti per quale motivo sia vietata la pubblicazione dei sondaggi elettorali (la pubblicazione, non i sondaggi in sé), tra i quali anche alcuni stimati colleghi giornalisti.
Quindi vale la pena spiegare le origini e le motivazioni di questo provvedimento.
Il punto di fondo sta nel fatto che la gente, una volta conosciuti i risultati delle elezioni, cambierebbe voto. Questo è dimostrato in anni e anni di studi sugli atteggiamenti comportamentali degli elettori.
Sapere cosa vota il vicino di casa per dargli contro? Pressappoco è così.
Il conoscere le risultanze dei sondaggi dunque sarebbe utilissimo alla libera espressione di voto, se non fosse che, conoscendo il meccanismo comunicazionale, molti pubblicitari amorali e/o privi di coscienza, non esiterebbero a diffondere (e in passato non hanno esitato a farlo) dati non veritieri.
Tanto, chi può confutarli? Per la verità, confutabili lo sono, ma si tratta comunque di una materia di lana caprina.
Quindi il legislatore e quant’altri hanno deciso di porre il divieto di pubblicazione. Giustamente, ahimè.

E ora veniamo ai fatti di queste elezioni.
Fatta la legge, trovato l’inganno. Molti, troppi, blog hanno pubblicato i risultati dei sondaggi, Che poi siano veri o pilotati non lo si sa per definizione in quanto illegali.
Il più noto è il blog che ha mascherato la pubblicazione dei dati nella veste di «consigli di allibratori» che indicano le possibilità di vittoria di un cavallo da corsa rispetto all’altro.
Qualcuno ha avuto la trovata che pubblicare la percentuale degli indecisi non fosse una violazione della norma e hanno pubblicato il dato.
Nulla di più sbagliato, perché tutti sanno che gli indecisi non appartengono ai grillini né ai movimenti nuovi e dirompenti. Sono perlopiù elettori che non si riconoscono più nel partito che avevano votato, senza trovare la nuova alternativa. Come dire che o si convincono di votare ancora per il proprio partito oppure non votano affatto.

A monte di tutto, fortunatamente è terminata la fine della più brutta campagna elettorale del dopoguerra (quindi di sempre).
La caduta delle grandi ideologie non ha migliorato il campo, a dimostrazione che la gente ha bisogno di avere comunque un nemico da combattere. Sia esso sportivo, politico,militare, economico, sociale o quant’altro, la gente deve avere un ideale (si perdoni la ridondanza del termine) per cui battersi.
E a guardare questa campagna prendiamo atto che la lotta è stata senza quartiere e senza soglie etiche invalicabili. La maggior parte non ha esitato a fare cose che in periodi non sospetti non avrebbe neppure preso in considerazione.
Ma cosa c’è di tanto grande da non poter essere accettato dai perdenti? Non vogliamo essere banali né superficiali, ma la nostra idea è che alla base di tutto ci siano soprattutto la presunzione e la vanità.

Per fortuna la guerra è finita.
G. de Mozzi