Intervista a Donata Borgonovo Re, Difensore Civico
- Non c'è nulla che possa impedire alla mia Istituzione di prendere visione di un qualsivoglia documento - L'apparato amministrativo dovrebbe sempre interrogarsi sull'effettivo rispetto dei canoni dell'imparzialità - Segreteria del PD? Fantasie estive - Quote rosa: Non si deve essere costretti a scegliere tra rappresentanti di un solo sesso
Non è facile intervistare la
Difensore Civico della provincia di Trento senza sentirsi un senso
di colpa per il tempo che le si fa perdere. Le istanze presentate
al suo ufficio sono sempre di più e l'ufficio rischia di
scoppiare.
«Perché il suo lavoro aumenta sempre più? - chiedo alla dottoressa
Donata Borgonovo Re, difensore Civico della XIII Legislatura. - La
pubblica Amministrazione è sempre più complessa, oppure la gente
comincia a pretendere una maggiore trasparenza?»
«Credo siano vere entrambe le affermazioni. Da un lato, certamente
l'amministrazione è sempre più complessa e la sua
attività tocca moltissimi aspetti della vita dei cittadini;
dall'altro, si è diffusa, in Trentino, una sempre più chiara
conoscenza dell'istituto del Difensore Civico e i cittadini hanno
imparato a rivolgersi all'ufficio, attendendosi di essere aiutati a
superare le difficoltà incontrate con gli enti pubblici.»
L'istituzione del Difensore Civico è stabilita da una legge
provinciale del 1982. Al di là di quanto dettato letteralmente nel
dispositivo di legge, la funzione giuridica del Difensore è quella
di fare da interfaccia tra i cittadini e la Pubblica
Amministrazione. Non ha ruoli né poteri propri del Magistrato, ma
ha il potere di chiedere e ottenere tutto ciò che serve per
conoscere e valutare ogni possibile atto amministrativo.
Il cittadino che ritiene di aver subito un torto da parte della
Pubblica Amministrazione, può agire in vari modi, il più duro dei
quali è il ricorso al TAR, Tribunale Amministrativo Regionale. Per
ricorrere al TAR, peraltro, è necessario l'appoggio di un avvocato,
il quale costa e non necessariamente porta ai risultati voluti.
Prima di procedere in questa direzione, dunque, si passa dal
Difensore Civico, il quale, lette le problematiche dell'istante, dà
una prima valutazione sullo stato dei fatti.
E qui entrano in gioco i due lati principali della professionalità
richiesta al Difensore, che sono in primis la perfetta conoscenza
della macchina burocratico amministrativa, e in secondo luogo la
sensibilità di trovare il giusto equilibrio tra il non dare false
speranze ai cittadini e il propugnare un deciso intervento a loro
favore.
Accettato il ruolo, il Difensore Civico prende contatto con
l'ufficio della Pubblica Amministrazione interessato, e chiede che
gli vengano messi a disposizione gli atti. Una volta ottenuti, li
studia attentamente e ne valuta la legittimità. Dopodichè procede
come ritiene più opportuno, non escluso, se necessario, anche il
consigliare il ricorso al TAR.
Nella presa conoscenza degli atti, risiede il primo potere del
Difensore Civico. Un cittadino potrebbe incontrare resistenze nel
prendere visione degli atti, ma ancora più difficilmente potrebbe
essere in grado di capire se siano stati violati i suoi diritti o
meno.
«Gli atti della Pubblica Amministrazione - afferma in proposito la
Difensore Civico Borgonovo Re - sono "pubblici"
per definizione. Non esiste la privacy negli atti, ma solo
su alcuni dati che la legge definisce come sensibili.
Quindi non c'è nulla che possa impedire alla mia Istituzione di
prendere visione di un qualsivoglia documento.»
«Anche quelli protetti da riservatezza imposta per legge?»
«Sì, certo. Semmai sarò a mia volta obbligata a mantenere lo stesso
grado di riservatezza attribuito all'atto.»
«Trova resistenze di solito, quando chiede che le vengano messi a
disposizione degli atti?»
«Beh, sì, anche se sempre meno. In un modo o nell'altro il
Difensore va a fare le pulci ad un ufficio, ad una prassi, ad un
funzionario o ad un amministratore. Ma non c'è nulla da fare, in un
modo o nell'altro devono mettermi a disposizione i documenti
richiesti.»
«Sapendo che è sempre possibile una visita del Difensore Civico, è
possibile che la vostra presenza possa fungere anche da giustizia
preventiva?»
«Sarebbe bello se l'apparato amministrativo, nel prendere le
decisioni, si interrogasse sempre non tanto su quello che potrebbe
obiettare il Difensore civico, quanto piuttosto sull'effettivo
rispetto dei canoni dell'imparzialità e del buon andamento.»
«Già questo sarebbe dunque un grande risultato che andrebbe a
consolidarsi nel tempo. - rispondo, ma è qui che si entra nel vivo
del discorso. - Nei mesi passati c'è stata una discussione politica
a distanza, a livello provinciale, riguardo ai poteri del Difensore
Civico.»
