«Dalla croce dello Stivo alla pianura di Jessore»
Il ricordo di Padre Mario Veronesi in una toccante serata a Ronzo Chienis
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Toccante serata sabato scorso a Ronzo Chienis, in coincidenza con la presentazione del libro «Dalla croce dello Stivo alla pianura di Jessore», scritto da Mariano Veronesi.
In una sala affollata dell’oratorio del capoluogo della Val di Gresta, l’autore ha dialogato con Paolo Farinati, narrando la vita dello zio Padre Mario Veronesi, protagonista di una vita ricca di fede, di generosità, di coraggio e d’infinito amore verso il prossimo.
Nato a Rovereto nel 1912, Mario si distingue fin da giovanissimo per la sua intraprendenza tra i molti giovani che allora frequentavano l’Oratorio Rosmini. È ragazzo di poche parole, come sarà successivamente uomo soprattutto del fare.
Presso lo storico Oratorio della città, negli Anni ’20 e ’30 era forte la personalità di don Antonio Rossaro, padre, tra molte altre meritorie iniziative, anche padre della Campana dei Caduti.
Nel 1933, dopo 19 secoli dalla Redenzione Umana, Papa Pio 11° invita gli italiani, soprattutto i giovani, a posizionare una croce sulle vette più alte e più frequentate della nostra Italia.
Don Rossastro motiva i suoi ragazzi a compiere un’impresa molto significativa e assai ardita: erigere una croce sulla cima dello Stivo, il monte più alto della Vallagarina.
Scatta in tutti un entusiasmo senza pari. Mario Veronesi tra questi è certamente il più determinato.
Lui è pure un riferimento per i suoi coetanei. Infatti, è anche responsabile della locale sezione della Gioventù d’Azione Cattolica, peraltro un’associazione messa al bando dal regime fascista.
A decine i giovani oratoriani si danno disponibili all’impresa e a portare a piedi sulle spalle la croce. Il 17 settembre del 1933 la stessa è eretta sul punto più alto del Monte Stivo e da allora, ovvero da quasi 90 anni, domina e sorveglia la nostra valle.
Mariano Veronesi narra con comprensibile grande emozione questa vicenda.
Negli anni a seguire lo zio Mario sente sempre più forte dentro di sé la chiamata del Signore.
La sua fede lo porta a bussare alla porta dei Padri Saveriani a Parma.
Il 14 agosto 1941 Mario Veronesi entra nel noviziato saveriano di San Pietro in Vincoli (Ravenna). Ha quasi 30 anni.
Inizialmente opera in varie sedi saveriane in Italia, poi il 14 gennaio 1953 arriva a Jessore in Bangladesh ed è subito alle prese con la lingua bengalese, nel tormentato e misero Pakistan orientale.
Lì la popolazione è per oltre il 90% mussulmana, ma Padre Mario si fa ben volere e rispettare da tutti. Il suo insegnamento della parola di Cristo è mite e reverente. È subito amato da tutti.
Purtroppo, scoppia la guerra civile tra i bengalesi e l’esercito pakistano, che si fa ogni giorno sempre più sanguinosa.
Una triste mattina, è il 4 aprile 1971, Domenica delle Palme, un gruppo di ribelli si presenta nella sua missione, Padre Mario li accoglie con la fascia della Croce Rossa internazionale e con le braccia aperte. Ma non basta.
Un colpo di fucile lo colpisce a morte in pieno petto. Cade di schiena, lui così imponente, rimane immobile come Cristo in croce.
Ha 58 anni. È sepolto là, come un eroe e come uno straordinario costruttore di pace.
Nel 2012 la Repubblica del Bangladesh gli ha conferito la più alta onorificenza di «Amico della Nazione del Bangladesh».
Padre Mario Veronesi, un grande indimenticabile roveretano.
Questa è stata l’emozionante narrazione sabato sera del nipote Mariano Veronesi, tra l’altro corista fondatore del Coro Bianche Zime di Rovereto.
Ecco perché la serata è stata poi allietata da alcune belle canzoni dello storico Coro cittadino, con ultima un emozionante «Signore delle cime»...
Un grazie al Sindaco di Ronzo Chienis Gianni Carota e alla sua Assessora alla Cultura Carol Sterni, per la significativa e riuscitissima iniziativa e per la gentilissima accoglienza.
Paolo Farinati – [email protected]