Elsa Fornero è intervenuta al Festival dell’Economia

In merito alla riforma pensionistica che porta il suo nome, ha precisato che «gli stereotipi e l’astio nascono dall'analfabetismo finanziario»

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Elsa Fornero è intervenuta nell’incontro «Donne che pensano i robot e disegnano l’economia», nelle aule dell’Università di Trento, l’economista Elsa Fornero, già ministra del lavoro con delega alle pari opportunità nel Governo Monti.
Si è discusso di rappresentanza femminile nelle università, sia nella didattica sia nella ricerca, con particolare attenzione alle discipline economiche e scientifiche. In settori ancora dominati dagli uomini, la dispersione di competenze è un danno economico e sociale con ricadute allarmanti.
Le altre relatrici: Antonia Caparelli, Monia Azzalini, Barbara Caputo. Incontro a cura delle giornaliste della rete GIULIA e della Fondazione Bracco.
 
Senza peli sulla lingua Elsa Fornero a proposito del nuovo Governo.
«Certamente auguriamo buon lavoro e attendiamo prima di giudicare. Rilevo però con preoccupazione l’assenza del ministero o delle deleghe alle Pari Opportunità.»
L’ex ministra fa riferimento non solo alla parità di genere, ma a tutte le discriminazioni e diseguaglianze che è compito della politica ridurre.
 
In merito alla riforma pensionistica che porta il suo nome, Fornero ha spiegato che gli stereotipi e l’astio derivano da una mancata conoscenza dei fondamenti e degli obiettivi della stessa.
«Quando le persone non vengono raggiunte e non vengono messe in condizione di comprendere ciò che governi e parlamenti mettono in atto, si crea uno scollamento tra la politica e il paese.
«La maggior parte dei cittadini non comprende le urgenti questioni che stanno alla base delle azioni politiche ed economiche, che però hanno ricadute quotidiane sulla vita di ognuno.
«In particolare le donne sono maggiormente esposte ai danni dell’analfabetismo finanziario.»
 

 
L’educazione economica dovrebbe invece far parte della formazione civica degli individui, cosa che il governo Monti di cui faceva parte non ha neppure preso in considerazione.
È anche per questo che la professoressa, che sta per andare in pensione, si dedicherà principalmente alla formazione economica finanziaria, con particolare attenzione all’educazione di bambini e ragazzi.
«Non si deve fare ricerca senza didattica. Dobbiamo investire risorse su istruzione e formazione, valorizzando anche il “life long learning”, la formazione continua a multidisciplinare.»
La necessità di eliminare il gap di genere è stata condivisa e sostenuta anche dalle altre ospiti presenti all’incontro Antonia Carapelli, economic advisor, rappresentante in Italia della Commissione Europea; Monia Azzalini, Osservatorio di Pavia; Barbara Caputo, ingegnera informatica, Università La Sapienza.
 
Esperte di economia e STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), le docenti hanno convenuto sulla necessità di intervenire per favorire e sostenere la parità di genere nel mondo accademico.
Come è risaputo, le donne italiane ottengono risultati migliori dei colleghi uomini: si laureano prima e con voti più alti.
A tali successi non corrispondono però opportunità di carriera, tanto nel pubblico quanto nel privato.
Questa dispersione di talenti, capacità, competenze limita la crescita socio-economica e impedisce la rappresentazione e la partecipazione delle donne nell’economia e nelle politiche pubbliche.