«Sì. Una legge della Provincia di Trento in materia di procedimento
amministrativo non aveva inserito un elemento presente invece nella
legge nazionale in materia e cioè la possibilità del cittadino di
rivolgersi al Difensore civico nei casi di diniego di accesso ai
documenti amministrativi per ottenere il superamento del
diniego.»
«Mi pare di aver
capito che la legge, di fronte a un diniego anche se motivato,
prevedeva il ricorso alla Giunta Provinciale, la quale decideva per
il sì o per il no.»
«Salvo il successivo ricorso al TAR per ottenere la disponibilità
degli atti, sulla sentenza del quale anche la P.A. deve piegarsi.
Ma le ripeto che non è al Difensore Civico che si può impedire di
prendere visione degli atti: era al cittadino trentino che si
negava una forma di tutela bonaria riconosciuta invece in tutto il
resto d'Italia.»
«E lei aveva chiesto che venisse modificata la legge appositamente
per consentire questo potere al suo ufficio?»
«Esattamente. C'è stato un certo rincorrersi di ipotesi e
discussioni, ma alla fine il Consiglio ha accettato l'idea di
consentire al Difensore Civico di intervenire nei casi di diniego
di accesso, assicurando ai cittadini di ottenere la documentazione
richiesta.»
«E di poter ricorrere alla Giunta Provinciale.»
«E al TAR.»
«Il Presidente Dellai dice che nulla cambia, con o senza questa
specifica.»
Sorride.
«Comunque sia, io preferisco che il testo della legge della
Provincia di Trento sia sostanzialmente come quelle del resto del
Paese.»
Sorrido anch'io.
«È vero che non può
essere nominata per due volte di seguito?»
«Vero.»
«E perché?»
«Perché durante il mandato del secondo Difensore civico, l'avvocato
Olivo, la legge è stata modificata e si è voluto limitare
l'incarico ad una sola legislatura. Come vede, il Difensore Civico,
a volte può essere molto scomodo…»
«Cioè, lei ad esempio non può essere riconfermata qui per i
prossimi 5 anni?»
«No certo. Io decado con il Consiglio Provinciale. Rimarrò comunque
in regime di prorogatio a reggere l'Ufficio, dato che solitamente
il Consiglio neoeletto impiega qualche mese prima di nominare il
nuovo Difensore Civico.»
«Quindi il nuovo Consiglio Provinciale nasce sapendo già chi
"non" può nominare Difensore Civico?»
«Non dimentichi che il Consiglio è anche un organo legislativo,
quindi può sempre modificare la legge.»
«Vero, ma ora come ora, semmai potrebbe essere nominato nuovamente
l'avvocato Olivo?»
«Certamente, perché sono vietate solo le nomine successive.»
«Qual è il trattamento economico riservato ai Difensori
Civici?»
«Percepisco i due terzi dell'indennità mensile dei consiglieri
provinciali, ho diritto alle medesime indennità di trasferta ma non
percepisco alcun beneficio pensionistico (il famoso vitalizio). Se
poi vi siano benefici ulteriori, non li conosco. »
«Lei ama molto questo lavoro, vero?»
«Sì, - ammette. - L'ho voluto con tutte le mie forze perché sentivo
che era la mia vocazione poter fare l'avvocato della gente.»
«E le è bastato
volerlo fortemente per riuscire anche ad ottenerlo?»
«Devo dire che ho trovato un appoggio trasversale tra le donne di
A.D.Ele., un'associazione che riunisce donne di tutti gli
orientamenti politici e che mi ha sostenuto con un'azione di
lobbying femminile davvero efficace. Quanto alle donne
elette nel Consiglio provinciale sono poche in verità (ed è
fondamentale battersi per un riequilibrio della rappresentanza), ma
sono state abbastanza determinate e convincenti da far sì che io
venissi scelta come Difensore Civico.»
«Di cosa si occupava prima di essere nominata?»
«Mi sono laureata a Milano, ho fatto il dottorato di ricerca
all'Università statale e nel 1991 mi sono trasferita con la mia
famiglia in Trentino, dove mi sono inserita nel mondo
universitario.»
«Giurisprudenza, ovviamente.»
«Esatto, dove tornerò a fine mandato.»
«Perché si vuole battere per ottenere le "quote rosa"? Non le
sembra che rappresenti una discriminante per la democrazia? Non
trova giusto che l'elettore possa scegliere chi preferisce?»
«L'elettore deve però essere messo in grado di scegliere. E non
basta che possa scegliere tra rappresentanti di un solo sesso: i
partiti hanno in questo una grande responsabilità.»
«Ho letto che qualcuno le aveva proposto di candidarsi per la
segreteria del Partito Democratico del Trentino.»
«L'ho letto anch'io.»
«Nel senso che non lo sapeva? Davvero non gliel'hanno chiesto?»
«Assolutamente no. Pensi che ero in vacanza…»
«Davvero non ne sapeva niente di niente?»
«Assolutamente no, e me la sono anche presa. Non so chi può averla
inventata.»
«Ho idea che allora l'abbiano fatto per due motivi. Primo per
bruciare a priori un eventuale suo interesse alla segreteria,
secondo per far conoscere la sua appartenenza.»
«In entrambi i casi, me ne importa poco o niente.»