EDUCA: «La scuola (non) è di tutti»
Le misure di contrasto alla pandemia hanno aumentato le disuguaglianze anche nel mondo della scuola: il lockdown ha aumentato le difficoltà
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Le misure di contrasto alla pandemia hanno aumentato le disuguaglianze anche nel mondo della scuola, dove le problematiche dovute al lockdown si sono sommate a difficoltà antecedenti.
La sociologa Chiara Saraceno e il maestro Franco Lorenzoni hanno raccontato una scuola che fatica a trovare le risorse per educare e coinvolgere.
Il rischio è che aumenti sempre più la dispersione scolastica, nella totale indifferenza. Una via di uscita può arrivare dalla collaborazione e dalla capacità di mettere in rete le esperienze più virtuose.
«In Italia l’origine sociale diventa destino.» Non usa mezze misure Chiara Saraceno, sociologa esperta di tematiche legate a cambiamento sociale e sviluppo demografico, per parlare dell’attuale situazione del mondo della scuola nel nostro Paese. E lo fa partendo dal titolo dell’incontro, «La scuola di tutti», trasmesso in diretta ieri sera durante la prima giornata di EDUCA.
«In Italia – ha detto – la scuola non è di tutti, ma non lo era neanche prima della pandemia.»
Il lockdown ha fatto esplodere problemi, tensioni e disuguaglianze già presenti.
Come emerge anche dai risultati, presentati dalla docente, dell’ultima indagine internazionale PISA, che mostra come il 47% dei quindicenni italiani provenienti da famiglie con basso reddito non raggiunge le competenze minime adeguate all’età.
Un risultato che non ha nulla a che vedere con l’intelligenza, bensì con la possibilità di accedere agli stimoli giusti, che dovrebbero arrivare dalla famiglia o, in compensazione, dalla scuola.
«Queste disuguaglianze – ha continuato Saraceno – derivano sia dall’origine sociale, sia dalla scuola, che non solo non riesce ad avere un ruolo di compensazione, ma conferma le differenze sociali.»
Che così si rafforzano, generazione dopo generazione.
«Tra i figli di non diplomati, due su tre non si diplomano» ha aggiunto Franco Lorenzoni, maestro elementare e fondatore della Casa-laboratorio di Cenci, un luogo di ricerca educativa ed artistica che si occupa di tematiche ecologiche, interculturali e di integrazione.
«Uno Stato democratico non può tollerare che ci siano persone che hanno il destino segnato dal luogo in cui nascono. La scuola – ha continuato Lorenzoni – dovrebbe essere un’incubatrice di vocazioni. Rinunciarvi significa buttare via delle intelligenze.»
Il ragionamento dei due docenti, guidati dalla moderatrice Viviana Sbardella, sovrintende scolastica della Provincia Autonoma di Trento, è proseguito richiamando i principi fondamentali di equità, integrazione e pari dignità, contenuti nella nostra Costituzione, nella Carta dei diritti dell’uomo e ripresi anche dall’Agenda 2030 dell’Onu, che si pone come quarto obiettivo fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti.
Obiettivo che ha portato all’organizzazione di questo incontro in collaborazione con la Federazione Trentina della Cooperazione, che sostiene il festival nazionale dell’educazione fin dalla prima edizione.
«L’equità – ha detto la responsabile dell’Area Formazione e Cultura Cooperativa Jenny Capuano, portando il saluto della Cooperazione Trentina – è un principio cardine per chi crede nella cooperazione come strumento di coesione sociale, di inclusione e di costruzione di comunità prospere. È questo il motivo che ci ha spinto a collaborare con EDUCA per l’organizzazione di questo evento e che ci spinge ogni giorno a lavorare con le nuove generazioni, a fianco degli insegnanti, affinché conoscano la storia, i valori, le modalità di funzionamento e le opportunità che tutt’oggi offre loro la cooperazione.»
E proprio agli insegnati è stata dedicata l’ultima parte dell’incontro. Insegnanti bravi, che, come ha detto Lorenzoni, «non si limitano a fare scuola, ma fanno la scuola».
«Le buone esperienze nella scuola ci sono – ha concluso Saraceno – ma non riescono a fare massa critica.»
Ecco perché diventa importante riuscire a mettere in rete i modelli più virtuosi e innovativi, e promuovere la cooperazione non solo tra insegnanti, ma anche tra mondo della scuola e realtà che operano sul territorio.